Il Fatto 15.7.17
“Curioso che Pisapia non si candidi, è lui a volere una nuova forza”
“Il tema di un’eventuale alleanza va risolto dal Partito democratico, non da chi ne è uscito”
di Luca De Carolis
“I
leader non si creano a tavolino, ma si formano nella lotta politica,
sempre. E questo ovviamente vale anche per la sinistra italiana”. Il
filologo e saggista Luciano Canfora assiste con curiosità al difficile
processo di formazione della nuova “cosa rossa”. Partendo da una
premessa: “In politica nulla è dato per sempre, il consenso va costruito
oppure conservato. Sanders in America e Corbyn in Gran Bretagna ci
dimostrano che ha ancora senso parlare di sinistra. Speriamo che anche
qui qualcuno riesca a dare al Paese quel che merita”.
Per ora come si procede a sinistra, professore?
C’è la tendenza di ogni formazione a tenere in piedi la propria sigla. E questo rallenta la formazione di una nuova identità.
Ognuno difende il proprio orticello.
È un problema anche psicologico, e lo capisco. Però…
Un nodo centrale è se tenersi lontani dal Pd, o lavorare comunque per un’alleanza. Lei che ne pensa?
La
domanda è mal posta. Gli esponenti di Mdp sono usciti dal Pd, forse un
po’ tardivamente ma per ragioni motivate, per fare cose diverse.
Insomma, sono nati per differentiam. E il loro unico dovere è quello di
dare rappresentanza. In questo quadro, è il Pd che deve decidere come
comportarsi con loro.
E loro, quelli ormai fuori dal partito, che proposta devono costruire?
Non
c’è bisogno del programma da 400 pagine dei Democratici, ma bastano
pochi proponimenti, chiari. È sufficiente dire che la buona scuola e la
demolizione dell’articolo 18, come la svolta salviniana di Matteo Renzi
sull’immigrazione, con quel “aiutiamoli a casa loro”, giustificano una
correzione di rotta.
Beh, Renzi in fondo sul tema dice quello che dicono tutti, dai Cinque Stelle alla destra.
Renzi
lo ha detto subito dopo le Comunali perse, per recuperare voti. Ma su
questo argomento anche Beppe Grillo ha gettato la maschera, mostrando
che i Cinque Stelle sono una forza ambigua. D’altronde dicono di non
essere nè di destra nè di sinistra, proprio come Renzi.
Come Renzi?
Esattamente.
Nella prefazione per un’ edizione di Destra e sinistra di Norberto
Bobbio (uscita nel febbraio 2014, ndr), l’ex presidente del Consiglio
scrisse che non c’è più distinzione tra destra e sinistra, ma tra lento e
veloce (tra “stragnazione” e “movimento”, scrisse esattamente, ndr).
E Giuliano Pisapia è lento o veloce? Ha appena detto che non pensa neppure lontanamente di candidarsi alle Politiche.
Beh,
è curioso constatare come un uomo che ha così insistito per un nuovo
soggetto politico, poi dica che non vuole rappresentarlo in Parlamento. A
meno che non sia stanco. Dopodiché, è stato un buon sindaco di Milano.
Intervistato
dal Fatto, Massimo D’Alema ha preso tempo, rimandando la scelta a
eventuali primarie. E anche Pier Luigi Bersani è vago sul punto.
D’Alema,
uomo molto intelligente, aveva già detto nel 2013 che la sua esperienza
parlamentare era da ritenersi conclusa. Mi auguro che mantenga la
parola. Bersani invece è una persona alla mano, con un largo consenso
soprattutto in Emilia Romagna. La sua elezione avrebbe un significato.
Rimane la domanda: perché i tre uomini di punta della sinistra sono così restii a dire che si candideranno?
Il
primo motivo è di forma: non si conosce ancora la legge elettorale,
tema che da qui a settembre dovrà riaprirsi. Poi c’è la sostanza, ossia
il fatto che molti rimproverano loro di essere usciti troppo tardi dal
Pd. “Avete approvato tutto fino a ieri” è l’obiezione, devo dire un po’
volgare. D’altronde il livello del dibattito politico è sceso, e la
colpa è innanzitutto di Renzi. Ma anche dell’informazione, che gli dà
tutto questo spazio.
È comprensibile, no?
Renzi non è più il
presidente del Consiglio, è solo il segretario di un partito. Eppure si
rivolge all’Europa come se lo fosse ancora, o come se fosse sicuro di
tornare a Palazzo Chigi. E l’informazione lo accetta.
La discesa dell’ex premier è inarrestabile?
Mi
stupisco della domanda, vista la batosta che ha preso nel referendum.
Il declino è evidente, anche se ha il diritto di provare a risollevarsi.
Lei è molto severo, ma Renzi ha fatto anche cose di sinistra. Per esempio, la legge sulle unioni civili.
Guardi, nel prossimo governo potrebbe tranquillamente fare il ministro per le Pari opportunità…