venerdì 14 luglio 2017

La Stampa 14.7.17
Messaggio di Pisapia rivolto a D’Alema:
“Non mi candiderò”
L’ex sindaco avvisa la vecchia guardia Ds: “Non rinuncio alla guida ma voglio facce nuove”
di Andrea Carugati

«Non penso nemmeno lontanamente di candidarmi alle prossime elezioni». La frase di Giuliano Pisapia, lasciata cadere ieri mattina a Milano a un convegno della Cgil, scatena un piccolo tsunami nell’arcipelago a sinistra del Pd che lui sta cercando di federare. Al punto che poche ore più tardi lo stesso Pisapia è costretto a spiegare che «il mio impegno prosegue ancora più forte di prima».
L’ex sindaco di Milano rifila, con il suo stile felpato, uno scrollone ai suoi tanti compagni di avventura, in particolare a Massimo D’Alema che l’11 luglio alla direzione di Mdp aveva raccolto calorosi applausi cannoneggiando il governo e spiegando perchè il neonato partito non deve sciogliersi: «Mi chiamano sempre per dirmi”io sto uscendo dal Pd, vi trovo sempre o vi sciogliete?”. Non dobbiamo fare una fusione ma solidificare ciò che abbiamo».
A Pisapia non piace che Mdp vada avanti con le tessere, e con l’idea di mettere in piedi un partito tradizionale. E invita «chi come me ha una lunga esperienza alle spalle» a favorire «un rinnovamento generazionale con nuovi protagonisti».
Messaggio chiarissimo a D’Alema (Bersani alla Stampa ha già detto di essere pronto a stare «in coda»), che sarà seguito dalla proposta di una regola: chi ha già fatto due mandati va a casa. «Giuliano li ha fatti e sarà il primo a dare l’esempio», spiega chi gli ha parlato. «Non intendo affatto rinunciare alla leadership, anzi. Con le mani libere sarò più forte», ha detto ai suoi.
Decisiva la lunga chiacchierata di mercoledì sera a Bologna con Romano Prodi, che ha vissuto sulla sua pelle la fatica di mettere insieme partiti diversi, gelosi della loro autonomia. Già alla vigilia della manifestazione del primo luglio il Professore gli aveva consigliato di salire sul palco da solo, senza altri leader. Consiglio non ascoltato. Ma Prodi ci ha tenuto, dopo alcuni giorni, a ribadire pubblicamente il suo sostegno all’ex sindaco. «Faremo tesoro dell’esperienza di Romano, e poi oggi non ci sono più grandi partiti come i Ds», spiega una fonte vicina a Pisapia. «Vogliamo fare una cosa radicalmente nuova, non un tram per riportare in Parlamento pezzi di ceto politico». «No alla rottamazione, sì alla rotazione».
Sul tavolo anche il nodo della cabina di regia del movimento. Pisapia, dopo i primi contatti con Mdp e gli altri, già mercoledì sera aveva scritto che il coordinamento «non deve rispondere a criteri da piccolo Manuale Cencelli». No dunque a un tavolo con 3 delegati di Mdp, 3 dell’ex sindaco e uno di area cattolica. «Si deve ripartire da zero, coinvolgere quanti più mondi possibili». Il pensiero va ad associazioni, e comitati di base.
«Aumenta chi fa volontariato e diminuisce chi fa politica nei partiti, perché c’è sfiducia», ha detto Pisapia ieri a Milano. Un altolà rivolto anche alle forze più a sinistra che continuano «a fargli ogni giorno l’esame del sangue per misurare il suo antirenzismo». Anche perchè il progetto condiviso da Pisapia, Prodi e Andrea Orlando è di spingere Renzi a cambiare la legge elettorale e rifare il centrosinistra. Mdp reagisce chiedendo a Pisapia di ripensarci. «Quello che fai lo decidi insieme al tuo collettivo», dice Bersani. «Anch’io mi riposerei volentieri, spero che ci ripensi». La linea di Mdp è che per prendere voti servono, accanto ai volti nuovi, anche i big. «Rinnovamento ed esperienza», spiega Arturo Scotto. «Vuole scioglierci? Ma senza di noi dove va?», commenta un deputato vicino a D’Alema.