sabato 18 novembre 2017

Il Fatto 18.11.17
Il pro-quota spacca la sinistra sulle liste
Verso l’assemblea - Dal territorio nuove denunce di spartizione. Speranza (Mdp): tutte falsità
di Luciano Cerasa e Tommaso Rodano

La sinistra si prepara alla nascita della lista unitaria ma nel mentre continua a litigare. Da una parte i tre partiti – Mdp, Sinistra italiana, Possibile – dall’altro i “civici” nati attorno a Tomaso Montanari e Anna Falcone da un’assemblea al teatro Brancaccio di Roma. Questi ultimi hanno abbandonato il tavolo: accusano gli altri di aver scelto regole blindate per controllare il processo costituente (e quindi, a cascata, le liste elettorali).
L’ultima denuncia è di un militante milanese del Brancaccio, Alessandro Brambilla Pisoni (legato alla lista civica “Milano in Comune”). “Sono stato contattato da alcuni compagni dei partiti e mi hanno fatto una proposta: mi hanno detto che l’80% dei delegati provinciali per l’assemblea nazionale è già deciso, ma c’è un 20% ancora a disposizione. Mi hanno fatto capire che trattando si potrebbe chiedere anche il 30%.” L’offerta – secondo Brambilla Pisoni – sarebbe arrivata da un consigliere regionale di Mdp e da un dirigente locale di Sinistra italiana.
È l’accusa di Montanari e del Brancaccio: la partita per l’assemblea nazionale che farà nascere la lista è già decisa; tutto diviso in quote a seconda del peso locale dei partiti.
“Volevamo liste miste, libere: su mozioni, non una somma di partiti – spiega lo storico dell’arte –. Per esempio una lista a Firenze contro l’aeroporto avrebbe fatto man bassa e, per dire, il sindaco di Sesto Fiorentino, che è bravissimo, ed è di Sinistra Italiana avrebbe potuto candidarsi non nella lista unica dove ci sarebbe anche l’Mdp di Enrico Rossi, che vuole invece con forza l’aeroporto presieduto da Marco Carrai, ma in quella dei comitati. Insomma, rappresentare la parte viva e attiva di chi dice ‘no’, e non solo i partiti”.
Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, nega le conclusioni del Brancaccio: “Sono falsità, non abbiamo mai discusso di quote. Il processo democratico è limpido e aperto”. Spiega Speranza: “Alle assemblee può votare chiunque. Basta iscriversi e sottoscrivere il documento politico che abbiamo firmato tutti. Nel regolamento la parola ‘listini bloccati’ non esiste”. C’è scritto invece che “una lista unitaria” può essere presentata da chi presiede l’assemblea: in sostanza un listino bloccato. Speranza ribatte: “La lista della presidenza può essere scavalcata. Basta il 10% dei votanti. A quel punto si vota a scrutinio segreto, con doppia preferenza”. In sostanza, le assemblee sarebbero “scalabili”: “Basta un minimo di radicamento territoriale per eleggere delegati”.
Però ci sono anche i delegati “di diritto”, tutti dei partiti: parlamentari, consiglieri regionali, presidenti di Regione, sindaci. Un’altra quota controllata. “Sono in tutto un centinaio di persone – replica ancora Speranza – su un’assemblea di circa 1.500 delegati”.
Pippo Civati, leader di Possibile, arriva a minacciare querele contro il nostro giornale, che ha raccontato quanto sta succedendo nei territori dopo numerose segnalazioni: “Sostenere che Mdp, Sinistra Italiana e Possibile si siano spartiti le candidature è una circostanza non solo inveritiera ma anche evidentemente diffamatoria” scrive l’avvocato del deputato. Secondo la bozza di regolamento delle assemblee inviata nei giorni scorsi ai promotori della lista e che Il Fatto ha potuto visionare, il comitato promotore nomina un comitato di garanti di 3-5 componenti “a cui è affidato il compito di soprassedere (sic) al regolare svolgimento del percorso, di ultima istanza verso le eventuali controversie sorte e di nominare i comitati provinciali o subprovinciali di garanzia”. La presidenza – come dicevamo – può presentare una lista unitaria di delegati formata con l’alternanza di genere, ma può mettere in corsa una lista propria anche chi riesce a ottenere il sostegno di almeno il 10 per cento degli aventi diritto. Come saranno formate queste liste “unitarie” proposte dalla presidenza? Pro quota, secondo quanto circola tra le segreterie, proprio per garantire le formazioni più piccole della cordata che altrimenti rischierebbero di sparire.