il manifesto 29.9.17
Lazio, rinviati a giudizio 16 ex consiglieri del Pd
«Spese pazze» alla regione. Tra gli imputati c’è Esterino Montino, ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino
di Giuliano Santoro
Nel
giorno della (parziale) richiesta di rinvio a giudizio per la sindaca
Virginia Raggi, ben altre beghe giudiziarie convergono sul Pd romano e
laziale. Secondo quanto stabilito dal giudice per le udienze
preliminari, infatti, il processo inizierà il prossimo 22 gennaio. Alla
sbarra ci saranno 16 ex consiglieri regionali dem del Lazio. I capi
d’accusa relativi alle presunte «spese pazze» sostenute durante la
carica sono pesanti: peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti
contrari ai doveri d’ufficio e truffa.
L’indagine della procura
sulla gestione dei fondi destinati ai gruppi consiliari alla Regione
Lazio che li vede coinvolti si è chiusa ieri con il rinvio a giudizio da
parte del gup Alessandra Boffi. Tra gli imputati, a diverso titolo, c’è
Esterino Montino, ex capogruppo del Pd, già vicepresidente della
Regione all’epoca di Piero Marrazzo e attuale sindaco di Fiumicino,
comune del litorale romano. Assieme a lui, nell’indagine sono coinvolti
il senatore Bruno Astorre, il suo collega a palazzo Madama Carlo
Lucherini, il deputato Marco Di Stefano e l’ex capo di gabinetto del
sindaco Ignazio Marino, Enzo Foschi. E poi ci sono Claudio Moscardelli,
Daniela Valentini, Carlo Ponzo, Claudio Mancini. Variano le somme
contestate ai diversi imputati. Per Montino, ad esempio, si tratterebbe
di 7500 euro. Per Astorre, Di Stefano e Mancini rispettivamente 122, 93 e
188 mila euro.
I fatti contestati dagli inquirenti avrebbero
causato un danno di 1,5 milioni di euro alle casse regionali e sarebbero
avvenuti mentre gli imputati erano all’opposizione. Alla presidenza
della Regione in quel periodo, tra il 2010 e il 2013, c’era Renata
Polverini, eletta col centrodestra dopo avere sconfitto Emma Bonino.
L’indagine era partita da Rieti, quando la procura aveva cominciato ad
indagare sulle spese dell’ex consigliere Pd Mario Perilli, che era anche
tesoriere del gruppo consiliare del Pd in Regione. Soltanto in un
secondo momento l’inchiesta è stata trasferita alla procura di Roma per
competenza territoriale. I consiglieri, scrivono tra le altre cose dalla
procura, «omettevano di compiere la selezione dei candidati e
conferivano incarichi privi delle conoscenze professionali richieste
dalla legge, così intenzionalmente procurando un ingiusto vantaggio
patrimoniale alla vasta platea di collaboratori, nonché ai singoli
consiglieri».
Foschi, uno degli imputati, spiega: «Il prossimo 22
gennaio finalmente inizierà il processo che porrà fine a un incubo che
mi porto dietro da troppi anni. La mia eventuale colpa, un abuso di
ufficio, secondo l’accusa, sarebbe quella di aver indicato i nomi di due
persone di mia fiducia assunte dal gruppo regionale con contratto a
tempo determinato». Attacca a testa bassa la deputata grillina Roberta
Lombardi, che da un paio di settimane si è ufficialmente candidata alle
«regionarie» del Movimento 5 Stelle per la presidenza della Regione
Lazio, in vista del voto della primavera del prossimo anno. «Dopo Roma e
Mafia Capitale, gli affari del Pd arrivano anche in Regione Lazio –
dichiara Lombardi – È la solita storia: fondi pubblici, soldi nostri,
spesi e sperperati dai partiti in modo illecito. Noi abbiamo la
possibilità di mandarli a casa una volta per tutte».
Fu
un’inchiesta simile sull’utilizzo dei fondi del gruppo Pdl a far cadere
la giunta Polverini: in quell’occasione il capogruppo berlusconiano
Franco Fiorito (ribattezzato dalla stampa col pittoresco nomignolo di
«Batman») venne condannato a 3 anni e mezzo, dopo 5 mesi trascorsi tra
il carcere romano di Regina Coeli e i domiciliari nella sua Anagni.