martedì 11 luglio 2017

il manifesto 11.7.17
Ritrovata l’unità con Camusso, Landini entra nella segreteria Cgil
Sindacato. Il leader delle tute blu lascia la Fiom e prende posto nel board confederale. Il congresso si terrà nel 2018. Tra i papabili alla successione con Serena Sorrentino
di Massimo Franchi

Con la proposta di Susanna Camusso di far entrare in segreteria confederale Maurizio Landini fatta ieri in Assemblea generale, la Cgil col voto di questa mattina ritorna ad avere una gestione unitaria dopo tanti anni di divisioni. Dal percorso della più grande organizzazione sociale d’Italia – oltre 5 milioni di iscritti – può venire un insegnamento importante per tutta la sinistra. Quello di mettere da parte le divergenze personali in nome dell’unità.
Il rapporto tra la segretaria generale e il leader della Fiom è stato in questi anni anche troppo sviscerato. Sono passati poco più di quattro anni dal 20 gennaio 2014, giorno in cui Camusso mandò una lettera al Comitato di garanzia per chiedere se i comportamenti di Landini rispettassero lo Statuto. È stato il momento di più acuta divergenza: l’oggetto del contendere era la norma del Testo unico sulla rappresentanza che prevedeva una commissione paritaria sindacati-imprenditori nel caso di mancato rispetto delle regole anche sugli scioperi. In quei giorni si parlò addirittura della possibilità che la Fiom lasciasse la Cgil formando una nuova confederazione.
Ma la differenza che ancora oggi è plasticamente visibile a chi frequenti partiti e sindacati è che il livello di discussione e preparazione in Cgil è molto più alto. Pochi giorni dopo la lettera, infatti, Camusso e Landini erano insieme a confrontarsi davanti ai lavoratori a un’assemblea all’ex Pignone a Firenze in vista del congresso che si tenne a Rimini.
Lì fu Mirko Lami, lavoratore delle acciaierie di Piombino, ad avere l’applauso più lungo quando chiese ai due di smettere di litigare e trovare una soluzione per il bene della Cgil. La ricucitura iniziò qualche mese dopo. Certo, a rendere il tutto più semplice ha contribuito il quadro politico: Renzi che ascolta solo Confindustria e cancella l’articolo 18 e buona parte dei diritti (e del diritto) del lavoro, un Pd che rompe completamente con la Cgil.
E così si arriva alla proposta che a inizio 2016 ricompatta la Cgil e la fa uscire dall’angolo: la Carta universale dei diritti e i referendum abrogativi. Una mossa che i «riformisti» (storicamente vicini al partito, perfino al Pd) in confederazione considerano estremista e che invece Camusso impone.
Se la Cgil in quel momento sterza a sinistra da quel momento parallelamente è la Fiom a diventare più confederale. Tanto che Maurizio Landini – dopo aver vinto la battaglia giudiziaria per riportare la Fiom in Fiat dopo la cacciata di Marchionne – ha iniziato una lunga traversata del deserto per ricomporre un minimo di unità sindacale fra i metalmeccanici, suggellata dalla firma del contratto lo scorso dicembre. Un accordo difficile, non senza compromessi al ribasso (la parte sul welfare aziendale soprattutto) che ha comunque dimostrato come fosse falsa l’accusa che voleva «la Fiom come il sindacato del No, che non firma mai niente».
L’importanza della firma unitaria è tale che proprio per questo quasi certamente Camusso darà a Landini la delega alla contrattazione, ora a metà fra Franco Martini e Vincenzo Colla. Dopo il voto di oggi che ratificherà il passaggio di Landini in confederazione la gestione unitaria avrà come primo appuntamento un’assemblea programmatica sul Mezzogiorno a Lecce a settembre e un’assemblea programmatica a fine anno per decidere come arrivare al prossimo congresso.
Se, come scontato, si rispetterà la scadenza degli otto anni di mandato di Camusso, il congresso si terrà inusualmente in autunno del 2018, evitando la sovrapposizione con le elezioni politiche e il probabile impasse di governo. Camusso ha già fatto capire la sua idea per la successione: non è un mistero che punti a Serena Sorrentino, giovane già passata in segreteria e mandata a «farsi le ossa» nella categoria dei pubblici da 8 anni senza contratto. Su di lei c’è il gradimento dei pensionati dello Spi e dei «riformisti». L’altro papabile «continuista» è Vincenzo Colla, ex segretario dell’Emilia Romagna. Detto questo però Landini potrà giocarsi le sue carte, specie se in questo anno dimostrerà di avere dalla sua quell’appoggio insperato avuto in ogni assemblea Cgil a cui ha partecipato in questi ultimi due anni.