Corriere 14.6.16
Mein Kampf
Non è un libro normale, è un inno allo sterminio
di Donatella Di Cesare
Hitler
non si addice alle edicole. La scelta di «regalare» Mein Kampf come
allegato deve essere condannata con grande fermezza da una società
civile. Quali che siano i motivi reconditi che possono aver spinto il
Giornale a diffondere il libro di Hitler, si tratta di una scelta
gravissima, irragionevole e ingiustificabile.
Questo fatto — come
ha dichiarato Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di
Gerusalemme — è «senza precedenti». Non stupisce che la stampa
internazionale abbia dato rilievo alla notizia. Dalla Frankfurter
Allgemeine a Die Welt e al Washington Post , per citare solo alcune
testate, lo sconcerto è unanime. E ci si chiede come mai, nell’Italia di
oggi, Hitler possa tornare a essere popolare.
Il «regalo» è
giunto sabato scorso — per gli ebrei alla vigilia di Shavuot, la festa
in cui si ricorda il dono della Torah, il Libro dei libri. Triste
coincidenza, dunque, che nelle edicole di un Paese europeo, coinvolto
nello sterminio, girasse la «Bibbia del nazismo». Né si può sorvolare su
una coincidenza inquietante: solo pochi giorni fa è stata finalmente
approvata la legge contro il negazionismo.
Vuoi per richiamo
morboso, vuoi per banale interesse, nelle edicole l’allegato è esaurito.
Questa sarebbe una operazione culturale? Distribuire il secondo volume
del testo di Hitler, intitolato La mia battaglia , nella vecchia
edizione Bompiani del 1937? Non è una edizione critica: non ci sono né
note, né commenti. Non può farne le veci la breve e discutibile
introduzione di Francesco Perfetti, il quale sembra ignorare il successo
ottenuto, persino nel mondo accademico tedesco, dall’«antisemitismo
della ragione» propugnato da Hitler. L’edizione critica, pubblicata in
Germania nel gennaio del 2016, è costituita da due volumi di 2.000
pagine e corredata da ben 3.500 note.
Ma arriviamo al punto. I
campioni dell’ultraliberalismo hanno gridato alla censura e si sono
appellati alla necessità di leggere Hitler come «documento storico». Qui
è bene chiarire: Mein Kampf non è un libro come un altro. Non può
essere paragonato ad altri libri antisemiti che hanno propagato e
propagano ancor oggi le teorie del complotto. Mein Kampf è il libro che
contiene il primo progetto di sterminio planetario del popolo ebraico.
Chi
lo ha letto lo sa. E sa giudicare la gravità incommensurabile di quelle
pagine che preludono all’annientamento. Per Hitler gli ebrei sono gli
«stranieri», che cancellano i confini — quelli geografici e quelli tra i
popoli. Distruggono gli altri per dominare il mondo; la loro «vittoria»
sarebbe «la ghirlanda funeraria dell’umanità», decreterebbe la fine del
cosmo. Il pericolo maggiore viene indicato nella possibile fondazione
di uno «Stato ebraico». Perché non ci deve essere luogo alcuno, per gli
ebrei, nel mondo. Di qui l’annientamento.
Dare allora queste
pagine da leggere senza una guida critica? Certo che occorre conoscere
Mein Kampf . E chi responsabilmente si occupa della Shoah lo legge e lo
fa leggere. Non era necessario che il Giornale degradasse la cultura
italiana per avvertirci che il male si deve conoscere. Noi il male non
lo dimentichiamo. Ma siamo convinti che uno studio critico, come quello
che d’altronde già si compie in molte università e scuole italiane, sia
la strada giusta per conoscere il passato e per guardare con più
consapevolezza al futuro.