venerdì 23 settembre 2016

Corriere 23.9.16
Milano , gli editori e la fiera del libro Il caso delle parole di Franceschini
di Ida Bozzi e Alessia Rastelli

A quarantott’ore dalla rottura del tavolo tra Milano e Torino sull’ipotesi di un Salone del libro condiviso, il confronto non si ferma. Lo spunto è arrivato ieri dalla presenza a Torino del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, per l’inaugurazione del Salone del Gusto. E da alcune sue frasi pronunciate a margine dell’evento.
Franceschini ha in primo luogo confermato che il suo ministero resterà dentro la Fondazione per il Libro (l’ente che organizza il Salone torinese): «Siamo entrati quattro mesi fa e non c’è ragione per uscirne. Ora — ha spiegato — discuteremo con Torino su come la manifestazione può essere legata alla promozione della lettura, che è la nostra missione, e che quindi garantisca e giustifichi la nostra presenza». Poi ha ribadito che «purtroppo si è persa un’occasione ma ora la situazione è chiara: si tratta di capire come evitare che i due eventi distinti possano farsi troppo male tra di loro». Fino alle parole che hanno suscitato reazioni opposte tra i due «schieramenti»: la nuova manifestazione milanese «è un evento di natura prettamente commerciale» e il ministero dei Beni culturali (Mibact) «non parteciperà». «D’altronde — ha aggiunto il ministro — non ce l’hanno chiesto...».
L’Associazione italiana editori (Aie), che ha voluto la manifestazione milanese, si infuria, il polo torinese si sente confortato. Tanto che in serata arriva la precisazione di Franceschini: «Non ho mai detto che non andrò alla fiera del libro di Milano, ho detto che non saremo parte della società. Del resto, siamo dentro il Salone di Torino, che è una fondazione senza scopo di lucro, mentre è evidente che non parteciperemo alla compagine azionaria di Milano, anche perché ciò ci è impedito proprio dalla sua natura di società commerciale tra Fiera di Milano e Aie».
Poco prima Federico Motta, presidente dell’Associazione degli editori, aveva fatto sapere in un comunicato: «Perché la manifestazione milanese dedicata al libro dovrebbe essere, secondo Franceschini, “un evento di natura prettamente commerciale”?». Formalizzando poi l’invito al ministro all’evento di Milano: «Lo facciamo oggi pubblicamente, visto che l’invito formale lo abbiamo già spedito. Lo aspettiamo non solo per l’inaugurazione del 19 aprile ma già per la presentazione del 5 ottobre. Avrà così modo di partecipare da protagonista per sincerarsi del fatto che la manifestazione milanese è un vero evento di promozione del libro e della lettura».
Raggiunto al telefono, Motta aggiunge: «È una grande sorpresa. Non capiamo perché il ministro faccia un’affermazione del genere, e giudichi a priori. E siamo perplessi: per il ruolo istituzionale, ci si aspetterebbe rispetto». «Stento a crederci — dice Renata Gorgani, presidente della Fabbrica del Libro, società che ha in carico l’evento milanese — e ho troppa stima di Franceschini per pensare che possa dire questo di una manifestazione non ancora presentata. Strano, perché ha potuto ascoltare le nostre intenzioni per un evento di promozione della lettura, che coinvolge scuole e biblioteche. Spero sia un malinteso».
E ha commentato anche Stefano Mauri, presidente del gruppo Gems, che fin dall’inizio ha sostenuto la manifestazione milanese: «Che quella di Milano sarà un’iniziativa prettamente commerciale l’hanno detto solo gli avversari. Editori che non hanno partecipato ai lavori dell’Aie. Ci mancherebbe, che l’evento non avesse una dimensione culturale profonda! Mi sorprende che un ministro etichetti una rassegna che deve ancora nascere».
«Sono stati gli stessi organizzatori di Milano a parlare di fiera e di mercato dei diritti», fa sapere Rossana Rummo, uno dei quattro «saggi», in rappresentanza del Mibact, incaricati di trattare per una manifestazione unica. «Non capisco nemmeno — aggiunge — i dubbi sul fatto che il ministero, entrato nella Fondazione che organizza il Salone torinese ancora prima dell’edizione 2016, avrebbe potuto uscirne. Si tratta di un ente pubblico, allora non dovremmo entrare neppure nelle fondazioni lirico-sinfoniche».
Soddisfazione per le parole del ministro era stata espressa dalla sindaca Chiara Appendino, che con Franceschini ha trascorso a Torino diverse ore: «Il successo del format en plein air del Salone del Gusto potrebbe “ispirare” il Salone del Libro», suggerisce. E concorda il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, anche lui alla manifestazione torinese di ieri, il cui buon inizio, dice, «mi sembra deponga a favore della vocazione di Torino a ospitare grandi eventi».
Appendino e Chiamparino si ritroveranno lunedì 26 all’assemblea dei soci della Fondazione per il Libro, insieme con il presidente designato Massimo Bray e i rappresentanti di Mibact, Miur e Intesa Sanpaolo. Una riunione a questo punto importante perché, fanno capire le parti coinvolte, serve accelerare e arrivare a un programma. Elemento quest’ultimo per cui sarà fondamentale la scelta del direttore editoriale. Potrebbe essere uno dei temi di lunedì, oltre alla prosecuzione dei lavori sul nuovo Statuto. E non si esclude neppure un cambiamento di data, perché la kermesse, prevista dal 18 al 22 maggio, non sia cannibalizzata da quella milanese (dal 19 al 23 aprile).
Lunedì Appendino e Fassino vedranno anche gli Amici del Salone, l’associazione dei piccoli e medi editori a sostegno della manifestazione torinese. Anche loro rassicurati dal fatto che il Mibact non lascerà la Fondazione. «Sono soddisfatta — dice la portavoce Isabella Ferretti (66thand2nd) — innanzitutto come cittadina, restare è sinonimo di serietà». E Marco Zapparoli (Marcos y Marcos), altro portavoce, sottolinea che «le parole del ministro non sono contro Milano ma la conferma della fedeltà a un patto con il Salone di Torino».