il manifesto 28.5.16
Vaticano, Bergoglio riceve Hebe Bonafini
Incontro privato del papa con la «pasionaria» delle Madri di Plaza di Mayo, a Santa Marta. La leader delle proteste contro Videla fa autocritica per l’iniziale diffidenza verso il pontefice argentino
di Rachele Gonnelli
I due argentini più popolari nel mondo, Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco I, e la leader delle Madri di Plaza de Mayo, l’ottantottenne Hebe Pastor de Bonafini (nella foto), si sono stretti la mano ieri per la prima volta a Roma.
Si è trattato di un incontro privato, il pontefice ha ricevuto la più agguerrita avversaria della dittatura di Videla nel suo appartamentino di Casa Santa Marta, la residenza dove Bergoglio ha scelto di abitare in Vaticano, snobbando lo sfarzo cardinalizio della curia romana, le prebende papali e, in questo caso, i flash e le telecamere della sala stampa.
La stretta di mano tra i due ha dato moltissimo fastidio in Argentina, dove ha provocato reazioni urticanti in special modo tra i sostenitori del nuovo presidente Mauricio Macri e sulla stampa moderata del paese, che ha dato scarso risalto allo storico incontro e ha messo soprattutto in evidenza come la stessa Hebe Bonafini avesse salutato l’uscita del nome di Bergoglio dal conclave del 2007 con una fumata bianca come quello di un personaggio invischiato nelle sporche e sanguinolente malefatte del dittatore Videla, accusandolo in particolare di essere «rimasto in silenzio quando portavano via i nostri figli».
Poche settimane fa la stessa Bonafini ha rettificato in modo netto, sostenendo di essersi «sbagliata». Del resto non era la prima volta che riconosceva l’errore: già nel 2013 aveva scritto una lettera al santo padre, chiamandolo semplicemente «don Francesco», nella quale ammetteva di non conoscere prima «il suo lavoro pastorale» e nella quale poi si rallegrava «infinitamente» per l’impegno di Francesco nella battaglia volta a sradicare la povertà nel mondo e nel dare impulso al rinnovamento in Vaticano. Hebe Bonafini è rimasta invece – e lo è tutt’ora – una fiera oppositrice del presidente Macri, che con la sua solita prosa che non va per il sottile, definisce semplicemente «un fascista».
Così, pochi giorni fa, alla vigilia dell’incontro con il papa, è stata bollata dal capogabinetto della Casa Rosada, Marcos Pena, come «aggressiva» e «offensiva». Il quotidiano più letto in Argentina, che è anche il più importante dell’intera America Latina, il Clarìn, ha rimarcato come papa Bergoglio abbia aperto le porte della sua casa a lei dopo aver riservato tutt’altro trattamento alla sua principale rivale, Margarita Barrientos, sessantaquattrenne, alla guida di una associazione scissionista delle Madri di Plaza de Mayo, definita dal sottotitolo «linea fundadora».
La Barrientos tre anni fa aveva chiesto di essere ricevuta dal pontefice argentino, ma l’udienza le era stata negata, per altro senza dare alcuna spiegazione. Entrambe, sia la Bonafini sia la Barrientos, sono state negli anni accusate dalla magistratura di essersi arricchite utilizzando il nome delle madri che reclamavano la verità sui figli desaparecidos, entrambe però sono state alla fine prosciolte dalle accuse. Non è dunque questa la ragione della diversità di trattamento.
Per trovare una spiegazione il Clarìn ieri ha scomodato Loris Zanatta, ordinario a Bologna di storia delle relazioni internazionali, che tra l’altro ha una collaborazione con il giornale argentino di linea ancora più moderata, La Naciòn, ed è autore di un discusso saggio sulla rivista bimestrale del Mulino diretta da Michele Salvati nel quale sostiene che papa Bergoglio è peronista, avendo aderito alle idee populiste di Peròn e Evita in età giovanile e quindi segnerà il suo pontificato da un «antiliberismo viscerale».
Nell’intervista, Zanatta, conclude avanzando il sospetto che il papa incontrando «un personaggio discusso e discutibile» come la Bonfini «voglia riconciliare non tanto gli argentini quanto piuttosto i peronisti», legandosi in questo modo a chi non solo è ostile a Macri ma considera illegittimo il suo avvento al potere spodestando Cristina Kirchner nel dicembre di tre anni fa. Comunque tutta un’altra storia rispetto a quella del pastorale abbraccio a chi lo ha diffamato.