venerdì 24 novembre 2017

Repubblica 24.11.17
L’antico Egitto spiegato alla Cina (dai torinesi)
di Marina Paglieri

TORINO Il corpo di una donna piegata ad arco con le mani poggiate a terra, la testa che segna il confine occidentale del cielo, mentre le gambe limitano quello orientale. La dea Nut, di raffigurazione lungo le rive del Nilo della volta celeste, è il simbolo della mostra Egypt.
House of Eternity, che sarà inaugurata l’8 dicembre all’Henan Provincial Museum di Zhengzhou. Il Museo Egizio di Torino sbarca in Cina con un tour che lo vedrà impegnato fino a marzo 2019 in esposizioni allestite nei musei di Taiyuan, Shenyang, Changsha, Guangzhou. È ancora l’immagine della dea Nut a dare l’impronta “circolare” ai percorsi che si dipaneranno nelle varie sedi, secondo un progetto scientifico messo a punto dal direttore Christian Greco. Gli aspetti fondamentali della civiltà faraonica – la vita quotidiana, i culti religiosi e quelli funerari – saranno approfonditi ma anche riassunti in un gioco di metafore, basate sulle rappresentazioni del giorno, del tramonto e della notte. « Egypt. House of Eternity porta in Cina l’Egitto visto attraverso un progetto scientifico del museo torinese e vuole costituire un simbolico ponte spazio-temporale tra l’antica civiltà della Valle del Nilo e il millenario popolo cinese» dice Greco. Che ha sempre fatto dell’esportazione della cultura dei faraoni e del patrimonio del museo che dirige uno dei cavalli di battaglia.
Nel novembre 2016 la prima tappa all’estero, con la mostra Regine del Nilo al Rjiksmuseum di Leiden, in cui si era visto il corredo funerario di Nefertari.
La consorte di Ramesse II, con i reperti della Valle delle Regine, è stata poi al centro la scorsa estate di un’esposizione all’Ermitage di San Pietroburgo.
Ora tocca alla Cina, in un momento in cui sembra questa la meta preferita per scambi culturali. Al Neues Museum di Berlino è allestita fino a dicembre la mostra Cina e Egitto. Culle del mondo, con 300 oggetti dalle collezioni berlinesi e da musei cinesi, mentre è di pochi giorni fa la notizia che i Musei Vaticani, all’insegna del titolo La Bellezza ci unisce, hanno stretto un accordo con il China Culture Industrial Investment Fund per due mostre che si terranno in contemporanea in primavera nella sede di Roma e nella Città Proibita di Pechino.
Sono 235 i reperti caricati su grossi tir partiti la settimana scorsa da Torino per l’Oriente: opere in parte inedite, provenienti dai depositi e mai esposte, o prese in prestito dal percorso permanente, ispirate ai temi della mostra. Si vedranno sarcofagi, uno di questi riporta l’effigie della dea Nut, statue, utensili e oggetti della vita di tutti i giorni o legati al culto dei morti. Oltre ad alcune mummie di animali, restaurate di recente.
Per ora non sono previsti scambi con la Cina, ma il percorso è appena avviato. Si vuole portare la civiltà dell’antico Egitto in un Paese che non ne ha ancora subito la fascinazione e compiere una sorta di alfabetizzazione. L’obiettivo è condurre il visitatore in un percorso onirico tra le opere, ambientato ora sulle sabbie del deserto, ora all’ombra dei palmeti, ora tra i papiri del Nilo.