Il Fatto 14.7.17
L’italia brucia e il governo smonta i parchi
di Vittorio Emiliani
Nello
spettacolo drammatico del fuoco che divora migliaia di ettari di bosco
nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio a vantaggio degli abusivi o
del Parco regionale dei Nebrodi da tempo nel mirino della mafia si
rispecchia un autentico “smontaggio” dello Stato, ad ogni livello.
Dopo
mesi di primavera precoce, le Regioni per la loro parte e il Ministero
dell’Ambiente hanno predisposto per tempo i piani di azione e di
prevenzione anti-incendio previsti dalla legge e più che mai
indispensabili con l’aumento delle temperature? Non sembra proprio. In
regioni strategiche – dall’Abruzzo alla Sicilia – non c’erano mezzi
aerei di contrasto.
Il cambiamento climatico è un fatto, la
desertificazione in Italia avanza da Sud a Nord: a che punto è
l’attuazione della legge del 2000 sui catasti comunali dei terreni
bruciati dove non si può né si deve costruire? Molto indietro. In
compenso in Sicilia si continua ad avere un mega-organico di forestali i
quali “hanno bisogno” di incendi da spegnere. Ci siamo capiti.
Nell’“orribile”
2007 furono 308 le richieste di intervento anti-incendio fra aprile e
luglio, quest’anno sono già 430 e il fuoco non dà tregua. Nel Lazio,
regione fertile per abusi e speculazioni edilizie, i roghi sono
aumentati del 400%. Ma il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti
continua a parlare di “piromani” e ad “auspicare” più repressione. Già
nel 2003 in Sicilia studi seri individuavano soltanto 4 cause naturali o
accidentali di incendio, 101 “dubbie”, 25 colpose e ben 488 dolose
(79%) su 618. Gli incendi estivi fanno parte del “fatturato”
dell’economia criminale? Sì, dov’è lo Stato?
Lo Stato e per esso
il governo, prima Renzi, poi Gentiloni, si è industriato in autentiche
“controriforme” o in vere e proprie latitanze: 1) la situazione dei
Vigili del Fuoco, uno dei corpi pubblici più efficienti, pronti al
sacrificio, più vicini alle popolazioni colpite da ogni sorta di
calamità, da ultimo il terremoto fra Lazio, Marche, Abruzzo sono da anni
sotto organico di 3000 unità, con un’età media sui 50 anni, stipendi
fra 1300 e 1500 euro appena e continui pensionamenti che le 2400
assunzioni del 2013 non compensano. Nell’era Berlusconi, loro come altri
Corpi specializzati sono stati penalizzati e indeboliti rispetto alla
Protezione Civile sacrificando grandi competenze.
2) La
criticatissima “riforma Madia” della Pubblica Amministrazione, proprio
mentre il cambiamento climatico ne esigeva il potenziamento specifico,
ha cancellato dalla scena dei nostri monti la Guardia Forestale che
tanti meriti si era conquistata in cento anni assecondando una
importante ripresa della forestazione (spesso non pianificata purtroppo)
su 3 milioni e mezzo di ettari aumentando notevolmente il miliardo e 24
milioni di tonnellate di carbonio organico sottratto all’atmosfera
inquinata. Lo smembramento del Corpo Forestale assorbito nei Carabinieri
dei Noe e il passaggio di competenze alla Protezione Civile “ha di
fatto derubricato la questione incendi abbandonando le attività
essenziali e strategiche di prevenzione”, si legge in una penetrante
interrogazione dell’on. Serena Pellegrino (Si) e da altri.
Gli
incendi stanno allontanando dalle montagne e persino dalle coste del Sud
decine di migliaia di turisti. Un altro boomerang in piena fronte. Ma
al Senato riemerge, pur modificata in qualche parte, la legge Caleo (Pd)
che indebolisce il governo dei Parchi Nazionali nostra immensa
ricchezza igienico-sanitaria, biologica, turistica, da tutelare metro
per metro. E intanto bruciano boschi secolari, vengono carbonizzati nidi
e covi di uccelli, di animali selvatici, rettili, insetti utili. E da
questi terreni montani “cotti” a dovere aspettiamoci altri guasti con le
piogge di novembre: frane, colate di fango, alluvioni. Altre tragedie
da rincorrere.