martedì 11 luglio 2017

Corriere 11.7.17
Mdp si ritrova. E valuta l’uscita dal governo
Oggi la riunione degli eletti. Speranza: ne parleremo. Le prossime mosse dividono D’Alema e Bersani
Monica Guerzoni

ROMA «Finché mi sarà dato di esistere, non potrà stare tranquillo...». L’anatema che D’Alema indirizza a Renzi da Marina di Pietrasanta non lascia preludere nulla di buono per i rapporti elettorali tra i fuoriusciti e il Pd. Il fondatore di Articolo 1-Mdp, furioso per essere stato sostituito alla guida delle Fondazioni europee, accusa i dem di aver esercitato «forti pressioni» sui socialisti e medita rivincite: «Renzi si è vendicato della mia esistenza, ma la mia esistenza sarà per lui un problema».
L’ex premier non lo dice, ma i suoi assicurano che D’Alema ha tutta l’intenzione di candidarsi per togliere voti al Pd al Sud, dove «ogni volta che parla riempie le sale e le piazze». E lo stesso ha in mente Bersani, che in Emilia-Romagna ha ancora un forte seguito. «Metteremo nelle liste un mix di forze giovani e politici di esperienza — è il piano di D’Alema —. Con il proporzionale faremo un risultato a due cifre». A sinistra si respira un’aria da regolamento di conti e non solo tra D’Alema e Renzi, che il predecessore a Palazzo Chigi accusa di essere «sempre in giro a fare guai». Tensioni e incomprensioni si registrano anche tra Campo progressista di Pisapia e Mdp, nonché all’interno del movimento di D’Alema e Bersani. A sentire i renziani i due ex ds sono ai ferri cortissimi, non tanto per antiche gelosie, quanto per importanti divergenze di linea politica.
Massimo avrebbe interpretato le parole di Pier Luigi dal palco di piazza Santi Apostoli come la disponibilità a sciogliere Mdp e a mettersi, da subito, al seguito di Pisapia leader di Insieme. Ma D’Alema vuole prima rafforzare il movimento a colpi di tessere e poi allargare il campo, e sarebbe stato questo sfasamento temporale a provocare scintille.
Pippo Civati si appella alla generosità dei compagni: «Queste eventuali divisioni fanno male. Il lavoro che dobbiamo fare è tenere insieme tutti». Ma i bersaniani soffrono i «troppi portavoce autogestiti» di Pisapia e lo spronano a battere un colpo: «Se lui è il federatore, ci federi...».
Nodi destinati a venire al pettine oggi, quando Roberto Speranza riunirà parlamentari e amministratori locali. Felice per il nuovo acquisto di Gianluca Busilacchi, che era capogruppo del Pd nel consiglio regionale delle Marche, il coordinatore smentisce attriti: «Tra D’Alema e Bersani c’è totale sintonia, non ci sono ambiguità». Proverà a mediare tra chi vuole sciogliere Mdp e chi rafforzarlo? «Non ce n’è bisogno — stempera le tensioni Speranza —. Parlare di scioglimento è sbagliato, nessuno ci ha chiesto di farlo. Ma alle Politiche dovremo arrivare con un nuovo soggetto, non con un cartello elettorale».
Enrico Rossi non teme rese dei conti in assemblea, eppure ammette qualche difficoltà: «C’è il problema di rendere più trasparenti i rapporti con Pisapia». L’altro fronte si aprirà presto con il governo, che per Rossi è «la brutta copia di quello di Renzi». L’uscita dalla maggioranza è questione di settimane. «Siamo in difficoltà — riconosce Speranza —. Oggi ne parleremo».