Corriere 6.7.17
Ue e migranti, la vera sfida è sconfiggere i nazionalismi
di Massimo Franco
Dire
che oggi e domani l’Italia si presenta a Tallin, capitale dell’Estonia,
fiduciosa di avere risposte convincenti in materia di immigrazione,
sarebbe un azzardo. Intanto, la riunione dei ministri dell’Interno avrà
un carattere informale. E questo verrà usato da chi, tra i partecipanti,
vuole prendere tempo. Più che affrontare temi strategici come la
modifica del Trattato di Dublino per il quale i migranti devono chiedere
asilo al Paese dove sbarcano, sempre più spesso l’Italia, si parlerà
d’altro.
Si abbozzerà una strategia di contenimento che va oltre
il Mediterraneo, nelle regioni africane di provenienza: impostazione
corretta, ma che sa di alibi per non rispondere alle richieste italiane.
Volere discutere, come chiede l’Estonia, su quanto è cambiata la
situazione negli ultimi giorni al punto da far minacciare al governo di
Roma la chiusura dei porti di approdo, sembra un modo per confutare la
tesi. Ma dietro la piccola nazione baltica che ha il semestre di
presidenza dell’Ue, si intravede il «fronte del Nord» europeo.
È
un fronte incline a osservare quanto avviene nel Mediterraneo come un
problema lontano non solo geograficamente: una filiera trasversale
accomunata, più che da una visione continentale, da una somma di
interessi nazionali. Si avverte la paura a fare concessioni che
potrebbero dare fiato ai movimenti xenofobi. Per questo la sfida
dell’Italia appare difficile, quasi impari. La tentazione austriaca, per
il momento rientrata, di schierare carri armati alla sua frontiera per
impedire il passaggio di profughi dal nostro Paese è un segnale
emblematico.
È la conferma di un istintivo rifiuto ad assumersi un
carico umano che politicamente appare troppo pesante. Di fronte
all’allarme ripetuto del premier Paolo Gentiloni a non lasciare sole
l’Italia ma anche la Grecia, le reazioni verbali sono state generose. La
cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente della Commissione
Ue, Jean-Claude Juncker, hanno espresso una preoccupazione comune per
quanto potrebbe accadere. L’impressione, tuttavia, è che non esista
ancora una strategia comune per aiutare le nazioni mediterranee di
fronte a sbarchi massicci.
Molti Stati sembrano decisi a blindare
le loro frontiere meridionali. Lo ha rilevato l’ex presidente della
Commissione, Romano Prodi, chiedendo «un’operazione europea di ampio
respiro»; e confessando di vedere una Germania «orientata a farla»,
mentre esiste «un punto interrogativo» sull’atteggiamento di Emmanuel
Macron. Il presidente del Parlamento Ue a Strasburgo, Antonio Tajani, si
candida come mediatore. Ma sulla debolezza italiana pesa anche
l’incapacità di sottrarre l’immigrazione alle polemiche interne.