La Stampa 5.10.17
L’Europa avverte la Generalitat
“Fermatevi, oltre c’è il baratro”
di Marco Bresolin
No
alla violenza, sì al dialogo. Nello scontato copione del dibattito
all’Europarlamento sulla Catalogna, le parole-chiave sono state due. Ma
attenzione, per quanto ogni gruppo abbia espresso la sua opinione con le
relative sfumature, il messaggio di Strasburgo è indirizzato
principalmente ai catalani. Con un chiaro avvertimento: «Non gettate
benzina sul fuoco con una dichiarazione unilaterale di indipendenza»,
che potrebbe provocare «nuovi scontri e nuovi disastri». Le parole non
arrivano dal gruppo dei Popolari (che sostengono il governo di Madrid),
ma dai Socialisti. Il loro presidente Gianni Pittella, pur criticando
Rajoy per la gestione della crisi, ha chiesto un passo indietro:
«Fermatevi. Perché quando si è sull’orlo del baratro basta poco per
cadere».
Nonostante le tensioni politiche dei giorni scorsi, poco
ci si poteva aspettare dal dibattito. Che è stato volutamente
organizzato con una formula ingessata. Un solo intervento per gruppo,
oltre a quello della Commissione, rappresentata da Frans Timmermans.
L’eurodeputato catalano Ramon Tremosa ha provato ad animare un po’ la
giornata, regalando rose rosse tra i banchi, come si fa durante la festa
di Sant Jordi. In Aula è spuntata anche una bandiera catalana,
scatenando l’ira dei popolari spagnoli: «Togliete questa bandiera
golpista contro uno Stato membro della Ue», ha protestato Carlos
Iturgaiz.
Ma gli animi si sono subito raffreddati e, a conti
fatti, Madrid può essere soddisfatta. Il timore era che il dibattito si
trasformasse in una sorta di processo a Rajoy, anche per questo il
governo ha mandato a Strasburgo il segretario di Stato agli Affari Ue,
Jorge Toledo, a controllare la situazione. Nel suo intervento,
Timmermans ha spiegato che «lo Stato di diritto non è un optional» e che
«il diritto di espressione è essenziale, ma un’opinione non vale più di
un’altra perché espressa a voce alta». Non poteva certo sorvolare sulla
condotta della Guardia Civil e infatti ha ribadito che «la violenza non
è mai una soluzione». Però ha anche aggiunto una frase che in qualche
modo sembra scagionare Rajoy: un governo ha il diritto di difendere la
legge «e questo a volte richiede un uso proporzionato della forza».
Il
liberale Guy Verhofstadt ha detto che sì, «non si può andare contro la
legge», ma «non si può nemmeno risolvere una situazione così profonda
solo con la legge. Bisogna ascoltare». Anche lui, però, ha dato
dell’«irresponsabile» al governatore catalano Carles Puigdemont. Il
popolare Manfred Weber ha ricordato che la secessione dalla Spagna
comporterebbe «l’uscita dalla Ue, da Schengen e dall’eurozona». Inutili
le richieste di Verdi e Sinistra per una mediazione dell’Ue: il
presidente Antonio Tajani ha chiuso con un appello al «dialogo in
Spagna». Dunque tra Barcellona e Madrid, con Bruxelles alla finestra.