lunedì 10 luglio 2017

Il Fatto10.7.17
Un Matteo per tutti i gusti: è il Vangelo della Nazione
Anticipazioni alla Vespa: - A ogni quotidiano il brano più adatto, così l’ex premier riesce a coprire l’intero arco politico-istituzionale
di Fabrizio d’Esposito

Quel che resta del Libro. È il primo dubbio che affiora dolorosamente dopo aver letto i quotidiani di ieri. Nove anticipazioni nove di Avanti, senza fare distinzione tra liberisti, riformisti, populisti e fascioleghisti, europeisti e anti-europeisti, cattolici, ministeriali, sudisti. Tutti insieme nella sapiente distribuzione dei brani della succulenta fatica narrativa di Matteo Renzi. Il Vangelo del Partito della Nazione. Dopo le anticipazioni di ieri, in libreria restano solo gli avanzi. Povera Feltrinelli, che lo ha editato.
Europeista. Al Corriere della Sera, il quotidiano che ha “portato” Mario Monti (ed Enrico Letta) a Palazzo Chigi, Renzi consegna un capitolo in cui con tono assertivo stronca proprio Monti e Letta e il loro rapporto con l’Ue: “Due governi guidati da europeisti convinti, convinti a parole più che nei fatti”. Al contrario, SuperMatteo descrive come ha mostrato i muscoli ad Angela Merkel: “In pochi hanno il coraggio di smentirla o contestarla pubblicamente. Cosa che io invece faccio in più di una circostanza”. L’ex premier rivela anche che l’inflessibile Cancelliera è un essere umano: “Mandò un sms a mia figlia Ester”. Wow!
Confindustriale. All’organo salmonato degli industriali, Il Sole 24 Ore, SuperMatteo riserva una primizia assoluta: una sfida all’Ue per tornare “per almeno cinque anni ai criteri di Maastricht con il deficit al 2,9 per cento”. Renzi è l’aratro che traccia il solco ma è il Sole che lo difende con lo spadone dei padroni: “Italia-Europa, il grande strappo di Renzi”. Il prezioso brano contiene altre frecciate ai suoi predecessori già citati: “Ci sono stati premier che sono andati in Europa come noi andavamo a scuola: con la giustificazione in mano. E poi tornavano a casa dicendo: ‘Ce lo chiede l’Europa’”.
Garantista. Al Giornale di Alessandro Sallusti, edito dal fratello del noto Condannato di Arcore, Renzi non può che somministrare una robusta dose di garantismo. Il pezzo forte sono gli strali a quei pm che minano la credibilità della “grande maggioranza dei magistrati italiani composta da professionisti impeccabili”.
Teocon. Ratzinger non è più il papa regnante ma Renzi attinge al vetusto repertorio dei fu teocon italiani (Giuliano Ferrara in testa) per dire che “aver rifiutato di menzionare le radici cristiane dell’Europa appare un tragico errore”. Ovviamente questa è l’anticipazione fornita ad Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani.
Ulivista. Repubblica è stato per antonomasia il giornale-partito del centrosinistra. Dopo referendum e scissioni, Renzi consegna al quotidiano di Calabresi l’anticipazione più noiosa e scontata apparsa ieri: “Oggi viene evocata la stagione dell’Ulivo da parte di leader politici che allora stavano contro l’Ulivo”. Cioè, Pisapia e D’Alema.
Fascioleghista. C’è pure l’anticipazione per Libero, diretto da Vittorio Feltri. Il tema è quello dei marò italiani bloccati in India, tema caro alla destra nazionalista e fascioleghista: “Monti tradì i marò, io li ho salvati”. Amen. Il brano è agghindato con un’esclusiva rivelazione sull’ultimo giorno di Renzi a Palazzo Chigi: “Faccio l’ultima telefonata dall’ufficio: è ad Agnese, per chiederle se mi lascia le chiavi di casa nel solito vaso di fiori, come facevamo sempre”.
Gheddafiano. La Stampa ha la nomea di quotidiano specializzato negli esteri e così Renzi manda un capitolo revisionista sulla guerra in Libia per rovesciare Gheddafi nel 2011, da noi fortemente voluta da Napolitano: “Un dramma totale. Del quale dovrebbero scusarsi in tanti”.
Ministeriale. Al Messaggero, quotidiano della Capitale, città di ministeri e ministeriali, Renzi regala un brano dall’incipit folgorante, alla Truman Capote: “Noi abbiamo una classe di burocrati migliore della struttura burocratica”. Sul litorale di Ostia, ieri, sono stati avvertiti ululati di approvazione. A dire il vero, però, il giornale romano non è stato molto rispettoso del dono renziano. Tra le nove pubblicate ieri è infatti l’unica a non cominciare in prima o quantomeno ad avere un richiamo. Non solo. Il Messaggero apre con un’intervista a B. e ha un editoriale di Prodi. Un’anticipazione cornuta e mazziata.
Sudista. L’estenuante raccolta delle anticipazioni si chiude con il Mattino di Napoli e una promessa paraberlusconiana: “Candidiamo Napoli per le Olimpiadi del 2028”. Parole al sole.