il manifesto 7.7.16
Il razzismo a bassa intensità
La china razzista e criminale. Dallo «squadrone della morte» di Parma ai bangladeshi picchiati dopo Dacca, la xenofobia cresce
di Angelo Mastrandrea
Di
Emmanuel, il trentaseienne nigeriano ridotto in fin di vita da un
italiano a Fermo, sappiamo che era arrivato in Sicilia a bordo di un
barcone con la compagna Chimiary, costretta ad abortire per le botte
subite in Libia.
Fuggiva
dai fondamentalisti islamici di Boko Haram ed è stato ammazzato da un
bullo di casa nostra. Pochi mesi fa aveva contratto un matrimonio da
«irregolare», officiato da un don Vinicio Albanesi in vena di
disobbedienza civile, ora è in coma irreversibile a causa delle
sprangate ricevute per aver tentato di difendere sua moglie
dall’aggressione di un pasdaran di casa nostra, secondo i sospetti
componente di una banda che negli ultimi tempi ha preso di mira, con
attacchi dinamitardi, alcune chiese della cittadina marchigiana perché
ospitano più di un centinaio di profughi. Emmanuel era uno di questi,
sopravvissuto alle intemperie della vita e morto in una stagione di
bonaccia.
Quella
accaduta a Fermo è una brutta storia di razzismo destinata a cadere
presto nel dimenticatoio, schiacciata da mille altri eventi terribili.
Forse non sarà l’ultima ma di sicuro non è la prima: appena un mese e
mezzo fa abbiamo appreso da questo giornale dello «squadrone della
morte» che, nel silenzio generale, ha massacrato un tunisino a pochi
chilometri da Parma.
Nella
stessa città in cui qualche anno fa fece notizia il pestaggio di
Emmanuel Bonsu, un diciannovenne studente ghanese detenuto illegalmente e
pestato da una squadretta di vigili urbani (saranno poi condannati in
otto) in una stanza del locale Comando. Da ultimo, due giorni fa sul
lungomare di San Benedetto del Tronto, ancora una volta nelle Marche, è
toccato a due malcapitati venditori di rose bangladeshi finire vittima
di una sorta di legge del taglione all’italiana per vendicare i morti di
Dacca: non conoscete il Vangelo? E allora giù botte.
A
leggere le Cronache di ordinario razzismo di cui l’associazione Lunaria
tiene il conto giorno per giorno con meticolosità, ci si rende conto di
quanto diffusa sia questa intolleranza a bassa intensità che raramente
squarcia il velo dell’indifferenza mediatica. Ne va consigliata la
lettura a chi si stupisce quando un estremista di destra fredda due
senegalesi a Firenze o un commando di killer dei Casalesi stermina sette
africani a Castelvolturno, e pure quando un ultras di una tranquilla
cittadina di provincia finisce a colpi di segnale stradale un nigeriano
sfuggito a jihadisti, contrabbandieri di vite umane e intemperie
mediterranee. Non era un pazzo il primo e non erano solo camorristi i
secondi.
Anche
Amnesty International ha denunciato la «pericolosa china razzista» del
nostro Paese, alimentata dalle campagne politiche e mediatiche di
criminalizzazione degli immigrati. Bisogna essere consapevoli che il
razzismo in Italia è diffuso e a volte uccide. Per contrastarlo,
cominciamo a portarlo in prima pagina, dunque.