Il Sole 1.10.16
«Migranti, diritti a rischio in Ungheria»
Emergenza profughi. Secondo la sentenza il rifugiato avrebbe potuto subire trattamenti «inumani e degradanti»
di Luca Veronese
Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso di un richiedente asilo bloccandone il trasferimento
Nell’Ungheria
di Viktor Orban non vengono rispettati i diritti elementari dei
migranti e c’è «il rischio fondato che lo straniero richiedente asilo
venga sottoposto a trattamenti inumani e degradanti». Con queste
motivazioni il Consiglio di Stato italiano ha accolto il ricorso di un
richiedente asilo, bloccandone il trasferimento in Ungheria: nella
sentenza numero 4004/2016, il più alto giudice amministrativo italiano
scrive che in Ungheria il migrante avrebbe «potuto subire trattamenti in
contrasto con i principi umanitari e con l’art. 4 della Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea».
È la prima volta che un
tribunale italiano, allineandosi a altre sentenze emesse in Austria e
Olanda, afferma che l’Ungheria non è un Paese sicuro per i rifugiati. In
modo altrettanto allarmato si era espresso già l’Unhcr affermando che
le leggi ungheresi sui migranti sono in contrasto con «i principi morali
e i minimi standard»; mentre Amnesty International ha documentato
«l’orribile trattamento e le violenze» subite dai profughi in Ungheria.
Il
ricorso al Consiglio di Stato era stato presentato contro il
provvedimento con il quale la Direzione centrale dei servizi civili per
l’immigrazione e l’asilo aveva stabilito, in base agli accordi europei,
il trasferimento di un migrante che aveva avanzato istanza di asilo
prima in Ungheria e poi in Italia.
La totale chiusura ai migranti
ha provocato una profonda spaccatura tra l’Ungheria di Orban (affiancata
dalla Polonia) e l’Unione europea. Budapest ha sempre rifiutato ogni
decisione di Bruxelles sulle quote per redistribuire i migranti tra gli
Stati europei. Per bloccare il flusso dei migranti che risalivano i
Balcani per entrare nella Ue, l’Ungheria un anno fa ha costruito una
barriera di filo spinato alta quasi quattro metri e lunga 180 chilometri
lungo il confine con la Serbia. E il referendum sulle quote europee che
si terrà domani è stato voluto da Orban per sfidare Bruxelles e
rafforzare la sua leadership di fronte all’Europa e dentro al Paese.
Il
Consiglio di Stato ha considerato le norme sui migranti e l’asilo che
il Parlamento magiaro ha approvato nel luglio del 2015 e che già hanno
costretto la Commissione europea a inviare al Governo di Budapest una
lettera di costituzione in mora, avviando un procedimento di infrazione.
In Ungheria - si legge nella sentenza - «è prevista l’espulsione degli
immigrati con una procedura accelerata e le nuove norme, duramente
criticate dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, limitano la
concessione del diritto d’asilo, permettendo alle autorità di cancellare
le richieste d’asilo se i richiedenti lasceranno la loro residenza
designata in Ungheria per più di 48 ore senza autorizzazione». In
Ungheria è, inoltre, stato prolungato il periodo di detenzione dei
richiedenti asilo, «che già rappresenta una prassi regolare in quel
Paese, nonché la possibilità di obbligarli a lavori di pubblica utilità
per coprire le spese di mantenimento». La detenzione - sottolinea il
Consiglio di Stato - «riguarda i richiedenti asilo senza distinzione per
sesso, età e condizioni fisiche, anche donne in gravidanza e minori non
accompagnati, come conferma la visita dei delegati di Human Rights
Watch in cinque strutture dedicate alla detenzione, riportata nelle
notizie dei media».
Due giorni fa Nils Muiznieks, commissario dei
Diritti umani del Consiglio d’Europa, ha ricordato le espulsioni
sommarie dei profughi e l’intervento delle forze di polizia contro i
migranti arrivando a definire quella ungherese come una «xenofobia
istituzionalizzata».