Il Fatto 1.10.17
Seggi difesi come barricate, la Catalogna vota la rivolta
Oggi
il referendum - Le forze di sicurezza impongono l’ordine di Madrid
sigillando le sedi elettorali, ma la popolazione occupa gli edifici.
Timore di scontri
Mobilitazione permanente
di Elena Marisol Brandolini
La
Guardia Civil è entrata ieri mattina nel Centro Telecomunicazioni e
Tecnologie dell’Informazione, che è anche sede delle Telecomunicazioni
del governo catalano e dell’Agenzia di sicurezza informatica, con
l’ordine del Tribunal Superior de Justicia de Catalunya di bloccare fino
a martedì 29 programmi che utilizza la Generalitat, sospendendo così
tutti i servizi informatici che possano essere utilizzati in occasione
del referendum di oggi. Questa misura che avrà ripercussioni sullo
scrutinio e sull’eventuale voto elettronico, avrà effetti anche su altre
procedure della Generalitat per i primi due giorni della settimana,
come il pagamento di tributi.
Benché s’allunghi il bollettino di
misure con cui Madrid sta coronando la strategia autoritaria per
bloccare il referendum, la società catalana si mantiene pacifica e, in
maggioranza, determinata a esercitare il diritto al voto. Consapevole
delle difficoltà, inventa nuove forme di partecipazione, mobilitandosi a
salvaguardia dei collegi elettorali per poter votare in condizioni di
normalità.
Nelle città più piccole le comunità hanno spesso deciso
di darsi appuntamento prima dell’apertura dei seggi e rimanere lì tutto
il giorno, portandosi da mangiare. In questi casi, è difficile che la
polizia intervenga con un’azione di forza, perché ci si conosce tutti.
Più complicata può rivelarsi la situazione nelle grandi città,
soprattutto Barcellona, dove si concentra il grosso dell’elettorato.
Così
sono cominciate le occupazioni di scuole, centri civici e
poliambulatori, sedi di collegi elettorali. Nelle scuole, la comunità
educativa – insegnanti e famiglie degli alunni – hanno improvvisato
venerdì pomeriggio feste di benvenuto dell’autunno che si protrarranno,
possibilmente, fino alla sera. Sono andati a far loro visita
ripetutamente i Mossos d’Esquadra con la comunicazione che oggi, a
partire dalle 6 del mattino, sarebbero tornati per compiere l’ordine
della giudice d’impedire l’apertura dei seggi. Almeno 1.300 quelli che
potrebbero essere sigillati come lo è stato ieri il centro di raccolta
delle schede.
Uno di questi edifici è quella scuola elementare
intitolata all’architetto Jujol, al centro di Barcellona, nel quartiere
di Gràcia. Al suo interno sono previsti 6 o 7 seggi elettorali. Alle 13
di sabato ci sono una sessantina di persone, tra ragazzini, genitori,
maestre e gente della zona. Anche una coppia di giovani trasferitasi da
poco: “Domani votiamo qui e siamo venuti a vedere lo spazio perché non
lo conoscevamo. Ci sembra fantastica la scuola così”. Altri mettono
l’accento sull’aspetto ludico, di aggregazione, di difesa di uno spazio
pubblico.
Come Ivan “Sono del quartiere e sono venuto perché le
scuole sono aperte. Le scuole, le piazze sono della gente”, o come dice
una giovane donna, madre di due figli piccoli, che è qui con tutta la
famiglia: “Stiamo qui con i bambini, giocando, facendo corsi, tra poco
faremo un paella popolare”. “C’è molta gente e un buon ambiente, tra
genitori, famiglie, vicini”, ci dice una giovane maestra. Dormono qui da
venerdì ed “è come una colonia di fine settimana. Non sappiamo quando
finiremo, è un po’ una sorpresa”, scherza, ma non troppo. Perché nessuno
sa come finirà oggi.
Il servizio fotografico di queste pagine è
di Fabio Bucciarelli, vincitore tra l’altro della Robert Capa Gold Medal
e del World Press Photo