Repubblica 1.10.17
Nichi Vendola
Il fondatore di Sinistra italiana stronca l’alleanza con ex sindaco e dem: “Renzi ha completato i piani di Berlusconi”
“Grasso è più radicale di Pisapia L’Ulivo? Roba da sedute spiritiche”
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA. Nichi Vendola, sette anni fa festeggiavate con Pisapia la conquista di Palazzo Marino. Cosa è successo da allora?
«Per
sconfiggere la destra clericale e affaristica del sistema Moratti
dovemmo prima sconfiggere il moderatismo e la subalternità culturale del
centrosinistra. A Milano, come a Genova o a Cagliari o in Puglia,
vincemmo mettendo in gioco candidati che spiazzavano gli apparati di
partito e che non avevano paura di dire cose di sinistra. Ma parliamo
davvero di una stagione esaurita, visto che il centrosinistra ha ridotto
la sinistra ad un complemento d’arredo».
È cambiato Pisapia o siete cambiati voi?
«Direi
che è cambiato il mondo, il riformismo stenta a riformare se stesso, i
teorici della “terza via” sono stati arruolati e arricchiti dalle più
inquietanti lobby economiche, Renzi ha portato a compimento il programma
di Berlusconi, le politiche di austerità hanno reso agonizzante il
socialismo europeo e stanno mettendo in crisi la stessa idea di Europa.
In questo contesto evocare l’Ulivo rimanda ad una seduta spiritica più
che a un progetto politico».
C’è una pregiudiziale di Pisapia su Sinistra Italiana?
«Non saprei dire, non ho letto i libri dei cosiddetti “marxisti per Tabacci”».
Lei è la prima importante creatura delle primarie del centrosinistra. Perché oggi “centrosinistra” è quasi una bestemmia?
«Non
è una bestemmia, è una formula svuotata, un progetto disintegrato dalle
scelte che il Pd è andato maturando negli anni del governo: dalla
riforma autoritaria della Costituzione alla cancellazione dell’articolo
18, dalla pessima “buona scuola” allo sblocca cemento camuffato da
“sblocca Italia”. Una deriva a destra che ha regalato al populismo e
alla rassegnazione porzioni crescenti di elettorato».
Avete
governato il Paese con l’Unione, siete stati sinistra di governo con lei
in Puglia per 10 anni. State tornando alla sinistra minoritaria?
«Non
c’è nulla di più minoritario del governismo a tutti i costi. Avere
cultura di governo non significa essere intruppati dal pensiero unico
del capitale finanziario. C’è una sinistra che la domenica si commuove
per il magistero radicale di Papa Francesco e nei giorni feriali si
genuflette dinanzi ai profeti della diseguaglianza, della precarietà del
lavoro, della privatizzazione dei beni comuni, della necessità delle
trivelle, o del realismo del vendere armi all’Arabia Saudita o del
finanziare i lager per migranti in Libia».
Piero Grasso sarebbe un candidato migliore per la premiership rispetto a Pisapia, che ha la vostra storia?
«Non
si può partire dall’invenzione di un leader per poi trovare un
programma e un popolo. Si deve partire dal protagonismo di una comunità
che reagisce alla paurosa regressione culturale che rimette in circolo i
veleni del razzismo, del nazionalismo, del fascismo. Personalmente
eviterei di tirare per la giacca la seconda carica dello Stato. Certo,
Piero Grasso, che a differenza di Pisapia non è mai stato eletto con
Rifondazione comunista, mi sembra assai più chiaro e radicale dell’ex
sindaco».
Non sarebbe un errore correre con due liste a sinistra del
Pd?
«Impedire
alla sinistra di ritrovare se stessa, la propria autonomia, il proprio
coraggio intellettuale e politico, quello sì più che un errore sarebbe
un delitto ».
Bersani e D’Alema dovrebbero fare un passo indietro nelle candidature?
«Non
mi sono mai piaciuti quelli che cantano “giovinezza, giovinezza”. Io
penso che ci sia bisogno di tutti e che le liste di proscrizione siano
un brutto segnale ».
Lei sarà candidato?
«Per mia fortuna
non soffro di astinenza da Transatlantico. Anche questa è una malattia
della politica: l’idea che tu conti qualcosa solo se sei dentro le
istituzioni e dentro i talk-show».
Renzi rappresenta davvero la destra secondo voi? È come Berlusconi?
«Renzi
è stato la traduzione italiana del blairismo, l’idea cioè che sia
superata la dialettica destra-sinistra. Lo ha scritto nella prefazione
al famoso saggio di Norberto Bobbio, soprattutto questo superamento lo
ha realizzato dal governo. Se non c’è più dialettica non vuol dire che
c’è il vuoto: resta in piedi solo la destra, camuffata o da tecnica o da
modernità».
La legge sulle unioni civili è una cosa di sinistra.
«Quella
legge è il minimo sindacale per essere un Paese civile. Ma un
importante avanzamento sul terreno dei diritti civili non può certo
compensare il drammatico arretramento sul terreno dei diritti sociali».
Col governo Gentiloni cosa è cambiato?
«Molto
nella forma, nulla nella sostanza. È lo stesso Gentiloni che rivendica
la continuità col suo pirotecnico predecessore, mi pare».
Mdp ha rotto col Pd in Sicilia perché c’è Alfano. Ma quante alleanze avete fatto col centro ai tempi dell’Ulivo. Si ricorda?
«Come
si può pensare ad una alleanza col Pd dopo la disastrosa esperienza del
governo Crocetta? E come si può dimenticare che Alfano ha rappresentato
l’ala neo-clericale della stagione berlusconiana? Ma soprattutto come
si può soffocare la passione politica dentro compromessi sempre al
ribasso? Noi, ai tempi dell’Ulivo, abbiamo posto questioni che forse
meritavano un ascolto meno sprezzante: la riduzione dell’orario di
lavoro, la lotta alle diseguaglianze, la costruzione di una Europa che
non fosse solo una moneta».
Mai col Pd o mai con Renzi?
«C’è
la politica e c’è anche la fantapolitica. Io farei mille alleanze col
Pd che mette in agenda la restituzione di diritti e di potere al mondo
del lavoro, che ripristina l’articolo 18 estendendolo a tutti i
lavoratori, che guarda in faccia il disastro della scuola e
dell’università, che sfida i populismi non rifugiandosi nel galateo di
Palazzo o riducendo la domanda di giustizia a una questione di bonus ma
offrendo prospettive di futuro ai giovani, che investe sull’ambiente
piuttosto che sulla ricerca del petrolio con le trivelle. Ma questa è,
appunto, fantapolitica ».
Così rischiate di far vincere Di Maio che ai sindacati suggerisce: riformatevi o ci pensiamo noi. Bel risultato per la sinistra.
«Vede?
Anche Di Maio è diventato renziano. Una pecorella con Confindustria, ma
rumoroso con chi rappresenta il lavoro. Il suo è il ruggito del
coniglio ».
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MARXISTI E TABACCI
Giuliano ha una pregiudiziale contro di noi? Non so, non ho letto il libri dei cosiddetti marxisti per Tabacci
BERSANI E D’ALEMA
C’è bisogno di tutti e non mi piacciono le liste di proscrizione, né quelli che cantano giovinezza, giovinezza
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”
L’ABBRACCIO DI MILANO
Nel
2010, quando Giuliano Pisapia vince le amministrative per il Comune di
Milano contro Letizia Moratti, Nichi Vendola, suo grande sponsor, corre
ad abbracciarlo e a festeggiare il successo. Oggi la distanza tra i due