giovedì 13 luglio 2017

Il Fatto 13.7.1
“L’antifascismo non c’entra: la cultura artistica si tutela”
Boldrini e il “disagio” per i monumenti del Duce: “Buttiamo la statua del sanguinario dittatore Nerone?”
di Ferruccio Sansa


No. Non bisogna distruggere. I monumenti e le costruzioni simbolo del fascismo non devono essere cancellati. Sarebbe come se adesso ci mettessimo a tirar giù la statua di Nerone perché è stato un dittatore sanguinario.
Tomaso Montanari, lei è storico dell’arte. E presidente di Libertà e Giustizia, che già nel nome porta la sua eredità antifascista. È contrario all’idea di chi vuole eliminare i monumenti del Ventennio? (La presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri ha corretto il tiro, ma il dibattito intanto infuria).
L’unico vero antifascismo si nutre di conoscenza della storia, non della sua cancellazione. Così non si comprende il fascismo, lo si rimuove.
C’è chi dice che quei monumenti possono essere causa di disagio per le vittime. E forse anche testimonianza di una potenza…
Le opere d’arte fanno parte della storia. E la storia non si cancella. Non a freddo almeno: altra cosa sono le comprensibili distruzioni sull’impeto della lotta come avvenne anche da noi nel 1945.
I monumenti rimasti vanno conservati?
Vedere opere e realizzazioni positive del fascismo è utile. Insegna che ci illudiamo se pensiamo di riconoscere una dittatura dalla bruttezza delle sue realizzazioni artistiche. Le cose sono molto più complesse, e contraddittorie. Riconoscere questa complessità, ci aiuta a riconoscere le svolte autoritarie anche se si presentano circondate da mille realizzazioni positive.
Vale anche per il nostro fascismo?
Sì. L’antifascista non nega che i treni con il Duce arrivavano in orario. Non nasconde la bellezza degli edifici di Terragni, Pagano o Piacentini che troviamo nelle città italiane. Oppure dei quadri di Mario Sironi. La bellezza non è sempre legata alla libertà e alla giustizia: sarebbe troppo facile. Se vogliamo capire quando arriva una dittatura bisogna saperla individuare dietro il bello che a volte porta con sé. La storia è complessa.
Quali sono le opere d’arte migliori che ci ha lasciato il fascismo?
Il Ventennio ha dotato le città italiane di spazi pubblici, luoghi dello Stato. L’Italia ne era priva. Penso al bellissimo Palazzo delle Poste di Napoli. Ma anche alla stazione di Firenze, un assoluto capolavoro… e qui andrebbe fatta una distinzione: non tutti i monumenti realizzati in quegli anni sono per forza fascisti. E furono costruite intere città come Latina: ecco, è stato giusto cancellare il nome Littoria, ma gli edifici non vanno rasi al suolo. Prendete anche l’Eur di Roma. Il nostro compito è riempire di nuova vita quei luoghi, portarci una società con valori diversi.
I monumenti fascisti non sono per forza testimonianza della grandezza del Duce?
Anzi, sono trofei della Repubblica. Che li ha conquistati e fatti propri. Penso al Palazzo di Giustizia di Milano che è vincolato, ma non tanto per le sue origini fasciste. Piuttosto per quello che ha rappresentato per l’Italia. Cioè la stagione di Mani Pulite. Quell’edificio squadrato non è solo del Duce, ma anche di magistrati come Piercamillo Davigo e tanti altri. La storia è stratificazione della vita nei luoghi.
Come si combatte il fascismo?
Conoscendo il nostro passato. Penso alla scuola che spesso non studia in modo adeguato il fascismo. Penso all’incapacità di costruire a Milano un vero Museo della Resistenza. Penso alla tv che punta sull’intrattenimento invece di realizzare programmi di storia accessibili e interessanti per tutti.
Cosa pensa della proposta Fiano (Pd) che chiede di punire severamente le manifestazioni del fascismo?
Ho avuto polemiche dure con Fiano, ma stavolta sono d’accordo. È una legge giusta, non liberticida. L’attacco squadrista, fascista e antisemita contro l’ebreo Fiano del deputato Corsaro lo dimostra.