Il Fatto 13.7.1
“L’antifascismo non c’entra: la cultura artistica si tutela”
Boldrini e il “disagio” per i monumenti del Duce: “Buttiamo la statua del sanguinario dittatore Nerone?”
di Ferruccio Sansa
No.
Non bisogna distruggere. I monumenti e le costruzioni simbolo del
fascismo non devono essere cancellati. Sarebbe come se adesso ci
mettessimo a tirar giù la statua di Nerone perché è stato un dittatore
sanguinario.
Tomaso Montanari, lei è storico dell’arte. E
presidente di Libertà e Giustizia, che già nel nome porta la sua eredità
antifascista. È contrario all’idea di chi vuole eliminare i monumenti
del Ventennio? (La presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri ha
corretto il tiro, ma il dibattito intanto infuria).
L’unico vero
antifascismo si nutre di conoscenza della storia, non della sua
cancellazione. Così non si comprende il fascismo, lo si rimuove.
C’è chi dice che quei monumenti possono essere causa di disagio per le vittime. E forse anche testimonianza di una potenza…
Le
opere d’arte fanno parte della storia. E la storia non si cancella. Non
a freddo almeno: altra cosa sono le comprensibili distruzioni
sull’impeto della lotta come avvenne anche da noi nel 1945.
I monumenti rimasti vanno conservati?
Vedere
opere e realizzazioni positive del fascismo è utile. Insegna che ci
illudiamo se pensiamo di riconoscere una dittatura dalla bruttezza delle
sue realizzazioni artistiche. Le cose sono molto più complesse, e
contraddittorie. Riconoscere questa complessità, ci aiuta a riconoscere
le svolte autoritarie anche se si presentano circondate da mille
realizzazioni positive.
Vale anche per il nostro fascismo?
Sì.
L’antifascista non nega che i treni con il Duce arrivavano in orario.
Non nasconde la bellezza degli edifici di Terragni, Pagano o Piacentini
che troviamo nelle città italiane. Oppure dei quadri di Mario Sironi. La
bellezza non è sempre legata alla libertà e alla giustizia: sarebbe
troppo facile. Se vogliamo capire quando arriva una dittatura bisogna
saperla individuare dietro il bello che a volte porta con sé. La storia è
complessa.
Quali sono le opere d’arte migliori che ci ha lasciato il fascismo?
Il
Ventennio ha dotato le città italiane di spazi pubblici, luoghi dello
Stato. L’Italia ne era priva. Penso al bellissimo Palazzo delle Poste di
Napoli. Ma anche alla stazione di Firenze, un assoluto capolavoro… e
qui andrebbe fatta una distinzione: non tutti i monumenti realizzati in
quegli anni sono per forza fascisti. E furono costruite intere città
come Latina: ecco, è stato giusto cancellare il nome Littoria, ma gli
edifici non vanno rasi al suolo. Prendete anche l’Eur di Roma. Il nostro
compito è riempire di nuova vita quei luoghi, portarci una società con
valori diversi.
I monumenti fascisti non sono per forza testimonianza della grandezza del Duce?
Anzi,
sono trofei della Repubblica. Che li ha conquistati e fatti propri.
Penso al Palazzo di Giustizia di Milano che è vincolato, ma non tanto
per le sue origini fasciste. Piuttosto per quello che ha rappresentato
per l’Italia. Cioè la stagione di Mani Pulite. Quell’edificio squadrato
non è solo del Duce, ma anche di magistrati come Piercamillo Davigo e
tanti altri. La storia è stratificazione della vita nei luoghi.
Come si combatte il fascismo?
Conoscendo
il nostro passato. Penso alla scuola che spesso non studia in modo
adeguato il fascismo. Penso all’incapacità di costruire a Milano un vero
Museo della Resistenza. Penso alla tv che punta sull’intrattenimento
invece di realizzare programmi di storia accessibili e interessanti per
tutti.
Cosa pensa della proposta Fiano (Pd) che chiede di punire severamente le manifestazioni del fascismo?
Ho
avuto polemiche dure con Fiano, ma stavolta sono d’accordo. È una legge
giusta, non liberticida. L’attacco squadrista, fascista e antisemita
contro l’ebreo Fiano del deputato Corsaro lo dimostra.