La Stampa 17.10.17
“Cambiare un contesto di violenza e disprezzo”
Per
Monica Guerritore, che ha sempre saputo unire capacità di osare e
fierezza femminile, la questione Weinstein esige delicatezza: «È una
materia che ha a che fare con la sfera intima, e quindi va trattata con
estremo rispetto e con senso del riserbo». Anche per questo, alla
domanda su eventuali molestie subite in prima persona, preferisce non
rispondere «perché non è questo il momento per dirlo» .
Che idea si è fatta della vicenda Weinstein?
«La
cosa più importante è che, se oggi c’è una causa da intentare,
dev’essere intentata contro il contesto in cui abbiamo vissuto finora.
Un contesto caratterizzato da estrema mancanza di rispetto nei confronti
di tutti gli esseri umani».
Una situazione che può generare diversi tipi di reazioni. Giusto?
«Ognuno reagisce come vuole, io ho sempre avuto, dietro le apparenze, un’armatura di ferro, e con quella sono andata avanti».
Come giudica la scelta di rivelare gli eventi a tanti anni di distanza?
«Non
c’è giudizio, non c’è da stare né con né contro. Bisogna invece
sottolineare quanto dev’essere stato doloroso parlare di un fatto così
intimo e privato».
Alcuni dicono che un certo andazzo è sempre esistito, che non è certo una novità. Lei che cosa ne pensa?
«Penso
che la battaglia per cambiare le cose debba passare attraverso
l’analisi di un contesto che impone, storicamente, di passare sopra se
stessi, di cancellare il rispetto di sé. E da qui bisogna iniziare a
interrogarsi».
Chiedendosi cosa?
«Chiedendosi per esempio,
se è possibile che, vivendo in un certo mondo, ci si debba sentire
obbligati a comportarsi in un certo modo. È questo il punto da cui
bisogna partire».
Il caso Weinstein potrebbe sollecitare un cambiamento in positivo?
«Bisogna
aprire la riflessione, tenendo sempre ben presenti, però, i momenti,
l’età in cui si vivono certe cose, gli stati d’animo. Tutto pesa e tutto
è importante».
[f.c.]