Cinquestelle primi a Roma (35,6%). Crollano Pd (17,2%) e Forza Italia (4,2%)
La Stampa 6.6.16
Una nuova geografia politica
di Federico Geremicca
Per
le sorprese, se poi davvero arriveranno, bisognerà aspettare i
ballottaggi: e dunque due settimane che già si annunciano di fuoco.
Infatti, il primo turno di questa tornata amministrativa andata in scena
ieri, è parso una sorta di sintesi delle previsioni e dei sondaggi
intorno ai quali si è discusso e litigato fino a qualche giorno fa.
E dunque, nell’ordine: l’affluenza alle urne continua a calare.
Anche
se non c’è stato il crollo paventato di fronte a elezioni che non hanno
entusiasmato e che sono state anzi a lungo surclassate dal futuribile e
lontano referendum costituzionale; in nessuna grande città - comprese
quelle dove era in pista anche il sindaco uscente - c’è un vincitore da
incoronare al primo turno; l’avanzata dei Cinque Stelle c’è stata, ma
porta al ballottaggio esponenti grillini in due sole grandi città: Roma e
Torino; il centrodestra regge sostanzialmente soltanto a Milano e il Pd
- infine - resta in campo praticamente ovunque, e giocherà la partita
della vita in ballottaggi che si annunciano, però, tutt’altro che
semplici.
Nel cuore della notte, a scrutinio ancora in corso e in
mezzo a grandinate di proiezioni ed exit poll spesso contraddittori tra
loro, qualche elemento di riflessione cominciava a farsi possibile.
Intanto la conferma di un dato che appare, però, in costante evoluzione:
il recente bipolarismo italiano (centrodestra contro centrosinistra) ha
ormai definitivamente ceduto il passo ad un tripolarismo
(centrodestra-centrosinistra-M5S) che pare però incubare, a sua volta,
un bipolarismo nuovo e inatteso (centrosinistra-M5S). La migliore
cartina di tornasole del processo in atto è Roma, dove un centrodestra
diviso tra Giorgia Meloni e Alfio Marchini, nella notte rischiava
l’esclusione dal ballottaggio a vantaggio, appunto, di M5S e Pd.
La
Capitale, in particolare, è la culla della vera e propria esplosione
della candidata grillina - Viriginia Raggi - che sfiora il 40% (stando
alle proiezioni) e mette una pesantissima ipoteca sulla vittoria finale.
Roma nelle mani di una trentasettenne sconosciuta fino a ieri, è
fenomeno che ha richiamato in città nugoli di troupe e giornalisti di
tutto il mondo: considerato il risultato, è facile scommettere che si
fermeranno per raccontare la definitiva capitolazione della città...
Matteo
Renzi - che come premier ha depotenziato il valore di questa tornata
elettorale, ma come segretario del Pd si è speso invece senza risparmio -
può esser soddisfatto solo a metà di questi primi risultati: tra 15
giorni, infatti, il Partito democratico potrebbe aver riconfermato la
guida di città importanti come Torino, Milano e Bologna, uscendo però
sconfitto a Roma e non riconquistando Napoli (già perduta nelle elezioni
precedenti). Il bicchiere è mezzo vuoto, insomma: anche in
considerazione del risultato non brillante fatto registrare dai sindaci
uscenti a Torino e a Bologna.
Lo sguardo, a partire da stamane, è
già rivolto alla sfida dei ballottaggi: che sono, notoriamente, una
partita del tutto diversa rispetto al primo turno. Non sarà inutile,
però, guardare con attenzione al voto delle piccole e medie città per
cogliere gli spostamenti di fondo nella geografia politica del Paese.
Molto sembra essersi mosso: come e verso dove lo si comincerà a capire
da stamane.