il manifesto 5.10.17
«D’Alema è divisivo», gaffe di Pisapia. Mdp si spazientisce
Sinistra&alleanze.
Sinistra ai ferri corti, anche Vendola contro l’ex sindaco su twitter
Poi l’abbraccio con Bersani e Errani, ma Insieme è sul binario
mortoTabacci: Giuliano è amareggiato, Mdp sta diventando una piccola
sinistra di testimonianza con Fratoianni e il Brancaccio, non ci
interessa
di Daniela Preziosi
Marciare divisi per
colpirsi l’un l’altro. Ieri buona parte delle sinistre impegnate – a
parole – a unirsi per le politiche, si sono prodotte per l’intera
giornata nella parodia del precetto di Mao Tse Tung. Segno che al di là
della retorica delle dichiarazioni unitarie, nella pentola della
sinistra bollono due liste, se non tre. Per la gioia di Matteo Renzi,
che ai suoi infatti confida gran divertimento.
A dare il via alla
giostra del veleno stavolta è Giuliano Pisapia. Per il quale ieri
mattina non era stato un buon risveglio: sui giornali era per lo più
descritto sotto scacco di Mdp per via della decisione di rompere con il
governo, con tanti saluti ai toni concilianti che lui stesso aveva usato
a Palazzo Chigi con Gentiloni. Regista della rottura, secondo i
retroscena, come sempre Massimo D’Alema. Così di buon mattino l’ex
sindaco interviene a Radio Capital e si leva un sassolino dalla scarpa.
«D’Alema sa che io sono a disposizione di un progetto unitario e invece
lui continua a fare dichiarazione che dividono», dice. Poi rivela: « Lui
era favorevole che oggi (ieri, ndr) non si votasse lo scostamento di
bilancio che avrebbe portato all’aumento dell’Iva». E infine conclude:
«Io sono dell’idea che chi non ha obiettivi personali potrebbe fare un
passo di fianco, bisogna esser in grado di unire. Vale per lui come per
me». Insomma: D’Alema è divisivo ed è meglio che non si candidi.
Il
presidente di Italianieuropei ha intenzione di candidarsi e non
replica. Ma in Mdp l’ultima uscita di Pisapia è la goccia che fa
traboccare il vaso. Rottamate le frasi di circostanza, partono i
fendenti: «Di questa storia di D’Alema leader occulto non se ne può
più», attacca l’eurodeputato Massimo Paolucci, roba da «propaganda
renziana, «menzogne», «rancori personali», «sconcerta che Pisapia
utilizzi le stesse insopportabili argomentazioni». Si accodano in tanti,
dal bersaniano Flavio Zanonato fino a Davide Zoggia, ex pontiere fra
Mdp e Campo progressista. «D’Alema è una personalità di questo paese,
può piacere o no, ha un seguito e vuole dare un contributo», dice. Poi
fa scivolare sul tavolo un’altra questione: «Io sto facendo delle cose
in Sicilia con D’Alema e con Bersani e le piazze sono sempre piene: loro
sono due leader, due capi. Non dobbiamo rinunciare a nessuno, non siamo
un milione».
Il riferimento è alla ritirata di Pisapia dal fronte
siciliano. L’ex sindaco non sostiene Fava ma neanche Micari. E per la
sinistra la campagna elettorale non è facile. Il risultato sarà letto in
chiave nazionale: sono in molti a pensare che Pisapia deciderà
definitivamente cosa fare solo dopo quel voto.
A stretto giro
contro l’ex sindaco si abbatte anche un colpo di Nichi Vendola. Non è la
prima volta che l’ex presidente della Puglia lo attacca per via del suo
«niet» all’alleanza con i suoi eredi di Sinistra italiana. Vendola
twitta con sarcasmo: «Ha ragione Pisapia, D’Alema è divisivo, divide la
sinistra dalla destra. Per Pisapia è sufficiente dividere la sinistra». E
dire che anche Vendola quanto a divisioni della sinistra ha un discreto
curriculum da vantare: nel 2009 ha guidato la fuoriuscita di Sel dalla
casa madre Rifondazione comunista.
Pisapia replica piccato, e
anche il suo è un colpo gobbo: «Si può cambiare idea, ma non
dimenticare: hai governato la Puglia in variegata compagnia. A Milano
non c’era destra in giunta». Allude alla presenza di esponenti di area
Udc, quando quella forza faceva parte del centrodestra.
Ma alla
fine in serata l’ex sindaco è costretto, anche dai suoi, a correggere il
tiro almeno su D’Alema. Nessun veto, rettifica, «non ne ho mai messo né
ho intenzione di metterne ora o in futuro», la sua era solo una
generale richiesta di «meno protagonismi personali».
«D’Alema e
Pisapia sono molto più complementari di quanto possa apparire, possono
stare naturalmente insieme», butta acqua sul fuoco Roberto Speranza. E
domani sera è attesa la pace di Ravenna: Pisapia e Bersani festeggeranno
il ritorno in politica di Vasco Errani, ex commissario alla
ricostruzione. All’ex segretario Pd toccherà elargire un altro dei suoi
famosi abbracci pacificatori.
Ma era stato proprio Speranza,
domenica scorsa dal palco di Napoli, ad avvertire Pisapia: «Il tempo è
scaduto». In Mdp c’è chi spiega che al di là delle punzecchiature il
matrimonio con Cp è inevitabile. Ma non è quello che pensa Bruno
Tabacci, il consigliori di Pisapia che ieri ha votato sì al Def:
«Giuliano è amareggiato», racconta a un collega, «Mdp sta diventando una
piccola sinistra. E questo non ci interessa»