Il Fatto 22.10.17
Il treno di Renzi, prova morente di un insuccesso
Propaganda - I video postati dal segretario sono la solita frittura: il suo unico pensiero è il potere
Il treno di Renzi, prova morente di un insuccesso
di Daniela Ranieri
È
brutto ridere delle disgrazie altrui, ma come si fa a non sogghignare
di fronte allo show di un tizio che si crede un trascinapopolo, affitta
un treno per girare l’Italia, si fa fotografare a bordo mentre pensa,
progetta, elabora piani per il futuro, e nelle stazioni, quando gli dice
bene, viene ignorato, oppure, anche quando è assente, perché è tornato
con l’auto blu a Roma a rilasciare interviste con cui impunturare la
risibile impresa, viene insultato, e ciononostante continua imperterrito
a glorificarsi sui social con immagini di un inesistente sé stesso
assurto alla gloria?
L’agenzia di comunicazione a cui Renzi ha
affidato la campagna di “Destinazione Italia”, il grottesco tour su
treno speciale Trenitalia per 108 province (quelle che lui voleva
abolire), deve aver ricevuto il seguente mandato: restituire l’immagine
di un leader fresco, vincente, dinamico, che non ha governato l’Italia
per tre anni, non ha perso tutte le elezioni possibili tranne quelle
prima delle quali ha promesso 80 euro, è amato dalla gente perché si
oppone al Sistema ma è anche contestualmente “l’argine contro i
populisti” (questo insieme a B., che è tutto dire).
Come fossero
amici nostri, non suoi, gli squali della finanza, i banchieri e i
padroni delle ferriere, come non avesse lui usato soldi pubblici per
distribuire bonus a categorie fantasiose (ma non a chi non ha niente),
come se non fosse da sempre d’accordo con B., al quale avrà promesso la
revisione della Severino e regalato una legge elettorale su misura, e i
cui interessi ha sempre curato grazie al trojan nel governo
rappresentato da Verdini.
Ecco allora nei primi tre video di
“Destinazione Italia” un Renzi-non Renzi sotto Ovomaltina che corre su
una pista di atletica; dà una testata a un pallone; visita la tomba di
Aldo Moro; dà il cinque agli anziani; si fa un selfie coi millennials;
bacia bambini; parla con le cuoche; si allaccia una scarpa; si selfa con
Richetti nei luoghi di Leopardi, al quale, poveraccio, mancava solo
questa.
La solita frittura per “uscire dal chiacchiericcio della
politica romana”, a cui lui è notoriamente estraneo, come dice a una
platea di quattro gatti facendo scintillare un orologione tipo quadro
Tecnocasa che potrebbe essere pure il Rolex sgraffignato ai sauditi.
La
parola chiave è “ascolto”: specie nei luoghi del terremoto, dove noi,
non lui, avevamo promesso di ricostruire tutto. Venti milioni di No non
sono bastati, da quell’orecchio lui non ci sente, del resto ama stare
“in mezzo alla gente, tra le gente”, evidentemente due cose distinte, ma
comunque “lontano dai Palazzi”, dove si è premurato di lasciare
emissari che agiscono per conto suo. Così mentre su Bankitalia diceva la
sua persino Luca Lotti, in qualità s’immagina di ministro dello Sport,
lui su Instagram postava di “una giornata ricca di incontri, emozioni,
chiacchiere” insieme a Bonifazi, ex fidanzato della Boschi e socio di un
fratello Boschi ergo, per la sua neutralità, membro della Commissione
che indaga sui tracolli delle banche tra le quali quella vicepresieduta
da babbo Boschi.
Prudentemente lasciata a terra lei, la Evita
Perón di Laterina, come si sa non molto amata nelle province specie
toscane. Renzi la manovra dal treno o forse è lei a manovrare lui da
terra facendosi i beati affari suoi nel Palazzo. Espunte dal montaggio
le scene di Renzi a Polignano: “Signora come sta?”. Risposta: “Come a
mammeta”. Grida di “buffone”, “maledetto”, “chi te l’ha pagato il
treno?” anche a Vasto, dove dal treno non scende nessuno ed è Renzi.
Il
treno del Pd è la prova morente che Renzi non ha idee se non tornare al
potere. Nel suo mondo pubblicitario le immagini sono una resa
semplificata della realtà, come nello spot del colesterolo: hanno il
solo scopo di presentare il prodotto, scemi noi se ci crediamo.