lunedì 29 maggio 2017

Pagina 99 26.5.17
ma quale noia...
Renzo e Lucia sono pop!
Discussioni | L’ultima copertina di pagina99, Liberiamo gli studenti
dai Promessi sposi, ha suscitato grande interesse. E non solo tra i nostri
lettori. In centinaia ci hanno scritto, lodando e in molti casi criticando
la nostra provocazione. Pubblichiamo una selezione dei loro messaggi

E chi se l’immaginava che Manzoni fosse così pop! Quando a pagina99abbiamo deciso di dedicare la copertina del nostro giornale ai Promessi sposi non ci aspettavamo una tale risposta. Commenti, prese di posizioni, ragionamenti che ci hanno molto colpiti. Perché il nostro servizio che discuteva del capolavoro di Manzoni non era un atto di accusa. O meglio, lo era: ma non era indirizzato all’opera e al suo valore, bensì all’incapacità di pensare e ripensare le nostre letture, la nostra identità, il nostro ruolo di educatori dei giovani. Perché se c’è un aspetto sul quale volevamo insistere era proprio questo: l’immobilismo della nostra scuola, l’inadeguatezza di discutere criticamente le scelte che sono state fatte nel passato (reiterate per pura consuetudine), il “familismo culturale”della nostra società. E a giudicare dai commenti, altro che noia: i Promessi sposi sono vivi e vegeti! Così abbiamo deciso di pubblicare in queste pagine una selezione dei moltissimi commenti arrivati in redazione o pubblicati sulla nostra bacheca Facebook. Alcuni ironici, altri pensati e propositivi, altri ancora icastici. Fra i problemi che emergono il così detto “effetto-Manzoni”, ovvero l’estraneità alla lettura che indurrebbe in molti giovani. Naturalmente è una generalizzazione, e dipende anche dal ruolo degli insegnanti –ma questo vale per tutto: un cattivo docente incapace di far appassionare i propri studenti renderà noioso qualsiasi argomento. Molti ribadiscono quanto sia imprescindibile questa lettura. Altri preferirebbero classici più contemporanei. E, per dirla con il nostro don Alessandro, «la ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto». Ma se c’è una cosa che possiamo imparare da questo dibattito è che quell’immobilismo che volevamo denunciare non è poi così dilagante. O meglio, come spesso accade nel nostro Paese, sembra che le persone siano più disposte alla discussione di quanto non lo siano impiegati ministeriali, politici, classe dirigente–in altre parole, che i rappresentati siano meglio dei loro rappresentanti. Del resto ci ammoniva lo stesso Manzoni quando, nei Promessi sposi, lamentava: «Ma cos’è la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida». (mf)

BASTA DINOSAURI
Da “affezionato lettore” (come si diceva una volta) di pagina99, volevo commentare brevemente l’interessante articolo Liberiamo gli studenti dai Promessi Sposi, aggiungendo però una prospettiva diversa, ma non incompatibile con quelle di coloro che si confrontano sull’opportunità di un cambiamento. Prima ho subìto e poi, tardivamente, ho molto apprezzato il classico I Promessi Sposi. È stato proprio il mio tardivo apprezzamento che me ne ha fatto riconoscere il valore, proprio per gli aspetti linguistici e di scrittura creativa che i miei insegnanti avevano trascurato di sottolineare. Ma non è questo il punto. Il punto è che non è etico nei confronti della società di oggi perpetuare la scuola dei “dinosauri”, sostanzialmente la stessa frequentata da me (che adesso ho quasi 70 anni), che è propedeutica all’Università, quando soltanto una minoranza degli studenti che hanno completato il ciclo scolastico riesce poi a conseguire un qualsiasi diploma di Laurea (vedasi per esempio il Rapporto annuale Istat 2017 La situazione del Paese). In che misura lo studio del classico I Promessi Sposi possa rivelarsi utile per la collocazione al lavoro dei nostri diplomati rimane un Italico Mistero. Per questi motivi, Vi sarei grato se, nel corso della discussione sull’opportunità di abolire lo studio obbligatorio dei Promessi Sposi, venisse preso brevemente in considerazione anche questo aspetto, preferibilmente con le modalità più opportune per affrontare il problema. Grazie per l’attenzione. Massimo Battaglia, Roma

