Repubblica 1.10.16
I costi dei depositi? “Ai clienti non importano”
Uno studio della banca d’italia: informandosi potrebbero risparmiare fino al 68%
di Rosaria Amato
ROMA.
Per anni si è dibattuto sul costo dei conti correnti in Italia: troppo
alti per l’Unione Europea e le associazioni dei consumatori, in costante
calo secondo l’Abi. E invece adesso da una ricerca della Banca d’Italia
emerge che a gran parte degli italiani non importa proprio nulla del
costo dei conti correnti: non confrontano le variazioni negli anni delle
voci di spesa, mantengono la stessa formula per anni senza curarsi
neanche di verificare se ci siano offerte più convenienti da parte della
stessa banca. E un terzo non legge neanche gli estratti conto. Una
“distrazione” che non è prerogativa solo italiana: secondo un’analoga
indagine svolta nel Regno Unito per esempio la metà dei cittadini
britannici non ha idea delle tariffe applicate dalla propria banca per i
più comuni servizi finanziari.
Eppure, secondo le conclusioni di
Nicola Branzoli, autore dello studio “Price dispersion and consumer
inattention: evidence from the market of bank accounts”, se i
correntisti facessero più attenzione, magari limitandosi a informarsi di
tanto in tanto sui nuovi prodotti, meno costosi, potrebbero risparmiare
dal 38 al 68%. Percentuali imponenti, che però in un conto corrente
medio (che attualmente si attesta sugli 82 euro secondo la Banca
d’Italia) si traducono in cifre che magari nell’arco di un anno pesano
poco sul bilancio di una famiglia, da 24 a 51 euro, e questo forse
spiega in parte la disattenzione. Però poi da indagini analoghe emergono
comportamenti altrettanto “distratti” anche quando le cifre in ballo
sono più alte: per una ricerca Usa il risparmio potrebbe arrivare a 300
dollari l’anno.
Il costo più significativo che si potrebbe evitare
è il canone (che nei conti più recenti, soprattutto in quelli online, è
stato abolito o fortemente ridimensionato) ma anche le tariffe sui
servizi si sono evolute in direzione più favorevoli agli utenti, e il
loro peso incide soprattutto su chi fa molte operazioni. Per esempio il
costo medio di base dei conti di 12 anni fa è del 15% più alto di un
conto aperto dai 3 ai 7 anni fa. Un rapporto che vale per tutte le
banche, infatti non ci sarebbe bisogno di cambiare istituto, basterebbe
cambiare almeno ogni 8 anni semplicemente il conto, mantenendo lo stesso
sportello. Altro che consumatore razionale, insomma. Semmai, se la
scelta è stata razionale inizialmente, il cliente bancario medio tende
poi a dimenticare il proprio conto, limitandosi a utilizzarlo quando gli
serve.
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Gli italiani mantengono la
stessa formula per anni senza mai verificare se ci siano offerte
migliori Non serve cambiare istituto, sarebbe sufficiente puntare su
nuove formule