La Stampa 12.10.17
Pechino vieta pettegolezzi e turisti per l’incoronazione di Xi Jinping
Regole
e misure straordinarie nella capitale blindata a sei giorni dal
Congresso del Partito comunista Scontato un secondo mandato al leader
con più poteri dai tempi di Mao. Ma la sfida è l’economia
di Francesco Radicioni
«In
questo periodo non possiamo accettare stranieri». Il buttafuori del
locale nella zona universitaria di Pechino lo dice con tono dispiaciuto
ma fermo. Il motivo? La capitale cinese si prepara a ospitare il 19esimo
Congresso del Partito comunista cinese in mezzo a misure di sicurezza
al limite del paranoico. Sui social cinesi, Zhang Feifei lamentava che
persino una lettiera per gatti comprata online non le sarà consegnata
prima di fine mese. Tra le misure draconiane prese in questi giorni
dalla polizia di Pechino c’è anche il divieto di spedire liquidi e
polveri. Nelle scorse ore Airbnb, il popolare portale di room-sharing,
ha annunciato la cancellazione di tutte le prenotazioni nel raggio di 20
chilometri dalla Città Proibita. In fondo, il segretario del Partito
comunista della capitale, Cai Qi, era stato chiaro nel chiedere il «120
per cento» di impegno per «mantenere l’ordine sociale e la sicurezza
informatica, eliminare tutti i fattori destabilizzanti e i pettegolezzi
politici». Le autorità cinesi non vogliono problemi che possano
disturbare l’inizio dell’importante appuntamento politico che si tiene
ogni cinque anni. Il Congresso del Partito comunista aprirà i suoi
lavori il 18 ottobre e a Pechino arriveranno 2287 delegati in
rappresentanza degli 89 milioni di iscritti. Un mondo variegato: nella
Grande Sala del Popolo affacciata sulla Tienanmen si riuniranno i
vertici dello Stato, dirigenti delle imprese pubbliche, lavoratori e
contadini, ma anche celebrità come la campionessa olimpica Zhao Yunlei.
Il partito fondato a Shanghai nel 1921 da un piccolo gruppo di
rivoluzionari marxisti, si trova oggi a dover gestire le contraddizioni e
le complessità sociali della seconda economia del mondo. Tra le molte
speculazioni che circolano tra gli analisti, c’è una sola certezza: il
19esimo Congresso consoliderà ulteriormente il potere del presidente Xi
Jinping. Fin dal suo arrivo al vertice della Repubblica popolare nel
2012, il «nucleo» della leadership cinese è riuscito ad accentrare nelle
sue mani un potere immenso, che - secondo alcuni - non si vedeva fin
dai tempi di Mao Zedong.
Oggi Xi Jinping è alla guida di dodici
commissioni nazionali ed è anche probabile che il Congresso inserirà un
riferimento al suo pensiero in Costituzione. Scontato, quindi, che Xi
Jinping sarà confermato per un secondo mandato. Parte della leadership
cinese però cambierà: cinque dei sette membri del Comitato Permanente
del Politburo - vero gotha del potere di Pechino – hanno raggiunto l’età
per la pensione e dovranno essere sostituiti. Nel gioco delle correnti
interne al partito, è probabile che la maggior parte di questi posti
sarà occupata da personaggi vicini a Xi. Tra loro potrebbe anche esserci
il nome di chi nel 2022 prenderà il timone della Repubblica popolare.
Non tutti, però, sono convinti che alla scadenza del secondo mandato, Xi
Jinping si metterà da parte, seguendo una tradizione che nell’ultimo
quarto di secolo ha istituzionalizzato e governato la transizione di
potere. Un segnale dell’intenzione di forzare le regole potrebbe essere
visto nel destino di Wang Qishan, potentissimo zar della lotta alla
corruzione, che secondo alcuni rimarrà al suo posto nonostante che – a
69 anni – abbia raggiunto l’età del pensionamento.
Nella relazione
che Xi Jinping leggerà davanti ai delegati al Congresso riuniti nella
Grande Sala del Popolo sulla Tienanmen, il presidente cinese potrà
rivendicare i successi ottenuti nel corso del primo mandato e farà
l’elenco delle sfide che attendono la Cina. L’economia continua a
correre, nonostante il rallentamento rispetto agli anni della crescita a
due cifre. Allo stesso tempo Pechino ha gettato le basi per la
trasformazione del proprio modello economico, puntando sempre più su
innovazione e produzioni ad alto valore aggiunto. Rimangono, però,
resistenze e difficoltà nel governare la transizione economica, nel
rendere più efficienti le imprese di Stato, ad avviare le riforme e a
mettere ordine nel settore finanziario. Sotto la presidenza di Xi
Jinping anche la politica estera cinese è diventata più assertiva: in
questi anni Pechino ha inaugurato la prima base logistica all’estero,
sfidato le istituzioni finanziarie internazionali con la creazione
dell’Asian Infrastructure Investment Bank, gettato le basi del grande
progetto economico e strategico di nuove Vie della seta per collegare la
Cina all’Europa attraverso l’Asia centrale e l’Oceano indiano.