martedì 4 luglio 2017

La Stampa 4.7.17
“Pisapia alleato naturale,
Renzi non ha mai chiuso
Discutiamo di programmi”
Madia: “Ci aiutino, fuori dalla logica Matteo sì-Matteo no”
di Francesca Schianchi

Marianna Madia è il ministro della Pubblica amministrazione dal febbraio 2014, prima nel governo Renzi e ora in quello guidato da Gentiloni. Oggi sarà a Reggio Calabria, «in tour per curare l’attuazione della mia riforma», spiega difendendo i provvedimenti di questi anni da chi, fuori dal Pd, li critica. E lancia un appello a Pisapia: «E’ il nostro alleato naturale, discutiamo insieme di temi e non di veti su Renzi».
Partiamo dal Pd: come definisce il risultato delle amministrative?
«Avremmo preferito fosse migliore, anche se vanno riconosciute vittorie importanti come Padova. Ma è innegabile che avremmo sperato qualcosa in più».
Che impressione le ha fatto la piazza di Pisapia, Bersani e D’Alema?
«Pisapia e tutto ciò che gli ruota attorno sono gli unici potenziali alleati naturali del Pd: da loro mi aspetto che arrivi un innalzamento del dibattito, che portino la discussione su ciò che fa bene al Paese e ciò che bisognerà fare nella prossima legislatura, e non che la trascinino al ribasso su Renzi sì-Renzi no».
Lo hanno già detto: discontinuità con le politiche di Renzi.
«Nel suo discorso, Pisapia non è stato così chiaro».
Le critiche più aspre sono per il Jobs Act: per lei è di sinistra?
«E’ un provvedimento fortemente di sinistra che dà diritti a chi non ne aveva, a una generazione che era ormai abituata ai contratti a progetto».
Bersani sferza voi dirigenti del Pd: qual è la vostra idea del mondo, chiede.
«Vorrei capire cosa ne pensa lui dell’assunzione dei precari della Pa, dello sblocco dei contratti pubblici che ci accingiamo a fare, dell’approvazione del Foia che aumenta la trasparenza…».
Renzi ha già bocciato le coalizioni coi grandi tavoloni modello Unione: dialogo impossibile?
«Renzi non ha mai detto che Pisapia non può essere un alleato: affermarlo è una forzatura del dibattito. Semplicemente, dice di parlare delle cose da fare».
Beh, però un’alleanza con D’Alema la esclude, no?
«Non parliamo delle persone ma della natura dei provvedimenti».
C’è il rischio di larghe intese con Berlusconi? Orlando ha già detto che in quel caso chiederebbe un referendum tra gli iscritti…
«L’alleanza con Berlusconi non è all’ordine del giorno perché Forza Italia è alternativa a noi e non è un alleato naturale. Mentre noi superiamo le leggi sulla Pa di Brunetta, stiamo a discutere di presunte larghe intese con loro: un dibattito da marziani».
Molto dipenderà dalla legge elettorale: lei quale vorrebbe?
«Io sono entrata in Parlamento nel 2008 con Veltroni, sono figlia del maggioritario. Ma so bene quanto è difficile approvare una legge elettorale».
Ministro, come si lavora in un governo sempre esposto a fibrillazioni?
«Si lavora in assoluta continuità col governo Renzi e, in realtà, rispetto alla durata media dei governi in Italia, non ci sono tutte queste fibrillazioni…».
Oggi però ce n’è una nuova: Emiliano che definisce «invotabile» il decreto sulle banche…
«Quel decreto è strumento fondamentale per tutelare risparmiatori, imprese e lavoratori».
Sulla questione migranti lei è d’accordo con la minaccia di chiudere i porti italiani alle navi di Ong straniere?
«Cito il ministro Delrio: ha detto che non è immaginabile né ipotizzato. L’Italia ha fatto tanto non tradendo la sua identità: mi faccia dire che sono fiera di come si sta comportando la Pubblica amministrazione, dai medici ai sindaci. Ma la Ue su questi temi non può essere lenta ma reattiva. E per noi è doveroso chiederlo».
Francia e Spagna sono contrarie ad accogliere navi nei loro porti.
«L’accordo di Parigi mi sembra rappresenti un passo nella giusta direzione. Ora Bruxelles faccia la sua parte fino in fondo».
Lei per ottobre ha promesso il rinnovo dei contratti della Pa: è sicura che in quei giorni non staremo per votare per le politiche?
«Quello che ho fatto resta comunque come patrimonio di chi verrà. A cominciare dalla riforma della Pa, di cui in questo periodo sto curando l’applicazione, girando l’Italia con una campagna chiamata #terzotempo per verificare come viene attuata, dal digitale alle semplificazioni alle nuove norme sulla trasparenza. Ma non mi pare ci sia l’ipotesi del voto. Chi sostiene in modo convinto il governo è il segretario del Pd: non so se problemi possono venire da altre forze politiche».