NON SCHERZIAMO
Queste “potenti” declamazioni lasciano sempre il tempo che trovano. Piaccia o non piaccia, il capolavoro di Manzoni è un classico. E in tal senso bisognerebbe cogliere la lezione di Calvino Perché leggere i classici. Concordo invece con chi ha scritto che altre letture possono essere fatte in aggiunta, ma non si può prescindere dai classici. Quella di Manzoni non è solo una storia e se c’è qualche insegnante che la insegna in questo modo, allora quell’insegnante è moralmente responsabile di uno sfacelo. Senza se e senza ma. Quella di Manzoni è una lettura critica della società, più o meno discutibile, ma dalla conoscenza non si può prescindere. Se letto con le note critiche di Sapegno è ancora meglio. No a queste declamazioni. Un conto sono i Baustelle che cantano «Tra i Manzoni preferisco quello vero: Piero», facile battuta peraltro, un conto è un piano formativo didattico italiano. Non scherziamo. Mariano Macale

SCIASCIA DIXIT
L’opera di Manzoni «è generalmente vista come il prodotto di un cattolico italiano piuttosto tranquillo e conformista, quando invece si tratta di un’opera inquieta, che racchiude un’impietosa analisi della società italiana di ieri e di oggi e delle sue componenti più significative. Un libro, un’opera che contiene tutta l’Italia, persino l’Italia che più tardi sarà descritta da De Roberto ne I Viceré, da Pirandello ne I vecchi e i giovani, da Vitaliano Brancati ne Il vecchio con gli stivali… ». (Leonardo Sciascia) Marcello Spanò

OPERA SENZA TEMPO
Non sono d’accordo (con l’articolo). È una lettura che non risente affatto del passaggio del tempo, come la Divina Commedia o l’Odissea. Non è un paragone con i super classici di tutti i tempi, beninteso, ma un modo per contestare questa necessità di cambiare ciò che ha valore, bollandolo come noioso solo perché viene da altri tempi. Le letture contemporanee vanno fatte, certo. In aggiunta. Dinla Ladinia

SCUOLA O SOCIAL NETWORK
Se la necessità delle cose da studiare fosse misurata in quantità di noia, la scuola non sarebbe scuola: sarebbe un social network. Ma è proprio questo che vogliamo che diventi, no? C’è una differenza tra fare una scuola a misura di ragazzo, e farne una con quello che vogliono i ragazzi. Siamo passati in quarant’anni da un eccesso all’altro. I ragazzi si devono tenere Manzoni, non perché noi siamo attaccati a Manzoni, ma perché è il più fulgido esempio di romanzo classico europeo che sia stato scritto in Italia, e viene dal periodo di massima fortuna del romanzo europeo. Punto e basta. A parte questo, è un capolavoro di semplicità, di intreccio e di attenzione storica. Ha tutte le carte in regola per essere un modello da seguire e da studiare. La “narrativa” si fa in altri momenti, e in aggiunta: ben venga. Ma il Manzoni non si tocca perché non si studia per “leggerlo”. Si studia per approfondirlo. Sergio Baloo

BASTA Il Cinque Maggio
D’accordissimo su Manzoni, mi ha sempre annoiato da studentessa e non, e nella mia esperienza da insegnante ho sempre riscontrato che annoia anche gli studenti odierni. L’unica opera manzoniana a mio parere geniale e passionale è il Cinque maggio, ma resta comunque difficile da comprendere per gli studenti delle medie o dei primi anni delle superiori. Comunque, il programma di letteratura andrebbe davvero “svecchiato”, basta con questo obbligo di leggere I promessi sposi! Con ciò non voglio dire che andrebbero lette solo cose contemporanee: la Divina Commedia e l’Odissea sono invece classici, must, che quasi mai annoiano gli studenti, che anzi trovano in essi spunti e collegamenti di vario tipo (sempre secondo la mia esperienza). Francesca Plesnizer

DA CALVINO A BENNI
Vi appoggio in pieno, niente obbligatorietà: che sia il docente a valutare se ha la classe giusta per fare Manzoni! È inutile insistere su Manzoni in classi che trovano “difficile” la prosa di Calvino, che non capiscono neanche i giornali sportivi (che non comprano, ma leggono a scuola)! Molti studenti si scoraggiano addirittura perché non lo capiscono, smettono di leggere qualunque cosa. Io quest’anno ho cominciato con La compagnia dei celestini di Benni con alunni che si rifiutavano di leggere qualunque cosa dopo aver passato un anno a fare “per forza” I Promessi Sposi e li ho portati gradualmente a leggere almeno tre romanzi brevi, fino ad arrivare a fine anno a leggere senza traumi Uno, nessuno e centomila. Non ho rimpianti. Valeria Di Marco

