martedì 3 ottobre 2017

La Stampa 2.10.17
Pisapia abbraccia Gentiloni e non ostacola la manovra
Primo vertice da leader. Mdp chiede una svolta sui ticket sanitari
di Fabio Martini

Entrando a metà mattina nello studio del presidente del Consiglio, Giuliano Pisapia ripropone un gesto per lui naturale: vede Paolo Gentiloni e lo abbraccia. Certo, i due condividono uno stile da gentleman, prerogativa rara nella politica domestica. Ma quell’affettuoso incipit «a fari spenti» corrisponde anche a un interesse reciproco. L’ex sindaco di Milano, per la prima volta in sette mesi da quando è stato chiamato a far da capofila dell’area alla sinistra del Pd, entra nel Palazzo come portavoce di tutta un’area. È il suo primo giorno da leader. E quanto al presidente del Consiglio, sa bene che cadere sulle legge di Stabilità - o portarla a compimento per il rotto della cuffia - ne appannerebbe l’immagine e le ambizioni future. Gentiloni ha bisogno dei voti dell’area di sinistra per la Finanziaria e soprattutto per l’aggiustamento di bilancio al voto domani al Senato, mentre Pisapia ha bisogno di portare a casa un qualche «scalpo» per impedire alla sua area di fare quel che l’ex sindaco ritiene intollerabile: far cadere il governo.
Da questo punto di vista l’incontro tra il presidente del Consiglio e l’area Pisapia-Mdp - preparato dagli sherpa - è andato bene. Non benissimo perché il voto dei parlamentari alla sinistra del Pd, a dicembre sulla manovra, non è affatto scontato e dipende dalla trattativa che si aprirà nei prossimi giorni. Ma il primo, palpabile effetto dell’incontro Gentiloni-Pisapia - la vera novità - si avrà domani: in Senato si voterà l’autorizzazione allo scostamento di medio termine dal deficit, che richiede la maggioranza assoluta (161 voti) e dunque senza i parlamentari di Mdp non passerebbe. Uscendo, Pisapia ha spiegato che il voto «lo decideranno i gruppi parlamentari dopo aver sentito il ministro Padoan». Ma nella sostanza il sì dei senatori di Mdp di fatto è acquisito. E se così sarà, per Gentiloni sarebbe il viatico verso l’approdo finale, visto che la legge di Stabilità può essere approvata a maggioranza semplice, anche senza i voti di Mdp.
Certo, con l’area di sinistra la trattativa è tutta da inventare e nell’incontro c’è stato uno scambio sulle generali, senza entrare nel merito. Certo, Pisapia e i due capigruppo parlamentari Mdp, Francesco Laforgia e Maria Cecilia Guerra, hanno dispiegato un ventaglio di proposte, a cominciare da quella più comprensibile in termini di immagine: «Milioni e milioni di persone non possono curarsi a causa del super ticket», ha spiegato l’ex sindaco. Una misura che - avevano preavvisato da palazzo Chigi - molto difficile da realizzare, visto che ha un costo di quasi 800 milioni. Una posta che finirebbe per mangiarsi quasi tutta la quota in uscita che invece il governo intende investire soprattutto nella decontribuzione per le assunzioni degli under 29.
Una trattativa che comprenderà indirettamente anche la legge elettorale. Su questo Pier Luigi Bersani, leader di Mdp, ha detto a Radio Radicale: «Pensate di avere una maggioranza sulla Finanziaria con noi e un’altra sulla legge elettorale con Silvio Berlusconi e la Lega?». Apparentemente un ultimatum, in realtà una rivendicazione logica, visto che Mdp, sia pure con un quotidiano mal di pancia, fa parte della maggioranza, mentre Forza Italia e Carroccio sono all’opposizione.