domenica 19 giugno 2016

Corriere La Lettura 19.6.16
Un parricidio può salvare Marx: liberiamolo dall’influenza di Hegel
di Carlo Bordoni

Il pensiero di oggi ha spento i riflettori sulle ideologie, liquidate dalla furia iconoclasta della postmodernità, ma Karl Marx non cessa di affascinare, sollevare dubbi e far discutere. Roberto Finelli gli ha dedicato nel 2014 un saggio provocatorio, Un parricidio compiuto. Il confronto finale di Marx con Hegel (Jaca Book), meritevole di un’attenta riflessione, che fa seguito a un testo precedente, Un parricidio mancato . Hegel e il giovane Marx (Bollati Boringhieri, 2004), scritto dieci anni prima. Solo in apparenza i due titoli esprimono la volontà di disfarsi di una pesante eredità: sono intesi invece a recuperare quanto c’è di buono nel pensiero marxista. Perché Marx è recuperabile, sostiene Finelli, se si lascia cadere ciò che non è più sostenibile del suo pensiero giovanile, viziato dalla stretta dipendenza dalla dialettica di Hegel e dalla concessione a Feuerbach, responsabile della rinuncia all’individualismo. L’uccisione del padre Hegel comprende l’affrancamento dalla visione antropologica dell’essere e quindi dal materialismo dialettico. Da rigettare anche la connessione tra struttura e sovrastruttura come legge fondamentale della storia, che già i francofortesi avevano criticato. E poi la convinzione del primato dell’economia valido solo nella modernità. Ma tolto questo, cosa resta di Marx? Il Capitale , soprattutto, prodotto della maturità, che poi è l’arma usata per compiere il parricidio. E le acute osservazioni dei Grundrisse , che lasciano intuire un affinamento progressivo, basato più sull’astrazione che sulla contraddizione, della visione teorica che il pensatore di Treviri non ha avuto il tempo di formulare.