Corriere 9.6.16«Ma la città non ha bisogno di grandi eventi»
Il fronte del no di urbanisti e storici che conta sullo stop promesso dal Movimento
di Ernesto Menicucci
ROMA
«Le Olimpiadi? Non ci sono le condizioni per organizzarle a Roma».
Vezio De Lucia, napoletano, uno dei massimi urbanisti italiani, già
consigliere regionale del Lazio negli anni 90, guida un drappello di
intellettuali, giornalisti, storici, architetti che rappresentano, nella
Capitale, il «fronte del no» alla candidatura della Capitale ai Giochi
del 2024. Un gruppo che si è formato grazie alla raccolta di firme
lanciata dai Radicali per far decidere ai romani, attraverso il
referendum, se portare avanti o meno il progetto promosso dal governo e
dal Coni, quando (con Ignazio Marino sindaco) la mozione passò in
consiglio comunale con i sì di centrosinistra e centrodestra e i «no»
dei quattro «grillini» (c’era anche Virginia Raggi), della Lega e del
radicale Riccardo Magi.
Un gruppo del quale fa parte anche Paolo
Berdini, altro storico urbanista, assessore «in pectore» dell’ipotetica
giunta a Cinque Stelle. Una scelta, quella su Berdini, che può orientare
anche questo gruppo: «Sarebbe un buon motivo — dice De Lucia — per
votare i Cinque Stelle al ballottaggio». De Lucia spiega: «Da dove
partiamo? Dalle Olimpiadi del ‘60?». Non furono un «motore» dello
sviluppo di Roma? «Ma no — ribatte l’urbanista — furono un disastro. Al
di là delle struggenti nostalgie per Bikila scalzo, dal punto di vista
urbanistico furono l’inizio di una serie di fatti negativi per la
città». Cioè? «In quel periodo si stava discutendo il Piano regolatore
della città, secondo il quale si doveva bloccare lo sviluppo cittadino
verso sud-ovest e orientarlo verso est. Invece, con la via Olimpica, si
decise di andare da un’altra parte». Questo sessant’anni fa. Ma ora?
«Non ci sono le condizioni, in questo clima di sfascio generale e di
situazione finanziaria precaria. Il programma dei Cinque Stelle, di
rimettere prima in piedi le funzioni amministrative, è di buon senso».
De
Lucia non è solo in questa battaglia. Quel «manifesto» venne firmato,
tra gli altri, anche da rappresentanti di associazioni, dal docente di
storia Francesco Lizzani, dall’ambasciatore Bernardino Osio, dagli
archeologi Carlo Pavolini e Fausto Zevi, dal regista Carlo Alberto
Pinelli e da alcuni giornalisti. Anche da Vittorio Emiliani, presidente
del «Comitato per la bellezza»: «Le Olimpiadi? In una città già
stressata — dice Emiliani — non servono altri grandi eventi, ma
investimenti specifici, evitando cosa è capitato nel passato con Italia
‘90, le piscine dei Mondiali di nuoto, la Città dello sport di
Calatrava». Secondo Giachetti, «il referendum sulle Olimpiadi si farà il
19 giugno». Ma, allo stato attuale, che la spuntino i «sì» è tutto da
dimostrare.