mercoledì 12 settembre 2018

Il Sole Domenica 9.9.18
Nei meandri del potere. La politica sta diventando una «fictio», una costruzione capillarmente e scientificamente organizzata di una realtà parallela che ha l’obiettivo di manipolare l’opinione pubblica
di Remo Bodei


Democrazia in bilico tra verità e menzogna
Nel mondo cristiano tre misteri maggiori hanno a lungo sbarrato la strada alla conoscenza della verità: gli arcana Dei, gli arcana naturae e gli arcana imperii. I primi condannano la pretesa di sondare gli abissi della divinità oltre quanto già rivelato dai testi sacri. I secondi non vengono colpiti altrettanto duramente da un simile divieto, ma la spiegazione dei fenomeni naturali ha dovuto sottrarsi al sospetto di empia curiositas e liberarsi faticosamente dalle ingombranti incursioni della teologia nella ricerca scientifica (e, questo, perfino dopo Galilei).
Anche i misteri del potere hanno incontrato resistenze nel sottrarsi alla tutela della religione, se non altro perché, a partire dal San Paolo – che scriveva sotto Nerone! –, ogni autorità era stata considerata di origine divina. Il classici del pensiero politico greco e romano ne avevano, invece, esaminato a fondo i meccanismi. Ed è proprio grazie alla ripresa delle loro tesi e narrazioni (in particolare, di quelle di Tacito e del Plutarco delle Vite parallele) che, dal Rinascimento all’assolutismo, si è cercato di svelare la natura del potere in base ai suoi stessi nascosti princìpi.
La politica si dichiara ora apertamente arte segreta che ha il suo centro nel gabinetto del principe e il suo testimone nel «segretario». Essa passa così dal modello ciceroniano e medioevale di metodo di «governare gli Stati secondo giustizia e ragione» al prevalere della «Ragion di Stato», in quanto tecnica di acquisire, conservare o espandere il potere indipendentemente dai mezzi utilizzati e nella più assoluta riservatezza delle decisioni da prendere. Violenza e astuzia, simulazione e dissimulazione, diventano le principali armi di governo. Nelle parole di Baltasar Gracián, «la saggezza pratica consiste nel saper dissimulare; corre rischio di perder tutto chi gioca a carte scoperte. L’indugio del prudente gareggi con l’acume del perspicace: con chi ha occhi di lince per scrutare il pensiero, si usi l’inchiostro di seppia per nascondere il proprio intimo». Il senso degli arcana imperii è bene espresso anche da un’immagine, tratta dalla quotidianità, del poeta seicentesco Georg Philipp Harsdorfer: «Proprio come vediamo la lancetta dell’orologio e leggiamo le ore senza avere idea dell’ingegnoso funzionamento dei suoi complicati ingranaggi, così possiamo osservare le benedizioni e le punizioni di Dio senza conoscere le loro segrete cause. Similmente le azioni dei principi e dei signori stanno di fronte ai nostri occhi, ma i loro intenti e le loro motivazioni ci sono celati».
A partire dal proto-liberalismo inglese del primo Settecento, che impone di dibattere in parlamento gli affari di Stato – e dall’Illuminismo, che istituisce il «tribunale della ragione» e invita gli uomini ad uscire dallo stato di minorità e a esplorare i lati oscuri della società –, la democrazia rivendica, in politica, la trasparenza e il confronto pubblico delle opinioni da parte dei cittadini. È ovvio che non si arriva mai all’ideale della «casa di vetro», ma che, in linea di principio, i poteri invisibili vengono banditi.
I poteri maggiori sono proprio quelli che, proprio perché evitano di mostrarsi e fingono di non esistere, sfuggono al monitoraggio e alle contestazioni. Si potrebbe addirittura sostenere che il potere vero inizia dove comincia il segreto. Un tipico caso è quello dell’inquinamento originato dalle acciaierie di Gary e di East Chicago negli anni Settanta del Novecento. Centinaia di persone si erano ammalate di cancro nei dintorni delle fabbriche, ma la U.S. Steel Corporation aveva comprato per anni il silenzio di medici, amministratori locali e giornalisti, finché le cause della malattia non erano venute alla luce.
Oggi, soprattutto, preoccupa il possibile impiego dell’Intelligenza Artificiale e dei Big data da parte di opachi poteri militari, finanziari o politici, che si servono di informazioni e algoritmi segreti in grado di manipolare l’opinione pubblica, di spiare potenzialmente tutti i cittadini, di influenzare le elezioni e di favorire gli interessi di ristrette oligarchie, sottratte al legittimo controllo degli Stati.
I regimi democratici hanno finora regolato il pensiero e la volontà dei cittadini sia attraverso l’opinione pubblica, intesa, nei suoi momenti migliori, come suo «cane da guardia», sia attraverso un confronto, pubblicamente argomentato sulla base di linguaggi naturali e facilmente accessibili a una comunità di parlanti. Si ha ora l’impressione che la politica sia diventata una fictio, una costruzione, capillarmente e scientificamente organizzata, di una realtà parallela (di cui le singole fake news non sono che i mattoni), dove operano matrici di idee ed emozioni preconfezionate, che, mediante il ritocco e l’aggiornamento continuo, producono un «clima di opinione meteorologicamente mutevole»
Quanto silenzio complice, quante menzogne può tollerare una democrazia senza pervertirsi? Di quali difese può disporre per combattere quelli che appaiono attualmente i nuovi poteri occulti?