VOLO E MOCCIA
Sì, mi raccomando. Facciamo leggere loro Volo, Moccia e Gramellini, così usciranno dalla scuola ancora più rincoglioniti degli adolescenti di oggi (che già non valgono nulla). Francesco Vitellini

IL GATTOPARDO?
Qui si aprono due questioni: 1) Sarebbe opportuno spiegare perché si leggono I Promessi Sposi (e perché lo si fa da anni) – a volte sono gli insegnanti stessi che fanno passare la voglia di leggerlo. 2) Educare alla lettura dei classici, perché sì, leggere i contemporanei fa più che bene, ma quanti insegnano come il buon vecchio Manzoni? Effettivamente, però, c’è da chiedersi se il romanzo manzoniano rappresenti davvero l’identità nazionale odierna. Forse è meglio un Gattopardo, in quest’epoca di sciacalli e iene? Antonio Graniero

UNA PIETRA MILIARE
Ma no, per carità! Queste sono pietre miliari della letteratura italiana! Il problema è che gli insegnanti ne rendono noiosa la lettura. La storia è un intreccio appassionante congeniale ai ragazzi moderni, cresciuti a serie televisive. Basterebbe raccontarla bene, con passione, per farne innamorare chiunque. Giorgia Cardini NON SI TOCCA Non sono d’accordo; tutto dipende da chi lo insegna. La noia di cui si parla spesso è foriera di riflessione. Fare sempre ciò che piace non è cultura, è il luna park del cervello. Abolirei piuttosto Marino, Metastasio ed altri barocconi. Manzoni non si tocca. Renato Volpi

NON ABBASSIAMO L’ASTICELLA
Liberare gli studenti dai Promessi Sposi è abbassare, di nuovo, l’asticella. Certo che è difficile leggerlo: e meno male. Certo che tante delle cose che ci sono scritte son lontane anni luce da noi... È un romanzo dell’Ottocento ambientato nel Seicento. Certo che di “Lucie”, oggi – occhi al cielo e mani giunte in preghiera –ce ne son proprio poche. Ma il romanzo di formazione di Renzo è quello che ciascun ragazzo affronta su di sé; di gente come don Abbondio siamo ahimè circondati e i politici maneggioni oggi son l’Azzeccagarbugli; e le pagine della monaca di Monza sono di rara chiarezza per capire che il libero arbitrio è un dono meraviglioso; e l’Innominato che da cattivo diventa buono ci fa sperare che proprio niente è irrimediabile; e quanta variegata umanità dentro i personaggi di Perpetua, donna Prassede, don Rodrigo, Ferrer, la madre di Cecilia... Cavolo, i Promessi Sposi sono uno spaccato di umanità. E di storia, di società. Un patrimonio umano e un repertorio lessicale pazzesco. Una bellezza che ho la fortuna di insegnare. Oggi nella mia classe di liceali quindicenni brufolosi abbiamo letto di don Rodrigo che si scopre la peste e si vede addosso “un sozzo bubbone di un livido paonazzo”. Non volava una mosca, io leggevo e non volava una mosca. Meraviglioso. Come leggere Dante. Che fatica, è vero, ma che bellezza. I Promessi Sposi sono una bellezza. Non abbassiamo l’asticella! Valentina Romano

LI HO ADORATI
Io ho adorato I promessi sposi. E ho avuto la fortuna di avere un’eccellente insegnante che è stata in grado di renderlo interessante e fruibile. Vero che in altri Paesi europei i programmi sono svecchiati, ma lasciatemi dire (vivo all’estero da 9 anni) che la nostra cultura seppur generica e meno specifica è solo da invidiare. Non optate solo per le cose facili e per quelle che vi piacciono di più... Morgana Mina Vagante

DESCRIVE L’ANIMO UMANO
Ho riletto i Promessi Sposi – integralmente – in età adulta. Lo stile di Manzoni è sublime e rende il romanzo una lettura necessaria per ogni italiano. Forse la vera sfida è aiutare i ragazzi ad apprezzare la capacità unica di Manzoni di descrivere e approfondire gli stati d’animo universali, vissuti dai personaggi che animano la trama. Possiamo discutere della cornice storica, della morale, del modo assai opinabile in cui viene presentata la figura di Federigo Borromeo, ma la capacità di Manzoni di analizzare e descrivere l’animo umano nelle sue infinite sfaccettature emotive e caratteriali riscatta tutto. Per me, la lettura del romanzo è stata un’esperienza meravigliosa. Rossella Benti

