Il Sole Nova 9.10.16
Bergamoscienza
Egdar E Nadine
Parla Nadia Magnenat Thalmann la madre degli uomini artificiali
«Creo robot indistinguibili dagli esseri umani Ma non hanno un’anima»
di Marco Passarello
Fin
dal mito di Pigmalione l'umanità ha immaginato di poter creare uomini e
donne artificiali, indistinguibili da quelli in carne e ossa, un
desiderio che oggi sembra essere a portata di mano. È stato questo il
tema di Uomini virtuali e robot simili agli uomini: Nadine ed Edgar,
l'intervento con cui Nadia Magnenat Thalmann ha partecipato ieri alla
XIV edizione del festival BergamoScienza.
Svizzero-canadese,
Thalmann dirige l'Institute for Media Innovation presso la Nanyang
Technological University di Singapore. Già negli anni Ottanta ha
ottenuto importanti risultati nella simulazione realistica di esseri
umani virtuali, e si è poi occupata anche di robot fisici. In
particolare Edgar, un robot per telepresenza, e Nadine che ha presentato
al pubblico di Bergamo: un’umanoide dotata di pelle artificiale, in
grado di visualizzare emozioni ed eseguire gesti naturali.
«Nadine
opera già oggi nel nostro istituto come receptionist -, ci ha detto la
professoressa -. È in grado di riconoscere chi entra e chi esce, parlare
con loro e porre delle domande. Ricorda ciò che è stato detto in
passato, usandolo come base per iniziare nuove conversazioni. Ora stiamo
lavorando sulla capacità di riconoscere oggetti e di afferrarli come
farebbe un essere umano».
Thalmann tiene a precisare che Nadine è
ben più complessa dei chatbot che risiedono negli smartphone: «Siri non
ha espressione, non può stringerti la mano, non ha un'autentica
presenza. Nadine, invece, deve essere consapevole di ciò che le accade
intorno. Stiamo lavorando sulla gestualità umana, di cui ora ha solo una
limitata comprensione. Quando avremo perfezionato la sua consapevolezza
delle interazioni sociali sarà pronta per essere usata come
receptionist, barista, assistente personale. Molti anziani vivono soli, e
Nadine potrebbe fare loro compagnia, come farebbe un gatto, in grado
però di tenere sotto controllo la casa, spostare oggetti, ricevere
telefonate, comunicare a voce».
A Singapore, dove lavora la
professoressa, ci sono già alberghi in cui parte del personale è
robotizzato, e c'è chi sostiene che il forte impulso dato allo sviluppo
dei robot abbia anche lo scopo di mettere un freno all'immigrazione. «È
solo questione di convenienza economica - commenta Thalmann -. Singapore
è un piccolo stato gestito come un'impresa, e avere meno lavoratori è
considerato più efficiente. Inoltre in Asia si dà enorme importanza al
raggiungimento dell'eccellenza, e Singapore cerca di raggiungerla in
molti campi, dalle università alla robotica. Mi rendo conto dei rischi
che questo comporta, ma non si può impedire che l'uomo sviluppi nuove
tecnologie. Quello che potremmo e dovremmo fare è sforzarci maggiormente
di usarle per avere un'organizzazione sociale migliore, invece che
limitarci a introdurle sul mercato e stare a guardare quello che
succede».
È difficile, parlando di questi argomenti, non pensare a
Westworld, la serie televisiva in onda in questi giorni, ambientata in
un parco dei divertimenti popolato da robot umanoidi. Ma Thalmann non
vuole che il suo lavoro sia accostato alla fantascienza: «Quei programmi
contengono troppa fantasia. Io sono un'ingegnera: non immagino cose, le
realizzo basandomi su conoscenze scientifiche reali. Si raffigurano
robot in grado di prendere decisioni complesse, ma quelli reali non sono
neanche lontanamente intelligenti come gli esseri umani. Sono
strumenti, come un Gps, dal quale ci lasciamo guidare verso una
destinazione senza porci problemi. Ciò che fanno dipende solo da noi, e
li possiamo spegnere quando vogliamo».
«Non mi piace il
romanticismo che circonda i robot al cinema. Nadine non ha anima,
sentimenti o vere emozioni. Certo, è possibile affezionarsi a un robot,
come a un orsacchiotto di peluche, ma non dobbiamo dimenticarci che è
solo il risultato di equazioni che simulano il comportamento delle
persone. Tanto più lavoro con Nadine, tanto più sono affascinata dai
veri esseri umani. Studiandoli e cercando di imitarli mi meraviglio dei
tanti doni che diamo per scontati. E sono grata a ciò che li ha posti
dentro di noi, che sia stato Dio, la Natura, o qualcos'altro».