La Stampa 13.10.17
“Contro populismi e insicurezza serve un diritto d’asilo europeo”
Poettering: sottovalutato il ruolo di Italia e Grecia
di Francesca Sforza
Un
diritto d’asilo europeo e la possibilità di aderire all’Ue attraverso
un sistema flessibile di partecipazione allo «spazio di stabilità
comunitario»: sono solo alcune delle proposte che Hans-Gert Poettering,
già presidente del Parlamento europeo e oggi alla guida della Fondazione
Konrad Adenauer (Cdu), ha presentato ieri a Berlino in un documento
intitolato «Impulso per un’Ue forte e che guarda al futuro».
Herr
Poettering, prima Brexit, poi il voto in Germania, la situazione in
Spagna, fra poco le elezioni in Austria. Quanto profonda è la crisi
dell’Europa?
«L’Unione Europea è senza dubbio di fronte a sfide
complesse, ma non parlerei di crisi. Come europei che si trovano nell’Ue
- che però non è l’intera Europa - dobbiamo fare in modo che i principi
su cui l’Europa si regge, il diritto alla pace e alla libertà, siano
difesi e portati avanti. E questo lo devono fare tutti».
Come frenare le paure? Come mai Stati prosperi come la Germania sono dominati dall’insicurezza?
«Dagli
italiani dovremmo imparare una maggiore serenità nell’approccio. I
tedeschi hanno la tendenza, in presenza di ricchezza, a sviluppare
immediatamente la paura di perderla. Analogamente, di fronte alla
globalizzazione non pensiamo come prima cosa alle opportunità di
sviluppo, ma al timore che possa intaccare ciò che già possediamo.
Dovremmo smettere di essere così pessimisti».
Qual è il futuro
delle politiche migratorie: più apertura e investimenti
sull’integrazione o più espulsioni, tetti e permessi d’asilo difficili
da ottenere?
«Molti tedeschi sono in linea teorica aperti a un
principio di solidarietà, il problema è che la Germania si è trovata ad
affrontare una massiccia presenza di migranti in un periodo molto breve.
Adesso il compito è mettere a punto un diritto di asilo per i rifugiati
che sia condiviso a livello europeo, in modo da ripartire le
responsabilità. E qui devo fare autocritica: abbiamo troppo a lungo
sottovalutato il peso che Italia e Grecia stavano sostenendo. È il
momento di agire insieme, tenendo presente che non possiamo, come
Europa, farci carico di tutti i migranti economici».
Durante la crisi spagnola molti si sono chiesti: dov’è l’Europa?
«L’Ue
viene spesso criticata: se interviene con la Commissione, con il
Consiglio o con il Parlamento, le viene fatto osservare che non deve
entrare nei fatti dei singoli Stati, se invece si astiene viene
criticata perché avrebbe dovuto fare qualcosa. Nel caso catalano bisogna
attenersi al diritto della Spagna, e la soluzione deve essere trovata
all’interno delle istituzioni spagnole. L’Ue può offrire una mediazione,
ma solo se condivisa da Madrid e Barcellona».
L’ondata di populismo e nazionalismo crescente potrà portare verso un’Europa a più velocità?
«Il
trattato di Lisbona rende possibile andare avanti nell’integrazione a
quegli Stati che lo vogliono. Ma il principio che bisogna tenere fermo è
che non si vada avanti in un modo che precluda poi agli altri di
tornare al passo. Se qualcuno vuole procedere, ad esempio, a
un’armonizzazione del sistema fiscale, può farlo, in modo tale però che
anche gli altri possano, in un secondo tempo, essere coinvolti».