Repubblica 14.10.17
Il reportage.
Toni accesi e musica trash al comizio di Heinz-Christian Strache il leader dell’ultra-destra: “Basta profughi”
Tra gli eredi di Haider all’assalto di Vienna “Ora governiamo noi”
di Tonia Mastrobuoni
VIENNA.
Tiene la foto del leader populista Stracher come fosse un santino, lo
preme sul cuore. Maria Brunnstein, 47 anni, a Vienna da cinque, ha
sposato un austriaco ma viene dalle Filippine. L’intervista è faticosa
per la musica a tutto volume sparata dagli altoparlanti, ma soprattutto
perché Brunnstein parla male il tedesco e lo mescola con l’inglese. Le
chiediamo perché è venuta all’ultimo comizio del capo della destra
austriaca, islamofobica e xenofoba. «Per l’invasione!», ci risponde.
Quella dei profughi del 2015? «Esatto. Io non voglio un’islamizzazione
dell’Austria. Ho paura».
La triste nemesi dell’Europa aperta ai
profughi è la paura dei vecchi migranti nei confronti dei nuovi.
Diffusissima anche in Austria, il Paese di passaggio per i milioni di
rifugiati arrivati attraverso i Balcani due anni fa e fuggiti in
Germania, in Svezia e nel Nordeuropa. E se c’è un partito che ha
approfittato delle fobie da profughi, è la Fpö di Heinz-Christian
Strache. L’anno scorso ha sfiorato la conquista della Hofburg, della
presidenza della Repubblica, con Norbert Hofer, battuto per un soffio da
Alexander van der Bellen. Questa volta, che la destra populista torni
al governo dopo diciassette anni, è praticamente sicuro. L’ultima volta
che ci era riuscita, nel 2000, molti Paesi europei avevano inflitto
sanzioni diplomatiche all’Austria a causa dell’antisemitismo e delle
posizioni estremiste del partito di Haider. Sembra preistoria. La destra
euroscettica e xenofoba, quando non antisemita, è ormai una presenza
fissa di molti Parlamenti e in alcuni Paesi ha espresso premier e
presidenti della Repubblica, come in Polonia o in Ungheria. Che sarà
mai, se torna al governo in Austria.
Quando l’erede del partito di
Jörg Haider sale sul palco, dopo due ore di musica trash, è
accompagnato dalle note di Jump dei Van Halen. Lui entra subito nel
vivo, spara il leitmotiv che ripeterà per mezz’ora: «Quando si tratta
del potere, popolari e rossi si mettono sempre d’accordo. Dobbiamo
spazzare via il Proporzsystem » (il “sistema di spartizione” tra
socialdemocratici e popolari, ndr) , «la Fpö è l’unica forza per il
cambiamento!». L’attacco alla Grande coalizione di governo è il cuore
del comizio.
Come sono cambiati i toni, dalla campagna elettorale
per le presidenziali del 2016: la piazza per questa ultima arringa al
popolo dei “blu” è la stessa, quella del mercato dietro alla stazione
dedicata a un socialista ebreo, Viktor Adler. Ma alla destra populista,
che pullula ancora di antisemiti, interessa soprattutto l’essere in un
ex quartiere operaio e “rosso” con moltissimi migranti, dove gli
austriaci hanno votato in massa per la destra, negli ultimi anni. Una
metonimia, un “cappottone” che i blu vogliono infliggere anche
all’Austria. «L’Islam non è parte dell’Austria», grida Strache, e dal
pubblico si levano un boato, poi un’ovazione. E il leader della destra
promette anche di volersi battere per «controllare i confini per
impedire l’immigrazione irregolare», dopo che la Spö e la Övp «hanno
aperto le porte a un’ondata incontrollata di profughi tra i quali si
nascondevano anche centinaia di migliaia di terroristi». Un numero un
tantino inventato, ma tant’è. I passaggi contro i migranti si sono
accorciati. Un anno fa Strache e Hofer avevano fatto dallo stesso palco
l’elenco dettagliato di stupri di donne austriache da parte di profughi.
Stavolta il leader della destra che si prepara si è risparmiato quei
dettagli. Sarebbe stato un po’ troppo, per un partito che si candida a
governare.
Maximilian Fischl, diciannove anni, completo blu
attillato e capelli fonati, è venuto dalla Stiria con tre amici.
Indossano maglioni in cachemire o giacche tirolesi. Fanno parte del
movimento giovanile del partito. «A noi interessa che finisca questo
sistema rosso- nero, ci interessa che l’Austria cambi davvero. Non
vogliamo un futuro di Grande coalizione», spiega Fischl. Già, il
“sistema di spartizione”, come lo chiamano qui, è il bersaglio
principale della arringhe della destra, il potere da sempre diviso tra
socialdemocratici e popolari, che si nel dopoguerra sono sempre
alternati alla guida dell’Austria. Finora.
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Ma
ci sono anche stranieri che votano per la destra: “Abbiamo paura
dell’Islam” Ovazioni per il leader dell’Fpö quando promette la fine
della Grande coalizione