il manifesto 30.11.16
Eternit, il processo sarà smembrato. «È il fallimento della giustizia»
Amianto.
Modificata l’accusa per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny: da
omicidio volontario a colposo. Dichiarati prescritti un centinaio di
casi
di Maurizio Pagliassotti
Un cupo silenzio ha
accolto a Casale Monferrato la derubricazione dell’accusa da omicidio
volontario a omicidio doloso per l’imprenditore svizzero Stephan
Schmidheiny, decisa dalla gup di Torino Federica Bompieri. La piccola
cittadina dell’alessandrino vede sempre più lontano il giorno in cui
potrà dire che ha ottenuto giustizia per gli oltre mille e duecento casi
di mesotelioma pleurico che hanno fatto strage di una generazione. Una
mattanza che non ha ancora raggiunto il picco massimo d’incidenza,
previsto nei prossimi anni. I tricolori con la scritta nera «Eternit:
giustizia!» punteggiano come una lebbra le vie della città. Per ogni
bandiera, un morto. O due, o tre, alcune famiglie sono state decimate
nel tempo. E altri drappi sia aggiungeranno nei prossimi anni.
La
gup ha dichiarato prescritti tre casi e, quanto agli altri, ne ha
ordinato la trasmissione per competenza territoriale alle procure di
Reggio Emilia, Vercelli e Napoli. A Torino restano soltanto due
procedimenti, per i quali il processo si aprirà il 14 giugno. La
decisione, che lascia attoniti i famigliari delle vittime, è stata
salutata dalla difesa come «un grande vittoria». Astolfo Di Amato,
avvocato difensore, assieme a Guido Alleva, del magnate svizzero ha
commentato: «La costruzione dell’accusa è crollata, il processo per
omicidio colposo sarà più sereno ma emergerà la totale innocenza del mio
assistito. Schmidheiny – aggiunge il legale – era a capo di un grande
gruppo industriale e non era presente nei singoli stabilimenti. A lui
risultava che la soglia di polverosità era al di sotto dei limiti
imposti dalle norme. E aveva dato l’input ai dirigenti di investire, e
di continuare a investire, sul miglioramento sulle condizioni di
sicurezza. Per lui non c’è né colpa né dolo». Non di questo avviso Bruno
Pesce, presidente dell’Associazione vittime dell’amianto, che dà voce
all’amarezza di un’intera comunità colpita da infiniti lutti: «A chi
conosce la situazione dell’Eternit, i fatti e le testimonianze risulta
evidente che la cultura giuridica non è ancora matura per digerire il
dolo nella criminalità d’impresa, anche se provoca migliaia di morti. Ci
vorranno ancora molti anni prima che lo sia».
Per tutti i casi
che sono statti trasferiti, oltre duecento, la prescrizione è molto più
che un’ipotesi: le indagini tornano alla fase preliminare. Rimangono in
piedi i due casi torinesi, che potrebbero portare a una condanna per il
magnate svizzero. Obbiettivo minimo a questo punto, anche se difficile
da raggiungere. La sindaca di Casale Monferrato, Titti Palazzetti, ha
dato voce allo sgomento che ieri sera, come da molti anni, attraversava
la città: «Sono sconcertata per la soluzione prospettata dalla giudice
ma comunque soddisfatta per la decisione di rinviare a giudizio
Schmidheiny, seppure preoccupata per lo ’spacchettamento’ in diverse
sedi del processo».
La procura di Torino in serata si è detta
pronta a impugnare la sentenza della gup Federica Bompieri sul processo
Eternit. È quanto si apprende in ambienti giudiziari. Il pm Gianfranco
Colace studierà la documentazione e prenderà le iniziative necessarie.
Tra
pochi giorni a Torino si celebrerà il nono anniversario della strage
ThyssenKrupp, l’acciaieria dove persero la vita sei operai. Anche per
quel caso è in corso in processo travagliato, che per molti versi
rinfocola a ogni udienza il dolore dei famigliari.
Il processo Eternit volge verso una mesta chiusura, dopo decenni di morti e pianti.