Il Fatto 12.7.17
Cortocircuito fascisti-antifascisti. Colpa del caldo?
di Silvia Truzzi
Noi
siamo tendenzialmente contrari agli articoli sulle ondate di gelo
(d’inverno fa freddo) e su quelle di caldo (d’estate, parimenti, la
temperatura si alza). Tuttavia il caldo eccezionale di questo mese
potrebbe essere la causa – oltre che di spiacevoli fenomeni come la
siccità – anche di altrettanto spiacevoli dichiarazioni. Le quali
confermano che per le sciocchezze c’è sempre più di un paladino pronto a
farsi avanti. Così la polemica sullo stabilimento balneare littorio di
Chioggia in un attimo ha oltrepassato i confini nei quali avrebbe dovuto
rimanere (quelli della commiserazione e dell’indifferenza) per
diventare una proposta di legge contro le apologie di fascismo, che
peraltro già esiste, come i lettori del Fatto hanno potuto leggere nei
giorni scorsi. “Qui da un momento all’altro risaltano fuori le squadre
d’azione che bruciano le cooperative e le case del popolo cominciano a
stangare gente e a purgarla”, tuonava il compagno Giuseppe Bottazzi. Ma
era il 1948.
Dicevamo del caldo. Sarà stata forse l’afa a
sopraffare la presidente della Camera, a margine del convegno “Europa,
quale futuro” (tema impegnativo, anche senza i 38 gradi di questi
giorni)? Forse, o forse no. Dato che non è nuova a uscite come quella
che state per leggere. “Per quanto riguarda queste manifestazioni di
ispirazione fascista, non possiamo sottovalutarle. Lo abbiamo visto
dalle manifestazioni al cimitero di Milano, alla spiaggia con lo
stabilimento balneare, alle liste con il littorio fascista, alle
irruzioni nei consigli comunali. Ci sono persone che si sentono colpite
da questo, a volte anche offese”.
Ad esempio i partigiani che lei
stessa ha accolto alla Camera in occasione delle cerimonie per la
Liberazione nel 2015. “Non accade altrettanto in Germania dove i simboli
del nazismo non ci sono più”, ha detto ancora Laura Boldrini. “È
evidente che in Italia questo passaggio non c’è stato. Però non possiamo
nemmeno sottovalutare il fatto che ci siano alcune persone che hanno
dedicato la loro giovinezza a liberare il nostro paese che si sentono
poco a loro agio quando passano sotto certi monumenti”. Proprio nel 2015
la presidente, sollecitata da un uomo intervenuto alla cerimonia per la
resistenza, aveva proposto di cancellare dalla colonna al Foro Italico
la scritta “Mussolini dux”. Massì: passiamo il cancellino su vent’anni
di Storia, che sarà mai. Ma potremmo anche radere al suolo l’intero agro
redento – pardon: pontino – risanato dal Duce, o boicottare la rete
stradale e ferroviaria che nel Ventennio si svilupparono
considerevolmente. A dire il vero, il Duce non è il solo cattivone della
nostra Storia. Per dire: come possiamo tollerare nel cuore della nostra
civile Patria (chissà se patria si può ancora dire, con quella sua eco
fascistoide), un monumento alla tortura come il Colosseo, dove si
mandavano a morte i cristiani? Quando si comincia a bonificare la Storia
si sa dove s’inizia, mai dove si finisce. Guardate l’Isis, che
progressi!
La damnatio memoriae in Italia ha già fatto abbastanza
danni. Abbiamo perso la guerra e fatto finta di averla vinta, addossando
tutte le responsabilità al Duce e al Re e facendo finta di essere un
intero popolo di partigiani combattenti per la libertà. Detto tutto ciò,
dietro il preoccupante avanzare del politicamente corretto e la
contemporanea scomparsa dello spirito critico (nonché del senso del
ridicolo), rimaniamo atterriti di fronte al triste spettacolo di questa
classe politica. Così inconsistente da non rendersi conto che è la
censura a essere la vera manifestazione di fascismo. E che se c’è un
fascismo in agguato, non è più quello dell’orbace, ma quello delle
opinioni perbene.