mercoledì 1 novembre 2017

La Stampa 1.11.17
“Il rigore voluto dalla politica in tribunale non paga”
L’avvocato: “Diritti negati per ragioni economiche”
di Ra. Zan.

«Questi numeri dimostrano una cosa che ripetiamo da tempo: le commissioni territoriali adottano un approccio politico alla questione dei richiedenti asilo. È per questo che, quando le domande finiscono davanti a un magistrato, le loro decisioni poi vengono ribaltate». Nazarena Zorzella è un avvocato, fondatrice dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e redattrice della rivista “Diritto, immigrazione e cittadinanza”. Da anni si occupa del tema migranti.
Avvocato, lei dice che l’approccio è politico. Cosa intende?
«Voglio dire che purtroppo le commissioni territoriali decidono la posizione di un migrante secondo categorie che spesso non sono giuridiche».
Per esempio?
«Abbiamo commissioni che scrivono nei loro rigetti che non può essere concesso l’asilo perché chi lo richiede è un “migrante economico”. Ecco, questa non è una categoria giuridica, è una definizione politica. La povertà è una condizione meritevole di protezione perché dalla povertà si fugge, esattamente come dalla guerra».
Ma è una posizione solo delle commissioni?
«No, a volte anche dei giudici. A Bologna, per esempio, è diventata famosa una sentenza, citatissima dalla commissione territoriale, secondo cui la protezione umanitaria non può essere concessa perché quest’ultima non può diventare una forma di assistenza sociale nei confronti dei derelitti della Terra. È evidente che la questione non può essere messa in questi termini. Dalla miseria si fugge non per migliorare la propria condizione, quello eventualmente lo possono fare i nostri figli che emigrano per cercare condizioni di lavoro migliori, ma proprio per sopravvivere».
Cosa ci dicono in più questi dati sui ricorsi?
«Aiutano a comprendere il perché di un decreto come quello Minniti-Orlando che ha eliminato un grado di giudizio. Se i ricorsi vengono vinti dai migranti, meglio eliminare direttamente una parte di questi ultimi».
Può essere anche una questione economica? Un numero così alto di ricorsi ribaltati in giudizio ha un costo in termini di soldi pubblici e tempo.
«Certo, ed è proprio uno dei punti su cui si concentra il decreto. La maggior parte dei ricorrenti non ha nulla e dunque si appoggia al gratuito patrocinio. Ma una questione economica non può essere risolta negando i diritti delle persone».