sabato 19 maggio 2018

Il Fatto 19.5.18
Cacciari
“Non sono barbari, ma rischiamo il default”
Il filosofo e il contratto gialloverde: “Programma basato sulla mancia di papà” “Non sono barbari, ma rischiamo il default”
di Gianluca Roselli


 “Sono curioso, ma anche preoccupatissimo, perché l’Italia non può scherzare col fuoco. Dopo aver assaggiato pessime minestre, è comprensibile che gli italiani avessero voglia di provare una pietanza nuova”. Massimo Cacciari – filosofo, esponente di sinistra, ex sindaco di Venezia – guarda al nascituro governo Di Maio-Salvini senza pregiudizi, ma con notevole scetticismo.  Lega e M5S hanno chiuso il contratto. Cosa ne pensa?  Non voglio entrare nel merito dei singoli provvedimenti (guardo con favore al reddito di cittadinanza, sono contrario alla flat tax), ma in generale mi sembra una presa in giro. Si tratta di provvedimenti realizzabili solo con un mutamento radicale delle politiche economiche e finanziarie dell’Ue. Salvini e Di Maio hanno fatto un programma basato sulla mancia che ti dà il papà. Ma se poi i soldi che arrivano sono di meno o non ci sono per nulla? È un programma puramente elettorale, mentre ora bisognerebbe cercare di trovare soluzioni sic stantibus rebus.  Ci sarà un comitato di conciliazione in cui i leader risolveranno eventuali problemi.  I caminetti e le cabine di regia ci sono sempre stati, metterlo o no nel programma è indifferente. Il problema è un altro: realizzare progetti fattibili, non scrivere il libro dei sogni. Se perseguissero solo il 10% di ciò che prevede il contratto, finiremmo in default tipo Grecia nel giro di due settimane.  Cosa pensa delle reazioni internazionali, come quella di Macron?  L’Europa è preoccupata e ne ha motivo. Ma in Italia non stanno arrivando i barbari. E, nel caso, non mi dispiacciono le parole di Salvini: meglio barbari che servi. Un po’ di populismo è positivo, anche se per governare è inutile.  Dovremmo farci sentire di più?  Possiamo farlo solo se ci dimostriamo seri e affidabili. Poi sulle questioni internazionali, ad esempio i rapporti Usa-Russia, non contiamo nulla. Più stiamo zitti, meglio è.  Nascerà questo governo?  Sì, perché Di Maio e Salvini non vogliono suicidarsi. Però una cosa è conquistare il principato, altro è farlo durare. Su quanto possano andare avanti mi permetto di essere scettico.  Che idea si è fatto sui nomi in circolazione per la squadra?  Dei leader posso avere anche una certa stima, gli altri mi sembrano illustri sconosciuti. Chi sono, che storia hanno? Se non conoscono il funzionamento della macchina dello Stato finiranno per essere stritolati, come è successo a Renzi. Non ne faccio un problema di età: un leader può essere giovane, ma deve dotarsi di una squadra esperta e competente.  Tra Di Maio e Salvini chi sta vincendo la partita?  Senza dubbio Salvini, che ha dietro un partito vero, strutturato sul territorio, che governa in tante amministrazioni. Poi perché Salvini ha un piano B: se gli va male, tra un anno si presenterà alle elezioni alla guida del centrodestra. I 5 Stelle, invece, si giocano tutto. E hanno un elettorato volatile, molto sensibile ai temi etico-morali e ai compromessi della politica. Fossi Salvini non farei il ministro: starei fuori e lascerei fare il premier a Di Maio.