venerdì 1 aprile 2016

Repubblica 1.4.16
“Fermiamo lo spaccio ma io mamma dico no ai blitz nelle scuole”
Roma, la rappresentante dei genitori al liceo Virgilio “Sbagliato chiamare le forze dell’ordine, serve dialogo”
di Viola Giannoli

ROMA. «Lo spaccio a scuola va fermato, ma quel blitz da Far West andava evitato». A parlare è Francesca Valenza, mamma di un ragazzo del liceo Virgilio nel centro di Roma e rappresentante in Consiglio di istituto. Non ci sta a passare come un genitore «complice dell’illegalità», ma spiega anche di volersi dissociare dall’immagine della scuola come «zona franca», «covo di pusher e violenti».
Valenza, c’è un’emergenza spaccio al Virgilio?
«Ovunque c’è un problema di droghe in mano alla criminalità organizzata, anche nelle scuole. Ma dobbiamo vedere l’iceberg, non la punta. Io dico: non spariamo sui moscerini, cerchiamo di formare ragazzi consapevoli».
Nel liceo però ci sono stati diversi episodi: l’inchiesta due anni fa, il malore di una ragazza che aveva fumato, fino all’arresto del pusher 19enne.
«In tutte le scuole ci sono occupazioni, droghe, disagio giovanile, ma al Virgilio c’è anche un grande conflitto, una comunità divisa che non riesce a trovare la strada più efficace per affrontare i problemi».
Il blitz dei carabinieri non è stato efficace?
«La repressione con gli adolescenti è controproducente. Più ce n’è, più si fa uso di droghe. Un blitz inutile, anzi dannoso».
È contraria all’ingresso delle forze dell’ordine a scuola?
«Se interviene la polizia significa che la scuola, e anche le famiglie, hanno fallito. Ci vuole un’allenza tra genitori e istituzione scolastica, corsi e progetti educativi, magari non affidati a Scientology ».
Non c’è il rischio che passi l’idea di una battaglia per l’impunità dei ragazzi?
«Nessun genitore è favorevole al fumo nelle scuole. Non siamo complici dell’illegalità. Dire che l’arresto in cortile è stato inopportuno non vuol dire che si può vendere o usare droga. Non va confusa la nostra volontà di costruire un dialogo con quella di coprire gli sbagli dei nostri figli».
Poteva essere gestita diversamente la situazione?
«Il ragazzo andava fermato, ma visto che la sua situazione era nota (aveva precedenti per spaccio, ndr) bisognava convocare prima un Consiglio di istituto».
L’arresto però è avvenuto in
flagranza di reato, dicono i carabinieri.
«Davanti a un’illegalità si deve lavorare in sinergia con le forze dell’ordine, ma nel rispetto dello spazio educativo e della privacy. Anche se colto in flagranza, andava convocato in un’aula e andava fatto un colloquio privato invece di quell’azione plateale».
È contraria anche all’uso delle telecamere a scuola?
«In Consiglio di istituto ho votato contro: secondo me c’è il rischio di trasformare le scuole in bunker. E i presidi in sceriffi. I ragazzi devono vivere la scuola come un luogo sicuro ma aperto. Sono contraria tranne che nel caso di un’indagine in corso».
Qui un’indagine c’era.
«Sì, ma sono state montate a prescindere dall’inchiesta. Il provvedimento è passato con 8 voti a favore contro 7 contrari».
Il Virgilio è senza regole?
«Non mancano le “leggi”, mancano l’autorevolezza e la fiducia. I ragazzi sono continuamente dipinti come criminali dalla preside e da alcuni prof. Questo messaggio torna indietro come un boomerang. Se le regole non passano per la condivisione diventano conflitto e antagonismo».
Non è semplicemente una reazione generazionele?
«In parte sì ma al Virgilio tutto è acuito dall’assenza di dialogo».
Hanno fatto bene dunque i ragazzi a protestare con cortei e scioperi dopo il blitz?
«Fanno sempre bene a manifestare le proprie idee ma se riuscissimo a trovare uno spazio di confronto la protesta non avrebbe di certo queste forme esagerate».