Il Fatto 6.7.17
Consip, Vannoni indagato per favoreggiamento: interrogato, l’amico di Matteo Renzi fa marcia indietro
Interrogato il capo di Publiacqua: marcia indietro sulle accuse a Lotti per la soffiata anti-microspie
di Antonio Massari
Un’altra
accusa di favoreggiamento nel caso Consip. Questa volta, nel registro
degli indagati, finisce Filippo Vannoni. Parliamo del renzianissimo
presidente di Publiacqua a Firenze. Fu lui a dichiarare dinanzi ai pm di
Napoli di aver saputo dell’indagine su Consip dall’ex sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, oggi ministro dello Sport, Luca Lotti. E
in modo molto più blando lasciò intendere che, della vicenda Consip, in
qualche modo, era venuto a conoscenza persino l’ex premier Matteo Renzi.
Interrogato
ieri dalla Procura di Roma, alla presenza del suo avvocato, Vannoni ha
sfumato la versione dei precedenti interrogatori, ritrattando in parte
alcune dichiarazioni su Lotti. Nello stesso tempo, i pm romani Paolo
Ielo e Mario Palazzi gli hanno contestato l’accusa di favoreggiamento a
vantaggio degli indagati nell’inchiesta Consip. Accusa che nasce, il 20
dicembre scorso, dalle dichiarazioni dell’ex ad della centrale pubblica
degli acquisti, Luigi Marroni, che dichiara di aver saputo di indagini
in corso da quattro fonti diverse: Vannoni, appunto, il presidente di
Consip Luigi Ferrara, il generale Emanuele Saltalamacchia e da Lotti. È
per questo, racconta ai pm Marroni il 20 dicembre, che decide di
bonificare gli uffici dalle microspie. Trovandole.
Di lì a poco è
proprio Lotti – anch’egli indagato per rivelazione del segreto e
favoreggiamento, come il comandante dell’Arma Tullio Del Sette e il
generale Emanuele Saltalamacchia – a chiedere di essere ascoltato dalla
Procura di Roma. Alla quale racconta la sua versione dei fatti e il suo
rapporto con Vannoni. E la ricostruzione di Lotti – come risulta dal suo
verbale, pubblicato in esclusiva da Davide Vecchi sul Fatto – è ricca
di colpi di scena. Il 21 dicembre, infatti, dopo aver confermato ai
magistrati di Napoli che anche il ministro dello Sport era nel ventaglio
di nomi che avevano allertato il Giglio Magico sull’inchiesta Consip,
Filippo Vannoni prende un treno per tornare a Firenze. Però decide di
spezzare il percorso in due tappe. Scende a Roma. E si precipita a
Palazzo Chigi. Per far cosa? Per riferire, anche al suo amico ministro,
quel che ha appena dichiarato ai pm napoletani.
Il dato più
bizzarro è che però, secondo le dichiarazioni di Lotti, Vannoni gli
confessa di aver mentito ai pm sul suo coinvolgimento. Lotti, che
dichiara di conscere Vannoni dal 2008, dice di non averlo mai incontrato
nel 2016, tranne che in un’occasione: proprio quel 21 dicembre. E per
una casualità. Lotti infatti racconta di averlo incontrato per caso,
proprio la mattina di quel 21 dicembre, alla stazione di Firenze, quando
lo saluta velocemente, mentre Vannoni gli dice di essere diretto a
Napoli. I due prendono lo stesso treno, ma soltanto fino a Roma, visto
che Vannoni prosegue per il capoluogo campano. Al rientro ripassa da
Roma, va da Lotti, e gli racconta di aver mentito. Tanto che il ministro
dichiara a verbale di avergli risposto: “Non ti do una testata per il
rispetto del luogo nel quale siamo”.