NON È OBBLIGATORIO!
Vorrei comunicare che da anni la lettura dei Promessi Sposi non è più obbligatoria. Nel mio liceo, io sono uno dei pochi che lo legge quasi integralmente. Ciò che io temo è che verrà il giorno in cui, almeno tacitamente, non lo si potrà più leggere. Spero quel giorno di essere in pensione! Gian Mario Veneziano

RESTERÀ L’ELENCO TELEFONICO
Che noia questa tiritera contro I promessi sposi a scuola... Le argomentazioni per il No sono molto deboli. Di questo passo, come diceva vent’anni fa Beniamino Placido, l’unico libro utile sarà l’elenco telefonico; oggi, ovviamente, nemmeno quello. Giampaolo Sbarra

UNICI AL MONDO
Esiste forse, nel mondo occidentale, un altro programma scolastico che obbliga tutti i docenti a spiegare in maniera così puntigliosa un romanzo dell’Ottocento? No. Non ha senso dedicargli una o due ore di classe a settimana. Se è davvero un classico, come dite, che si difenda da solo: si proponga come lettura consigliata in mezzo ad altri dieci , per l ’estate, e vediamo chi lo compra. Calvino ce la farebbe ancora, ma Manzoni... Se non fosse obbligatorio... Michele Castelnovi

ALLA LARGA
Condivido. A me non è rimasto nulla de I Promessi Sposi, tabula rasa. Probabilmente non me lo hanno fatto amare, probabilmente ero io a non volermi neanche interessare minimamente, fatto sta che ancora oggi me ne tengo alla larga e continuo a sostenere che varrebbe la pena concentrarsi su altre pietre miliari della nostra letteratura (parere naturalmente personale). Elisa Piacentino

AH, CECILIA!
Io adoro i Promessi Sposi. Al liceo li leggevo e rileggevo. Avevo deciso che avrei chiamato mia figlia Cecilia, da adolescente, con l’amore per il dramma più oscuro. Ma dove si trova una scena altrettanto intensa e lirica?

IMMORTALE!
I primi a condannare i nostri giovani a una vita superficiale siamo noi, quando pensiamo a certe fesserie. La letteratura, lo dico ogni anno, è tale perché parla di valori immortali dopo secoli. E ogni anno, a classi diverse, dice cose diverse. L’opera è immortale... chi la porta in classe spesso limitato nella visione e nella pratica della professione. Simona Lovati

SVECCHIARE I DOCENTI
“Bisogna svecchiare i programmi”? Dico che i programmi non ci sono più ma c’è un curricolo per competenze e poi che ne direste di svecchiare qualche docente? Penso che pure Manzoni si sia stufato dell’accademia imperante nelle nostre scuole di ogni ordine... assaporiamo la lingua di Alessandro con occhi nuovi, imparando il piacere della lettura e della scrittura che non esiste niente di più vicino a noi che queste vicende... a chi sa ben guardare. Attualizziamo! Non dimentichiamoci poi di una infinita letteratura a nostra disposizione. Calma, sangue freddo e mente elastica ma soprattutto voglia di imparare e sperimentare. PS: tutti i miei studenti amano Manzoni. Simona Madf Martini

VIA ANCHE L’ALGEBRA?
Anche l’Algebra, la Geometria e lo studio delle funzioni ce l’abbiamo da un po’. E quindi?! Che noia, togliamoli?! Magari avete scelto un titolo un po’ sfortunato e le argomentazioni sono ben altre. Sarebbe interessante vederne anche solo una (seria). Assunta Di Chiara

PUNTO DI ARRIVO
Condivido il ragionamento. Aggiungo che I promessi sposi come altri classici forse dovrebbero essere un punto di arrivo e non un punto di partenza. Cioè non essere il primo testo da affrontare ma uno degli ultimi, partendo da alcuni contemporanei si potrebbe poi comprendere meglio il valore di un classico e forse saremmo in grado di gustarlo con più strumenti. Roberto Parmeggiani

VECCHI RETAGGI
Essere antimanzoniani è un vecchio retaggio novecentesco. Carlo Zacco

PUNIZIONI
Vi meritate Baricco. Antonio Marchese