Il Manifesto, 23.5.2017
Pisapia sfianca Mdp. Liste e alleanze, la prudenza dell'ex sindaco di
Milano mette alla prova la tenuta dei bersaniani. L'ironia di D'Alema:
"Vuol dire che mentre gli altri vinceranno le elezioni, noi saremo lì
ancora a fare un'iniziativa di studio nelle Officine di Giuliano"
Di Daniela Preziosi
Roma
Vuol dire che mentre gli altri vinceranno le elezioni, noi saremo lì ancora a fare un'iniziativa di studio nelle Officine di Pisapia. Qui non è chiaro: per partecipare al voto bisogna fare alcune cose banali, per esempio le liste». Domenica pomeriggio l'ironia di Massimo D'Alema si è abbattuta sulle conclusioni della tre giorni di Art. 1 a Milano. Una battuta, certo, ma il senso era chiaro: una volta incassato – e con fatica – l'impegno di Giuliano Pisapia nella «coalizione per il cambiamento» (copyright di Roberto Speranza), i tempi di organizzazione dovrebbero essere stretti. L'ex sindaco di Milano invece ha un altro passo. Ha chiesto di convocare «insieme» la prossima iniziativa a Roma. Nella sua idea non è la fusione con Mdp, o non solo, ma la convocazione della «casa» del nuovo centrosinistra. Non solo una lista elettorale, ma un progetto politico a cui partecipa, ovviamente, anche Mdp. La prova di questo ragionamento è arrivata ieri dallo stesso capoluogo lombardo dove la capogruppo di Sinistra per Milano Anita Pirovano, vicinissima a Pisapia, ha escluso di entrare nel gruppo comunale di Mdp: «Se può nascere un progetto inedito e coraggioso il modello Milano non può che esserne parte attiva e protagonista spero anche dentro l'istituzione comunale. Se si tratta invece di chiamare con nomi nuovi le solite cose, no grazie», ha spiegato. Quanto alla data dell'assemblea, Pisapia ne ha indicato una lontana, dopo le amministrative. «Subito dopo, a giugno, diamoci un appuntamento nazionale programmatico e fondativo del nuovo centrosinistra ampio, plurale, costruttivo e sobrio che sappia unire anime diverse partendo dalle realtà locali», ha detto domenica, provocando una standing ovation dei presenti, più che altro sollevati per lo scampato pericolo che lui si sfilasse dalla partita. Appena sceso dal palco, Pierluigi Bersani si è precipitato ad abbracciarlo per dimostrare che il matrimonio fra le due forze nascenti è cosa fatta, secondo i segni di un'antica liturgia politica. Ieri pomeriggio Pisapia ha riunito i suoi di Campo progressista. Per l'appuntamento romano c'è da centrare la data giusta. Le amministrative sono l'11 giugno, i ballottaggi il 25: a un passo dalla pausa estiva. Sempreché a Renzi non riesca la manovra delle elezioni anticipate. I pezzi del puzzle da mettere al loro posto sono tanti. Pisapia vorrebbe lanciare una casa «aperta a chi ci sta». Mdp a sua volta lo blinda per strapparlo dalle sirene del Pd, consapevole che senza di lui per la «nuova cosa» il rischio della ridotta rossa è forte. «Da Milano il treno è partito», spiega il presidente toscano Rossi, e il treno è «uno schieramento aperto e plurale con personalità come Pisapia e contributi del centro democratico per fare una politica nuova partendo dai valori della Costituzione». Costituzione che è un altro punto delicato: Speranza chiede di riunire il «popolo del No». Ma Pisapia ha votato sì. Il gioco delle parti potrebbe anche essere utile: con il giovane bersaniano pronto al ruolo di segretario del nuovo partito e l'avvocato in quello di leader di una coalizione più ampia. Infine c'è l'attivismo della sinistra a sinistra di Art. 1. Gli inviti a fare fronte comune da parte degli ex vendoliani sono quotidiani, a patto di chiudere definitivamente con il partito democratico. Puntando a dividere ciò che a Milano si è riunito, e cioè Campo Progressista da Art. 1. Lo spiega il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni al Corriere della Sera: se le proposte «sono quelle che descrive Pisapia saremo da un'altra parte».