Corriere 20.9.16
Belpietro lancia La Verità: parlo a tutti, alle spalle ho solo le mie idee
«La mia sfida? Un nuovo giornale e un libro sui segreti del giglio magico»
di Elisabetta Soglio
MILANO
La prima domanda è inevitabile: «Chi te lo fa fare?». Già, perché uno
come Maurizio Belpietro di giornali ne ha diretti, di articoli ne ha
scritti, di sfide ne ha affrontate. E lui chiarisce subito: «Questo
mestiere continua ad affascinarmi e volevo cercare una nuova via per
raccontare i fatti». Così oggi è in edicola La Verità , un nuovo
quotidiano che arriva nello stesso giorno in cui nelle librerie
esordisce I segreti di Renzi (Sperling & Kupfer): libro e
giornale ognuno traino dell’altro. La redazione, affacciata sullo
skyline di Porta Nuova, è ridotta all’osso, fra i collaboratori ci sono
alcune firme come quelle di Giampaolo Pansa e Luca Telese, il budget è
garantito da un azionariato diffuso «così non siamo piegati ad interessi
economici di alcun tipo».
Direttore, è una testata che si rivolge al centrodestra?
«Parlo
agli elettori in generale avendo alle mie spalle soltanto le mie idee.
Vanto il fatto di essere diventato direttore del Giornale senza avere
mai conosciuto Berlusconi e quando serviva l’ho criticato».
Dipende anche da come la critica è collocata nelle pagine, no?
«Come
tutti anche io avrò commesso errori, ma su Berlusconi l’esame di
coscienza lo dovrebbe fare la categoria che è stata quanto meno strabica
nel giudicarlo. E comunque, mi sono fatto licenziare due volte da due
diversi editori proprio perché ho voluto dire la mia anche quando ha
dato fastidio a qualcuno».
Verità in russo si dice «Pravda». Un caso?
«Se
è per quello, il nome lo aveva usato anche Nicola Bombacci per la sua
rivista… Non è un titolo presuntuoso ma provocatorio: scriviamo quello
che sappiamo e se abbiamo dubbi non li nascondiamo certo».
Per lo
stesso motivo ha scritto il libro su Renzi, su quello che lei chiama il
«giglio magico», sull’attività imprenditoriale del padre del premier,
sulle vicende di Banca Etruria, sulla famiglia Boschi?
«Avevamo
già fatto un’inchiesta su Libero , prima sulla casa che gli aveva
“prestato” Marco Carrai, poi sulle carte dell’indagine che riguardava il
padre del premier. Per la prima vicenda Renzi mi aveva telefonato
chiedendomi quando avrei smesso di dargli fastidio, per la seconda ho
lasciato la direzione visto che l’editore non gradiva quegli
approfondimenti».
L’obiettivo del libro?
«Non ho pregiudizi
nei confronti di Renzi e neppure di Carrai e di Lotti. Ma credo sia
nostro dovere fare luce su vicende che si sono svolte alle sue spalle:
chiediamo solo risposte e trasparenza. E perché non devo raccontare che
il papà della Boschi si incontrava con il faccendiere Flavio Carboni?».
Nel libro lei non è tenero neppure con i giornalisti. Si chiama fuori dalla categoria?
«La
categoria spesso si è schierata a favore del presidente del Consiglio
di turno, applaudendo a prescindere. Questo non è il mio modo di fare
giornalismo: preferisco dare notizie».
Lei era alla convention di Stefano Parisi: è quello il futuro del centrodestra?
«Ho
la sensazione che il centrodestra stia brancolando nel buio. Parisi è
un bravissimo manager ma dovrà riuscire a federare tutte le anime del
centrodestra e stiamo già vedendo che è un’impresa non facile».
Se non lui, chi sarebbe in grado di sfidare Renzi?
«Non ne ho idea. Ma mi chiedo come possa battere Renzi uno che ha perso con Sala».
E Berlusconi?
«Credo
stia guardando cosa succede. Mi viene però in mente l’operazione che
aveva fatto con Alfano e abbiamo visto come è finita: ed era
inevitabile, perché Berlusconi non prevede un erede».