Repubblica 25.6.18
Sánchez
“Roma porta avanti un discorso antieuropeo, noi creiamo il fronte europeista”
di Soledad Gallego - Díaz Carlos E. Cué
Presidente
 Sánchez, il tema dell’immigrazione è quello che più divide l’Ue in 
questo momento. Tutto indica che le posizioni della Ue si irrigidiranno.
 La Spagna condivide questo irrigidimento?
«La causa fondamentale 
della crisi migratoria è una ragione demografica. Dal 2018 al 2050, 
nell’Ue continueremo ad avere circa 700 milioni di abitanti, ma l’Africa
 andrà a 2,4 miliardi. Il 60% di quella popolazione avrà meno di 25 
anni. Il 40% dei bambini nati nel 2050 nascerà in Africa. Non è una 
sfida che può essere risolta a breve termine. Nel medio termine, bisogna
 elaborare un grande piano Marshall per stabilizzare a livello 
democratico, economico e sociale i paesi di origine. E, a breve termine,
 l’Ue deve regolare i flussi migratori. È demagogico tanto dire che si 
chiuderanno ermeticamente le frontiere, in un mondo globale come quello 
in cui viviamo, quanto dire “porte aperte”. Non ci può essere una 
risposta unilaterale. Con l’Aquarius abbiamo lanciato un appello alla 
solidarietà. Ma una cosa è una crisi umanitaria e un’altra è la politica
 migratoria. E la politica migratoria deve avere una risposta comune, 
europea».
L’Italia sta già respingendo altre navi. La Spagna ne accoglierà altre?
«Non resteremo insensibili a queste tragedie umanitarie, ma è evidente che la Spagna, da sola, non può dare una risposta».
Questa risposta comune europea può consistere nella creazione di campi al di fuori dei confini dell’Ue?
«Non
 mi sembra una soluzione che siano i paesi di frontiera quelli che se ne
 facciano carico in maniera esclusiva. L’eurofobia è la principale 
minaccia per la Ue. Ci sono governi, come quello l’italiano, che stanno 
portando avanti un discorso antieuropeo, e in cui si privilegia 
l’egoismo nazionale. In questo c’entra la precedente mancanza di 
solidarietà da parte dell’Ue rispetto a un paese che sta accogliendo 
mezzo milione di esseri umani che vengono dalle coste della Libia. Il 
miglior modo per combattere l’eurofobia è lo sviluppo di una maggiore 
integrazione. Siamo un governo europeista e andiamo al Consiglio (del 28
 e 29 giugno, l’intervista è stata fatta prima del mini vertice di ieri,
 ndr) con l’intenzione di dare una risposta comune».
Il suo discorso e quello del presidente francese sono i più europeisti all’interno della Ue.
La Spagna e la Francia sono alleati in questo momento?
«Ho avuto occasione di parlare con Macron e c’è stata un’identità di vedute rispetto agli obiettivi riguardanti l’immigrazione.
Apprezzo
 l’aiuto che ci ha dato con l’Aquarius e anche la sintonia sulla 
politica di integrazione economica e monetaria. Sono stati fatti passi 
significativi nel bilancio della zona euro».
Volete unirvi all’asse Parigi-Berlino, visto che l’Italia ne sta rimanendo fuori?
«È una scelta del governo italiano.
Quello che vogliamo noi è che ci sia un fronte europeista che riduca l’eurofobia».
 
