giovedì 7 giugno 2018

Repubblica 7.6.18
Le lettere di Corrado Augias
La scuola si riforma ridando prestigio ai prof
risponde Corrado Augias

Caro Augias, il nuovo governo dovrebbe pensare alla scuola, migliorando qualità e prestigio dei docenti.
Il ministro Bussetti potrebbe ispirarsi ad altri sistemi, come quello di Singapore al primo posto nelle prove Ocse in matematica, scienze e lettura. Punto di forza, i docenti. 1) Selezione: solo il top 20% dei diplomati può far domanda per diventare professore; 2) retribuzione: gli insegnanti sono pagati sin dalla formazione universitaria, alti stipendi e prospettive di carriera; 3) collaborazione tra docenti: obbligatorio il lavoro per preparare materiali didattici e un continuo scambio di esperienze; 4) aggiornamento, rimessa in discussione dei vecchi metodi e studio di nuove ricerche. Un altro ostacolo della scuola italiana: scarso dialogo tra docenti e genitori, che dovrebbero riflettere sul modo con cui educano i figli e appoggiare i prof.
Maria Teresa Serafini, Milano

Singapore è agli antipodi anche rispetto ai criteri riassunti dalla prof Serafini autrice del recente Perché devo dare ragione agli insegnanti di mio figlio (La nave di Teseo). Il presidente del Consiglio ha trascurato la scuola, tema già scomparso nella campagna elettorale. Ignoro le ragioni per le quali l’avvocato Conte lo ha trascurato; credo invece di sapere i motivi per i quali se ne disinteressano i due vice- presidenti. Probabilmente è semplice: pensano che non sia una cosa importante, che venga comunque dopo altre cose più urgenti — o più redditizie in voti. Anche da questo se ne può dedurre la misura. Non ci resta che sperare nel nuovo ministro del Miur, Marco Bussetti, che viene dal mondo della scuola e forse certe cose le ha viste e le sa. Non sto invocando l’ennesima riforma; ne abbiamo avute fin troppe negli ultimi anni, quale più quale meno indovinata, nessuna risolutiva. Non metto nemmeno il dito nella piaga dell’edilizia scolastica, soprattutto nel Mezzogiorno. Occorrono soldi, funzionari competenti, esecutori onesti, cose non facili da trovare. Mi accontenterei che il “governo del cambiamento” rimettesse la scuola al suo posto restituendo in primo luogo agli insegnanti peso e prestigio perché è soprattutto su di loro che l’edificio si regge; trovare un po’ di soldi, ma soprattutto restituire uno status.
Il ministro potrebbe dare un segnale forte stabilendo che a scuola — sorpresa! — si va per imparare. Con improvvida decisione il ’ 68 ha inserito le famiglie nel suo funzionamento. Le famiglie pensino ad educare i loro rampolli, a insegnare ciò che serve provvede la scuola e i genitori per favore s’astengano. Giuseppe Benedetti e Donatella Coccoli hanno curato un’antologia di scritti gramsciani sull’apprendimento (Gramsci per la scuola, L’asino d’oro), vi si legge per esempio: «Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza ». La sofferenza forse è troppo, ma con la serietà si potrebbe tentare.