Corriere 4.5.16
Il timore che le inchieste provochino effetti a catena
di Massimo Franco
La
tegola dell’arresto del sindaco dem di Lodi è una di quelle che Matteo
Renzi si sarebbe risparmiato volentieri: soprattutto in questa fase. Non
solo arma la propaganda del Movimento 5 Stelle e della Lega su una
questione morale targata Pd. Frustra anche il tentativo del vertice del
partito di risalire la china di un’immagine un po’ sgualcita dalle
inchieste giudiziarie; e soprattutto di contrapporre all’azione della
magistratura e alle tensioni con l’Anm quella di un governo operativo,
deciso a fare pulizia, e non condizionato dalle magagne dei gruppi
dirigenti locali.
Il vero imbarazzo è che arriva ad appena un mese
dalle Amministrative, e a cinque dal referendum costituzionale. E ridà
corpo al fantasma, sempre più spesso evocato dal Pd, di un’offensiva
contro il governo Renzi. La scelta dell’arresto del sindaco viene
considerata eccessiva, visti i reati contestati. E il rosario di
inchieste e provvedimenti che colpiscono esponenti del partito del
premier inducono, più che all’autocritica, al sospetto. Il problema è
che a ipotizzare questa sorta di complotto giudiziario sono alleati
spuri di Renzi come gli uomini di Denis Verdini.
Nel Pd, invece,
si oscilla tra silenzi imbarazzati, inviti alla giustizia perché
chiarisca quanto prima le responsabilità, se ci sono, e ammissione che
esiste un problema serio da risolvere. Si tratta comunque di approcci
che chiamano in causa, in positivo o in negativo, il doppio ruolo del
segretario-presidente del Consiglio. E portano acqua a tutti i suoi
avversari, ai quali non sembra vero di poter scaricare su Palazzo Chigi
problemi comuni a gran parte della classe politica, in particolare in
Regioni e Comuni.
Il capo leghista Matteo Salvini arriva a
sostenere che Renzi sarebbe «la questione morale dell’Italia»,
rimuovendo le inchieste che hanno riguardato esponenti anche di primo
piano del Carroccio. E nel M5S si approfitta dell’arresto del sindaco
Simone Uggetti per picconare la riforma del Senato. «Con la riforma,
Uggetti sarebbe senatore. Fermiamoli». Insomma, il timore è quello di un
«effetto domino» che dalle inchieste potrebbe portare a una sconfitta
elettorale a Milano, dove è in atto una sfida strategica, e in altre
città come Roma e Napoli, pure in bilico.
Ma l’ipoteca giudiziaria
può pesare anche sulla campagna per il referendum che deve confermare
le riforme renziane, a ottobre. L’elezione di consiglieri regionali e di
sindaci a Palazzo Madama è un potenziale boomerang, se passa l’idea di
una nomenklatura locale a rischio. Anche il fatto che nel Pd si inviti
la magistratura a procedere «senza guardare in faccia nessuno» è letto
in modo malizioso: come se di solito i giudici avessero un occhio di
riguardo per il Pd. Forse sono solo fantasmi, eppure ai dem cominciano a
fare paura .