venerdì 14 settembre 2018

Repubblica 14.9.18
“Bella ciao" e Tom Waits canta come un partigiano
di Gino Castaldo


Ha scelto bene Tom Waits come riapparire dopo due anni di silenzio: una straziante e profonda versione di Bella ciao, sentito omaggio all’Italia e alla sua lotta contro il fascismo, suggerito da una incredibile e inaspettata popolarità di cui all’estero sta godendo l’inno partigiano. Anzi a sentire il suo vecchio compagno di strada, il chitarista Marc Ribot (che esce oggi col progetto anti-Trump Song of Resistance 1948- 2018),
Waits l’ha scelta senza esitare nel mazzo di pezzi che gli aveva proposto, una ricca scelta di canti di opposizione scovati nella storia degli ultimi decenni. Certo, l’arcinota melodia diventa ufficialmente Goodbye beautiful, ma per onorare come si conviene l’originale, Waits ha lasciato alcune parole in italiano, compreso un ruvido e strascicato "partisciano" che ammalia come un esperto colpo da maestro. Racconta Ribot che quando la fece ascoltare in anteprima ai suoi amici italiani gli dissero che la voce di Tom suonava proprio come quella di un vecchio partigiano. E infatti è ruvida, disperata, un’elegia più che un canto di protesta, un urlo di dolore di fronte all’avanzata inesorabile del male, dei nemici della libertà e della democrazia. Ed è solo l’ultimo capitolo, di certo il più autorevole, di una straordinaria catena che sta rilanciando nel mondo il nostro più famoso e condiviso canto di Resistenza.
Ci ha pensato la serie spagnola La casa di carta e a seguire un mare di remix e mash-up che hanno trasformato Bella ciao addirittura in un forsennato pezzo da discoteca, con esempi al limite del buon gusto, anzi decisamente oltre, fino al magistrale tocco di classe di Tom Waits, all’interno di un disco tutto ispirato ai canti lotta. Dice Marc Ribot, che in passato ha collaborato anche con Vinicio Capossela, che arriva un momento in cui bisogna lasciare da parte timori e incertezze e che ogni movimento di opposizione ha bisogno delle sue canzoni. Il suo disco può servire da memoria storica, tanto per ricordare com’è che si faceva, e del resto il governo Trump, insiste Ribot, va combattuto in ogni modo.
E l’Italia musicale? Per ora tace, e a ricordare Bella ciao ci pensano gli stranieri, perfino gli eroi della dance come l’olandese Tiesto. Da noi il testimone non è stato ancora raccolto. E invece sarebbe bello "rispondere" a Tom Waits, allungare la catena, riprendersela, sarebbe bello che a rilanciarla, a darle nuova vita ci pensasse qualche rapper nostrano, un rocker in vena di riscoprire il linguaggio dell’antagonismo. O dobbiamo pensare che oggi un pezzo come Bella ciao serva solo all’America di Trump?