Repubblica 22.9.16
La sfida perduta contro le barriere
Nel 2008 lo Stato stanziava 14 milioni oggi ridotti a zero
La denuncia della Corte dei Conti: “I fondi per i disabili spesi nelle caserme”
di Fabio Tonacci
ROMA.
La barriera architettonica che ferma lo Stato è lo Stato. Alla fine
degli anni Ottanta il governo italiano si impegnò coi suoi cittadini per
rimuovere ogni ostacolo alla mobilità nei luoghi pubblici. Si promisero
anche contributi ai disabili che, in casa propria, volevano installare
un ascensore, un servoscala, uno scivolo mobile. Nel 2016 il bilancio di
tali promesse è la cronaca di un fallimento.
Come di fronte a un
marciapiede troppo alto, l’attività del ministero delle Infrastrutture
si è bloccata. I due fondi statali creati ad hoc si sono prosciugati
anni fa. I milioni stanziati per rendere accessibili gli edifici
pubblici se li sono accaparrati, con scelta assai discutibile, le
caserme della Finanza, dei Carabinieri, della Polizia. E mancano ancora
300 milioni di euro per rimborsare i lavori che, nel frattempo, le
famiglie hanno fatto completamente di tasca propria contando su una
legge fantasma.
LA LEGGE DELLE FALSE PROMESSE
Torniamo al
1989, governo De Mita. La legge 13, promulgata a gennaio, introduce un
principio rivoluzionario: chi è portatore di handicap e vuole abbattere
una barriera architettonica nella sua abitazione può chiedere un
contributo allo Stato. Entro i 2.500 euro si viene rimborsati del tutto,
il 25 per cento se la spesa non supera i 12.500. La norma istituisce
anche un fondo, che però è a secco dal 2004.
La legge 13, infatti,
è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, con la motivazione che il
superamento delle barriere architettoniche — dopo la riforma del Titolo V
- diventa di competenza delle Regioni, compresa la copertura
finanziaria. La logica suggerirebbe di modificare quella legge svuotata e
avvertire i cittadini, ma niente di tutto questo accade. Le domande di
rimborso hanno continuato, e continuano tuttora, a impilarsi una
sull’altra.
IN ATTESA DAGLI ANNI NOVANTA
Dal 2004 la palla è
passata, inevitabilmente, alle Regioni. Nella Conferenza dei
governatori del 3 febbraio scorso è stato calcolato che dal 2010 al 2015
sono arrivate richieste di rimborsi per abbattimento barriere
architettoniche per 450 milioni di euro. Di questi solo 150 milioni sono
stati coperti dai bilanci delle Regioni.
In Emilia Romagna ci
sono famiglie che hanno chiesto il contributo per un ascensore negli
anni Novanta e ancora aspettano. Per dire. All’ufficio “Politiche
abitative” contano circa 8.000 pratiche da smaltire, per cui
servirebbero 36 milioni. Denaro che l’Emilia Romagna non ha, infatti dal
2012 l’erogazione dei rimborsi si è fermata e nel 2014 è stato deciso
di ripartire da zero con nuove graduatorie basate sul modello Isee del
richiedente. Stessa storia in Veneto: dal 2014 la Regione non riesce più
a mettere un euro per i disabili e l’ultimo finanziamento di una certa
sostanza risale al 2012 con 3 milioni per l’accessibilità di chiese e
nelle parrocchie.
La delibera più recente nell’archivio online del
Lazio, invece, è datata 2011: si mettono 5,5 milioni per il 2011-2013,
«considerato che in graduatoria risultano ancora 2.337 domande non
soddisfatte per l’invalidità totale e 663 per quella parziale. A causa
delle esigue risorse, per le precedenti annualità si finanziano solo le
invalidità totali».
I SOLDI ALLE STRUTTURE MILITARI
Interpellato
da Repubblica, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio fa
sapere di «stare valutando il rifinanziamento del fondo della legge 13,
nella prossima legge di stabilità».
Qualcuno però dovrà anche
spiegare che ne è del Capitolo n° 7344 del bilancio del Mit, quello per
l’ ”l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici
pubblici”. Nel 2012 è stato azzerato. La Corte dei Conti ha ricostruito
la destinazione dei 30,5 milioni assegnati ai Provveditorati tra il 2008
e il 2011. Puglia: «I lavori soprattutto in caserme di Carabinieri e
Finanza, edifici della Polizia e la prefettura di Bari». Basilicata:
«Impiego prevalente presso caserme». Piemonte: «Prevalentemente immobili
di corpi militari e organi della sicurezza». Sicilia e Calabria:
«Lavori sempre per strutture militari e sicurezza ».
LE BRICIOLE AI MUSEI
Non
va meglio a musei e luoghi di cultura. Su un totale di 4.588 siti, solo
un terzo ha servizi per disabili. Gli investimenti del dicastero dei
Beni Culturali per il superamento delle barriere sono minimi: in cinque
anni (2008-2013) appena 420mila euro, il 18 per cento dei lavori
previsti.
La conclusione del magistrato contabile la dice lunga
sulla solidità della promessa che lo Stato italiano ha fatto ai suoi
cittadini disabili: «Non si riesce ad accertare come siano state prese
queste decisioni, non è possibile sapere perché gli stessi interventi in
caserme diverse siano costati somme molto diverse».