sabato 20 maggio 2017

Il Fatto Quotidiano 19.5.17
Di Tommaso Rodano


La Lite. L’apertura sulle alleanze irrita Mdp (che fa ballare il governo sui nuovi voucher)
Pisapia flirta con Matteo e gela Bersani


Tra Giuliano Pisapia e Articolo 1 è calato il gelo. L'ex sindaco di Milano è da mesi l'autoproclamato federatore del centrosinistra italiano, l'uomo che col suo "Campo progressista" avrebbe dovuto rimettere insieme i pezzetti di una galassia sparpagliata (con l'affettuoso beneplacito del padre dell'Ulivo, Romano Prodi). IL PROBLEMA è che un giorno Pisapia guarda a sinistra (Bersani e gli ex Pd) e il giorno dopo guarda a destra (Renzi e gli altri). Uno strabismo che comincia ad irritare soprattutto i primi, che ritenevano di essere i suoi naturali compagni di viaggio. Anche perché mentre il federatore si fa corteggiare incessantemente dal 5 dicembre (giorno post referendum), la sua reale consistenza elettorale è tutta da verificare: i sondaggi sul suo Campo Progressista non sono incoraggianti (a esser generosi). L'ultima uscita scivolosa di Pisapia è sulla legge elettorale: un'intervista al Corriere della Sera, pubblicata ieri, nella quale l'ex primo cittadino esprime il suo moderato apprezzamento per quello che sui giornali si chiama "Rosatellum", la nuova proposta elettorale di casa Renzi. Sulla quale, fa capire, ci sarebbe anche un mezzo endorsement del professore ("Prodi ha detto che preferisce succhiare un osso che un bastone"). Il sistema che piace a Pisapia però il Pd se l'è cucito su misura. Permette, tra le altre cose, alleanze variabili: Renzi può tentare di aprire a destra in alcune circoscrizioni e a sinistra (ovvero a Pisapia) in altre. L'ex sindaco non nasconde che questo può condurre "a una coalizione per i singoli collegi" con il Pd (nei quali magari candidare i suoi uomini, a voler essere maliziosi). Sembra però ignorare –e qui invece bisogna essere ingenui – che l'approvazione del "Rosatellum"sarebbe letale per il resto della sinistra: è impensabile che gli ex Pd si mettano al tavolo con il partito che hanno appena lasciato per negoziare candidature comuni. La soglia di sbarramento al 5%, peraltro, non induce all'ottimismo. L'IRRITAZIONE di Bersani e compagni è venuta fuori in un lungo sfogo dell'ex segretario Pd su Facebook. Per Articolo 1 la proposta del Pd è assolutamente irricevibile: "Questa proposta – scrive Bersani –non c'entra un bel nulla col Mattarellum. Qui c'è una scheda sola, non due. Qui si allude non certo alla coalizione ma piuttosto a confuse accozzaglie a fini elettorali fra forze che il giorno dopo riprendono la loro strada (guardare la scheda per credere)". Poi il messaggio all'ex sindaco e al vecchio leader: "Temo che Prodi e Pisapia dovranno riconsiderare le loro pur cautissime aperture". Gli ex Pd sono stanchi della lunga danza di Giuliano. Domenica l'ex sindaco sarà sul palco nel giorno conclusivo della conferenza programmatica di Articolo 1 a Milano. Da lui si aspettano parole finalmente chiare. Anche perché il tempo stringe. In Parlamento i bersaniani sono sempre più insofferenti per il loro ruolo di stampella del governo Gentiloni (al Senato Mdp è decisiva). Ieri non hanno partecipato alla riunione tra governo e maggioranza per l'introduzione dei "nuovi voucher". Sul lavoro non sono disposti a sacrificarsi. L'ha ribadito il capogruppo alla Camera Laforgia: "Se verranno reintrodotti i voucher, ci sentiremo con le mani libere rispetto alla permanenza nella maggioranza". Per venirgli incontro, il governo potrebbe rinviare la questione ad un provvedimento ad hoc dopo la manovrina. © RIPRODUZIONE RISERVATA.