martedì 4 luglio 2017

La Stampa 4.7.17
Franceschini adesso prende tempo
i renziani provano a evitare la rottura
di Alessandro Di Matteo

C’è soprattutto Dario Franceschini sotto i riflettori renziani, ormai da una settimana, e adesso i vari pontieri già all’opera cercano proprio di evitare che alla direzione di giovedì vada in scena la rottura definitiva dell’asse principale che ha retto il partito negli ultimi quattro anni. Franceschini parla in continuazione con Lorenzo Guerini e ieri è andato alla Camera per incontrare Ettore Rosato, il capogruppo Pd suo uomo ma ormai sempre più su posizioni renziane, così come molto si stanno spendendo Maurizio Martina e Piero Fassino. «Vi aspettate la guerra», dice uno degli ambasciatori, ma noi lavoriamo per evitarla. E, vedrete, ci riusciremo».
Il compito non è semplice, Renzi è convinto che Franceschini abbia un progetto e che si sia mosso non a caso dopo che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha detto che probabilmente si voterà a scadenza naturale. Il ministro dei Beni culturali viene a sua volta descritto «molto arrabbiato» per il modo in cui Renzi lo ha trattato parlando a Milano, sabato scorso: «Io rispondo a chi ci ha votato e non ai capi corrente». Franceschini, spiegano, vuole capire se Renzi intende usare gli stessi toni in direzione e poi deciderà come regolarsi. In queste ore ha sentito anche diverse volte Andrea Orlando e c’è anche chi parla di una sintonia crescente tra i due. Il ministro della Giustizia, peraltro, non è ancora sicuro di partecipare alla direzione perché ha un impegno in Europa con gli altri ministri della Giustizia.
E’ vero che i numeri in direzione mettono al riparo Renzi anche da un eventuale forfait di Franceschini ma gli uomini vicini al premier vogliono comunque evitare la certificazione di una rottura che politicamente peserebbe, eccome. «La maggioranza renziana deve fare il punto prima della direzione, vorremmo capire prima cosa dirà il segretario», dice una fonte dell’area di Franceschini.
Renzi, per ora, continua a menare fendenti: «Trecentocinquanta persone parlano di coalizione, 3.500.000 di pensionati hanno la quattordicesima», scrive su Facebook, e ovviamente la quattordicesima è un provvedimento del governo Renzi. Il senso è fin troppo chiaro: voi parlate il politichese, io faccio cose concrete. Uno degli uomini più vicini al premier la mette così: «Dario vuole parlare delle amministrative? Sacrosanto, abbiamo anche anticipato la direzione per farlo. Se poi il tema è l’alleanza con Pisapia e con quelli che dicono che il Pd è da buttare, allora anche lui dovrà dire se questa, nella quale lui è sempre stato ministro, è una legislatura da cancellare».
Di sicuro, se Franceschini per ora tace. Orlando, che riunirà i suoi giovedì, non perde occasione per incalzare. Il ministro insiste a chiedere il referendum sull’eventuale governo con Berlusconi, scatenando i renziani: «E’ una cosa che non esiste - taglia corto Rosato - Noi lottiamo per governare da soli, per arrivare al 40%, con un centrosinistra allargato». E Matteo Ricci ricorda il voto delle primarie: «Il referendum lo abbiamo già fatto, il 30 aprile, il giorno delle primarie, sono andate a votare 2 milioni di persone». Peraltro, l’idea del referendum non è piaciuta nemmeno a Michele Emiliano e tra i franceschiniani: «Che facciamo come M5s? Diciamo che non facciamo alleanze con nessuno anche se non ci sono altre maggioranze?». Il ministro della Giustizia però insiste, nega di voler uscire dal partito e chiede che il Pd lavori a una «legge maggioritaria» con premio di coalizione, e su questo l’intesa con Franceschini c’è.