Il Fatto 6.7.17
La solidarietà dei giornalisti: “Azione chiaramente intimidatoria”
Alle
perquisizioni nei confronti di Marco Lillo hanno risposto ieri l’Ordine
e il sindacato dei giornalisti. Nell’esprimere “solidarietà” al
collega, il Consiglio nazionale dell’Ordine manifesta “preoccupazione”
per “un tentativo di minare la libertà di informazione” e “ricorda che
nel momento in cui viene a conoscenza di una notizia il compito di un
collega è quello di informare correttamente l’opinione pubblica. Non è
quindi più accettabile una situazione in cui i cronisti giudiziari
vengono sistematicamente intimiditi e perquisiti”.
La Federazione
nazionale della stampa (Fnsi), con il segretario Raffaele Lorusso e il
presidente Giuseppe Giulietti, osserva che “si cerca di risolvere un
problema reale, quello della fuga di notizie, colpendo chi invece ha il
dovere professionale di dare le notizie nell’interesse dei cittadini ad
essere correttamente informati” e sottolinea che la perquisizione a
Lillo è “un’azione dai chiari contorni intimidatori”.
“Pur di non
vedersi cestinare una querela per diffamazione – scrive il segretario
dell’Associazione stampa romana, Lazzaro Pappagallo – i legali di
Alfredo Romeo, presunto perno dell’assalto alla Consip, si servono
dell’obbligo dell’azione penale per frugare tra le fonti di Lillo e, in
buona sostanza, per intimidirlo”. Stampa romana “ricorda alle Procure
che il lavoro dei colleghi non è merce di scambio nella partita
delicatissima di appalti pubblici così rilevanti” e “ritiene che
sull’accesso agli atti giudiziari si possano costruire insieme percorsi
condivisi e praticabili”. Secondo l’Ordine di giornalisti del Lazio le
perquisizioni “rischiano di apparire come intimidazioni nei confronti
dei cronisti”.